Autismo, in Calabria si punta sul lavoro di rete con la Comunità Progetto Sud

Note di critica, quelle di Regio, che arrivano all’indomani dell’approvazione in commissione consiliare sanità di una proposta di legge, da esaminare ora in seno al consiglio regionale, che punta a migliorare i servizi, a promuovere l’inclusione sociale e a riconoscere forme di aiuto alle famiglie: “Questa è una proposta su cui abbiamo spinto anche noi. Vedremo cosa faranno”, commenta la sociologa. “Prioritario realizzare in Calabria percorsi differenziati – sostiene -, perché l’autismo non è uno, ma sono tanti. Di centri come il nostro – conclude Regio – ce ne vorrebbero almeno uno per provincia, per rispondere alle esigenze dei bambini pensando anche all’età adulta”.(Francesco Ciampa)Il centro, in questa fase rivolto alle bambine e ai bambini dai diciotto mesi ai dodici anni, prende corpo a ottobre del 2017, a seguito di un incontro in Svizzera, dove don Giacomo Panizza viene invitato a parlare di ‘ndrangheta, quella ‘ndrangheta a cui il sacerdote bresciano ha resistito nonostante le minacce ricevute per aver preso in gestione un palazzo confiscato destinato alle persone disabili. Da qui, da quell’incontro, il confronto con la Fondazione Cammino Verde di Lugano che decide di finanziare per due anni il progetto da cui prende vita il centro per persone con disturbi dello spettro autistico. Al resto ci pensano le suore di Maria Bambina che danno in comodato d’uso i locali dell’Oasi Bartolomea diventati sede del Cpea. “Un centro che è una realtà peculiare in Calabria”, dice Angela Regio. “Un progetto sperimentale – spiega – basato su un trattamento psico-educativo di tipo intensivo. Per ‘intensivo’ – precisa poi la sociologa – si intende che il nostro lavoro non si svolge soltanto all’interno del centro. Le nostre operatrici e i nostri operatori vanno infatti a casa, a scuola”, seguono i bambini e le bambine anche nelle attività extra-scolastiche come quando fanno sport o danza, giusto per restare agli esempi. Obiettivo: “Avvicinarci al linguaggio” delle persone con disturbi dello spettro autistico “e insegnare loro il nostro linguaggio, secondo una logica di scambio”.

“Lavorare insieme è necessario. La società tutta deve cambiare i propri codici”, sottolinea Regio parlando alle mamme, ai padri, ai tutti i famigliari presenti a Cpea il 2 aprile, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, per vivere insieme (“Insieme… al centro” è il nome dell’iniziativa) momenti di festa nel segno di quella condivisione alla base di autentici processi di inclusione sociale. Ed è proprio il lavoro di accompagnamento personalizzato che coinvolge famiglie, scuola, contesto sociale il punto di forza del progetto: lo sottolinea ancora Angela Regio quando dice che “in Calabria di percorsi intensivi come questo non ne esistono”. E quando afferma che in Calabria i servizi di questo tipo “non vengono sostenuti né dal servizio sanitario né dal sociale”: un aspetto svantaggioso anche per le famiglie, i cui costi fuori regione “vanno dai 2 mila ai 2 mila e 500 euro mensili”, mentre nel caso del Cpea di Lamezia “vengono ammortizzati”, calmierati, con la parte di quota messa a disposizione dalla Progetto Sud grazie al finanziamento biennale del progetto.

“I risultati finora raggiunti sono lusinghieri”, scandisce ancora Regio. “Dall’autismo – precisa – non si guarisce. Ma con interventi precoci e intensivi è possibile ridimensionare aspetti che favoriscono l’esclusione sociale nel momento in cui queste bambine e questi bambini diventano ragazze e ragazzi”.  L’obiettivo adesso è quello di andare avanti e di potenziare le attivitàdel centro: “Stiamo pensando ad altre formule per gli adolescenti e gli adulti”; e “stiamo costruendo nuove possibilità” dialogando con la Regione Calabria. Il contesto in cui rinnovare queste sfide progettuali è quello di una regione “dove manca una vera programmazione”. “In altre regioni – avverte la responsabile del Cpea – si stanno muovendo per dare contributi alle famiglie al fine di garantire percorsi come il nostro. Qui in Calabria invece non se ne parla”.

Fonte: Francesco Ciampa/Redattore sociale 

Comunità di Capodarco