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Tra il dire e il welfare

Tra il dire e il Welfare

Panizza G., La crisi, i deboli, le istituzioni, la società, in Appunti sulle politiche sociali, n. 5/2012, pp. 1-7

Un’analisi su come la crisi attuale sta impattando sui servizi e sulle persone più in difficoltà. Non c’è solo un problema di riduzione o razionamento ma, ben più grave, sembra cambiata la prospettiva con cui si guardano i bisogni delle persone. L’intervento evidenzia alcuni nodi della situazione attuale delle politiche, interventi e servizi rivolti alle fasce più deboli della popolazione. Emerge la constatazione che “la modalità con cui si sta fronteggiando questa crisi pare proprio manchevole e ingiusta, perché non mette in conto la vita rubata alle persone fragili e vulnerabili, le più indifese. Il suo impatto sul welfare toglie servizi e aggiunge povertà, in modi differenti, in tutta Italia”. A fronte di questo quadro, l’analisi affronta anche il tema del ruolo – di promozione o conservazione – del terzo settore.

 


 

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Incontro don Giacomo Panizza

Incontro don Giacomo Panizza

PANIZZA G., Incontro don Giacomo Panizza, IPOC Editore, Milano 2015, pp. 101

Io&Te – Incontri & Testimonianze è una collana editoriale di libri-intervista in più serie tematiche destinata ai giovani.

Incontro don Giacomo Panizza in un giorno che potrebbe essere primavera, in qualsiasi momento cada nel calendario. All’Università della Calabria, dove tiene un corso di lezioni, giunge da solo, in auto, con un paio di lenti scure che nascondono solo per alcuni istanti uno sguardo luminoso e chiaro, trasparente come il cielo azzurro che ci sovrasta […] Sono ben consapevole del fatto che il tempo a nostra disposizione non basterà mai e poi mai a trattare sia pure di volata l’infinità delle iniziative che ho letto sul sito della Comunità Progetto Sud, oltre che averle conosciute (in parte) di persona. Così, fra le domande che ho preparato, decido di scegliere quelle più personali, inedite.
(Romolo Perrotta, dalla Prefazione)
per acquisti: www.ipocpress.com

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Volontariato e non autosufficienza

PANIZZA G., Volontariato e non autosufficienza, in AA.VV., Non autosufficienza e povertà. Caratteristiche, politiche e ruolo del volontariato, pp. 14-37 Convol, Roma 2015
Il testo riassume le esperienze del volontariato calabrese che assiste persone non autosufficienti, sia anziane che giovani. La non autosufficienza, accanto ai temi della povertà e delle disuguaglianze, rappresenta una delle tematiche nodali del presente e del futuro delle persone più fragili della società. Esse vengono in maggior parte escluse dalla vita civile e poste in carico ai famigliari, sovente alle “donne di casa”. In Italia stiamo vivendo una stagione nella quale alcune precise deliberazioni nazionali e regionali finalmente mettono a tema questa condizione umana, sperimentando un nuovo welfare con interventi che vanno anche al di là dell’impiego di mere collaborazioni domestiche, ad esempio le cosiddette “badanti”. Si vanno aprendo spazi possibili per dare ruolo ai famigliari, o care giver, e anche al volontariato sociale il quale è pertanto chiamato ad abilitarsi al meglio a sostenere relazioni di prossimità e di aiuto efficaci. Riguardo a ciò, la Calabria tiene nel suo curriculum progetti sperimentali innovativi, quali: il servizio di “Aiuto alla persona” e il servizio “Abitare in autonomia”.
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La ’ndrangheta davanti all’altare

La ’ndrangheta davanti all’altare

PANIZZA G., Il Vangelo senza la vita vale niente, in AA.VV., La ’ndrangheta davanti all’altare, Sabbia Rossa Edizioni, Reggio Calabria, 2013, pp. 164-168
“Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, diceva don Italo Calabrò di Reggio Calabria. Ma che succede quando è molto più facile seguire il vecchio detto “fa ciò che il prete dice, non quello che fa”? cosa succede quando i confini tra Chiesa e ’ndrangheta diventano così labili da mescolarsi e confondere? Cosa succede se accanto alla Chiesa che resiste, testimoniata quotidianamente da “apostoli” senza targa, c’è un’altra Chiesa, che si volta dall’altra parte?

 


 

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Lectio Magistralis, Autori di politiche sociali e di processi di cambiamento in Calabria

PANIZZA G:, Autori di politiche sociali e di processi di cambiamento in Calabria, Àlogon, n. 99-100, Lamezia Terme 2015, pp. 36
Il numero monotematico di Àlogon pubblica la Lectio magistralis tenuta il 2 dicembre 2015 all’Università della Calabria in occasione del conferimento della Laurea magistrale ad honorem in Scienze della politiche e dei servizi sociali. Offre un resoconto delle attenzioni che hanno caratterizzato la Comunità Progetto Sud nello sforzo educativo e formativo rivolto ai suoi componenti, per accompagnarli a passare da meri fruitori di prestazioni assistenziali ad autori di politiche sociali e di processi di cambiamento per il bene e il benessere della propria vita e anche di quella degli altri.
Queste attenzioni sono riassumibili nei tre impegni di: rendere visibili i volti e i temi dell’emarginazione e della povertà sia agli emarginati e ai poveri, ma anche alla società, ai politici e amministratori pubblici; dare dignità culturale e scientifica alla solidarietà e al lavoro sociale; ricomprendere il sociale come un bene comune che richiede partecipazione attiva e creativa da parte di tutti, anche di coloro che vengono considerati “fasce deboli”.
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Amo la vita: storia di un malato di SLA

