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Vaccinazione anti Covid-19 | Informazione e comunicazione in Calabria

venerdì 8 gennaio 2021 | dalle 17 alle 18.30  

Tutti avvertiamo la necessità di avere risposte in merito alla vaccinazione contro la SARS COV 2, alla filiera organizzativa in Calabria, alla tempistica e alla evoluzione del virus. Come Comunità Competente desideriamo fornire una informazione partecipata e condivisa perché non vogliamo essere soggetti passivi.

segui la diretta sulla pagina Facebook clicca -> @cpslamezia

saluti: don Giacomo PANIZZA | Comunità Progetto Sud
introduce e modera
Rubens CURIA | Portavoce di Comunità Competente
intervengono
Cristina GIRALDI | Segretaria Nazionale dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani  (AMCLI) | “SARS COV 2: il punto sulla utilità clinica ed epidemiologica dei test diagnostici e sulla evoluzione del virus”
Sandro GIUFFRIDA | Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASP di Reggio Calabria | “La vaccinazione in Calabria: il ruolo della comunicazione e di una efficiente filiera organizzativa”

PETIZIONE_per sito cps

DIRITTO ALLA SALUTE IN CALABRIA. LETTERA APERTA AL MINISTRO SPERANZA

Da centoundici a più di mille in 24 ore.

Siamo tra i promotori e primi firmatari della petizione “Diritto alla salute in Calabria. Lettera aperta al Ministro Speranza“, partita domenica 10 maggio con 111 firmatari sotto la sigla  Persone e associazioni della società civile in Calabria.

Lanciata sulla piattaforma change.org  ha contato in poco meno di 24 ore quota 1000 firme, oggi (12 maggio)siamo a più 1600 e tra queste quella di 55 sindaci di tutte le province calabresi.

«Chiediamo un nuovo corso per attuare il diritto alla salute in Calabria» è l’incipit della lettera, che dopo un excursus sulle criticità, sulle responsabilità regionali e anche dello Stato, e sulla opportuna proposta di un cambio di rotta, si conclude con l’appello: «Sig. Ministro, abbiamo davanti cinque mesi utili per programmare e dare attuazione a una risposta che inizi anche a trasformare la sanità calabrese in un sistema più capace di tutelare la salute e sia utile anche per gli anni a venire. Le chiediamo quindi di intervenire ora, perché il diritto alla salute è un principio fondamentale della Carta Costituzionale e come cittadini Italiani richiediamo che venga riconosciuto e garantito anche in Calabria».

C’ è tempo per aderire fino a lunedì 18 maggio p.v.

Di seguito il link alla petizione su change.org

Persone e Associazioni della Società civile in Calabria

In allegato

Lettera al Ministro Speranza

File con i primi 111 firmatari 

Lamezia Terme, 12 maggio 2020

Copertina di Alogon n 112

PER PIÙ SALUTE CURIAMOCI DELLA SANITÀ. Àlogon n°112

È online il nuovo numero di Àlogon  (anno XXX n°112)

di Don Giacomo Panizza

Le persone non autosufficienti in Italia sono oltre un milione e in progressivo aumento. Avanza come inesorabile la negazione dei diritti di cura e di assistenza, ma non è il frutto di un destino crudele al quale rassegnarsi. C’è tanta salute da difendere, creare o rigenerare, per tutti e tutte sia negli ospedali che negli altri luoghi deputati della sanità, e anche nei territori, nell’ambiente, nelle pratiche di vita individuali e sociali.

Questo articolo inquadra la questione non ancora del tutto risolta nel Paese di numerose persone non autonome e non autosufficienti, bisognose di accudimento e cure, ricoverate ma abusivamente dimesse dai presidi dedicati a causa di carenze organizzative o economiche o altro. Abbiamo il diritto-dovere, per umanità, per legge e professionalità, di attivarci per fronteggiare e risolvere al meglio le scorrette situazioni di dimissioni da ospedali o da altri luoghi di ricovero di persone non autosufficienti, le più deboli del “Sistema sanità”, e quindi le più esposte in totale dipendenza dagli altri.

Stiamo dunque parlando di cronicità, non autosufficienza, Alzheimer e altre forme di demenza senile, malattie che hanno colpito numerosi soggetti, e di altre gravi patologie che hanno avuto come esito la devastante compromissione della loro autosufficienza e pertanto hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio-sanitarie indifferibili in relazione ai loro quadri clinici e patologici.

Si tratta di persone ammalate necessitanti di essere alimentate (spesso mediante imboccamento), curate nella loro igiene personale (sovente è presente la doppia incontinenza), movimentate (allo scopo di evitare l’insorgere delle piaghe da decubito), nonché bisognose di ricevere tutte le prestazioni necessarie in base alle loro personali necessità. Purtroppo, molte sembrano destinate a morire nel giro di pochi giorni qualora non ricevano le necessitanti prestazioni diagnostiche (rese spesso complesse dall’impossibilità degli infermi di segnalare la durata, l’intensità e a volte anche la localizzazione delle loro sofferenze) e terapeutiche (da monitorare con attenzione e con continuità soprattutto nei casi in cui esse non siano in grado di comunicare l’efficacia dei trattamenti effettuati). Se, come avviene per i malati posti in illegittime e crudeli liste di attesa, esse non muoiono, ciò è dovuto esclusivamente al fatto che intervengono i congiunti, che non hanno però alcun obbligo giuridico di svolgere le attività affidate dalla legge al Servizio sanitario nazionale. Infatti l’articolo 23 della Costituzione stabilisce che «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge», e mai il Parlamento ha approvato norme per assegnare ai parenti degli infermi compiti attribuiti alla Sanità.

La conseguenza è che spesso sempre più famiglie cadono insituazioni di povertà o addirittura di miseria. Risulta quindi evidente il ruolo fondamentale dei familiari che volontariamente assumono il compito di assicurare le prestazioni domiciliari e dei medici di medicina generale che non solo conoscono le esigenze dei pazienti, ma anche le capacità e i limiti dei familiari disponibili. In base alle norme vigenti (L. 833/1978, Decreto L.vo 502/1992 e art. 54 della L. 289/2002) gli anziani cronici non autosufficienti e le persone con la malattia di Alzheimer o altre forme di demenza hanno il pieno e immediato diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie senza limiti di durata. Le Asp calabresi sono obbligate dalle leggi sopra richiamate a curare le persone non autosufficienti. Infatti, come accade per gli altri malati l’accesso alle prestazioni socio-sanitarie domiciliari o residenziali non può essere condizionato dalla situazione economica del malato non autosufficiente, né da quella dei suoi familiari. Chi deve curarli? Attualmente il Servizio sanitario nazionale deve assicurare 24 ore su 24 le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie indispensabili e indifferibili, per cui non possono essere assolutamente messi in lista d’attesa come sta accadendo in Calabria e non solo. Sono malati molto gravi che hanno necessità di diagnosi precise, terapie idonee anche allo scopo di evitare aggravamenti, ridurre in tutta la misura del possibile le sofferenze e rispettare la loro dignità di persone malate. Può capitare a ciascuno questa condizione come esito di un ictus, un infarto, un incidente d’auto o sul lavoro, una malattia degenerativa o un tumore.

Dove? A titolo gratuito in ospedale, nelle case di cura convenzionate, con l’assistenza domiciliare integrata e il medico di medicina generale, oppure con la corresponsione del 50% della retta da parte delle Asp che hanno disposto il ricovero in una