Amo la vita: storia di un malato di SLA

PANIZZA G., Presentazione, in Guglielmelli G., Amo la vita: storia di un malato di SLA, Comet Editor Press, Cosenza, 2012, pp. 9-11
Cristian Filice ha deciso di prendere parola sulle persone a lui care, su cosa farne dei giorni della sua vita, sulla propria morte e sulla vita dopo la morte. Differentemente dalla maggioranza delle persone, conversa anzitempo con la parabola dell’esistenza. La SLA gli prefigura la vita in caduta libera, e di giorno in giorno gli chiede grinta di veterano e saggezza umana per esaminarsi dentro di sé e per squadrarsi nello specchio di vetro e nelle facce degli altri. Cristian conosce anche la linea di demarcazione tra il Nord e il Sud d’Italia, e prende parola per denunciare le disuguaglianze e per organizzare servizi di aiuto ai malati di SLA, specialmente per venire curati e accuditi nelle loro abitazioni, coi loro famigliari.

 


 

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Cattivi maestri. La sfida educativa alla pedagogia mafiosa

Cattivi maestri. La sfida educativa alla pedagogia mafiosa

PANIZZA G., Cattivi maestri. La sfida educativa alla pedagogia mafiosa, Edizioni Dehoniane Bologna, 2017, pp. 208

In molti luoghi del nostro Paese la mentalità mafiosa si insinua nel modo di pensare comune. È la mentalità dei boss, delle donne di mafia e dei giovani arruolati dalle cosche, ma anche quella che si respira nelle relazioni, nelle parole e nei silenzi delle città. Piegate al raggiungimento degli scopi criminali dei clan, le regole «educative» criminali si impongono nelle comunità locali e insegnano la prepotenza, riproducono modalità rigide e ripetitive di comportamenti sociali – come la riscossione del pizzo –, mostrano che chi apprende, dopo essere stato messo alla prova, viene sottomesso dal clan che gli preclude un futuro diverso. L’educazione dei giovani criminali, allenati a collocare in secondo piano i sentimenti e l’amicizia, avviene sul campo, anche attraverso le condanne, pure feroci, di coloro che sbagliano, dimostrazioni lampanti che uno sparuto gruppo di persone riesce ad «ammaestrare» interi quartieri e intere città. Una vera e propria «pedagogia mafiosa» che si può contrastare solo con un’educazione alternativa. Questa (mala) educazione si deve e si può sfidare e capovolgere.

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40 anni di idee libere

40 anni di idee libere

Giacomo Panizza
“Cari ragazzi e ragazze, io credo che tutto quello che vi passa nella mente e nel cuore dovete sperimentarlo. Ragionarci sopra è importante, ma non basta ! Ragionarci sopra e provarlo! Se poi non va bene si riprova, ci si ragiona e si riprova ancora(…) Perciò sperimentate tutte le vostre grandezze.” 

 


 

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Il Fetido stagno

Il Fetido stagno

PANIZZA G., Per una solidarietà intelligente e contagiosa, Prefazione, in Foti O. e Neri P. (a cura di) Il fetido stagno. L’Ospedale Psichiatrico di Reggio Calabria e il libro bianco del volontariato, AZ Editrice, Reggio Calabria 2013, pp. 13-18
Lo scontro ideale e politico del nascente volontariato reggino raccontato in questo volumetto è paradigmatico. Le pagine rendono conto della singolare circostanza in cui un gruppo di pochi cittadini e ancor meno di cittadine s’impegna a costruire democrazia sociale dal basso, a fare politica senza fare un partito, “accontentandosi”, in quel frangente storico, di spronare la politica e i partiti a compiere fino in fondo il loro specifico ruolo di tutela e di promozione dei diritti delle persone. Nessuna esclusa.
Perché si sono lanciati in questa rischiosa avventura? Perché hanno incrociato volti deformati e sagome sbieche nei padiglioni del manicomio; hanno letto parole nuove dentro occhi giganteschi e muti; li hanno “visti”, e riconosciuti uomini e donne grandi nelle brutture della sofferenza. E se ne sono innamorati. Si sono resi conto della disperazione causata dalla malattia e di quella provocata da coloro che avrebbero invece dovuto curarli. Perciò hanno deciso da che parte stare. (dalla Prefazione)

 


 

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Etica, Religiosità,Corresponsabilità

Etica, Religiosità,Corresponsabilità

PANIZZA G., Dai sogni ai segni: farsi carico della condizione umana in realtà concrete, in AA.VV., Etica, Religiosità, Corresponsabilità, Atti del Cortile dei Gentili, Arcidiocesi di Catanzaro, Catanzaro 2013, pp. 71-76

Mi è piaciuto immensamente “vederli” capire le parole e i concetti che scoprivano. Davanti ai miei occhi assimilavano, sognavano, concretizzavano; non erano più sulla strada della rassegnazione come quando li avevo incontrati, intrappolati nel pensiero di considerarsi diversi nel senso di inferiori agli altri. Avevano fatto propria la bellezza di sognare e l’importanza di sognare insieme, anche a favore di quegli emarginati che non sognano più. Ecco, certi sogni sono belli quando non finiscono al
mattino ma si trasformano in segni efficaci. Sul tema di oggi, pertanto, ci chiediamo: ci va di scommettere sui sogni fino al punto di impegnarci per “far accadere” qualcosa di bello buono e utile? Possiamo sognare tutti e tutte? Anche i “piccoli” della terra possono porre segni di speranza per sé stessi e per gli altri? La mia risposta è sì.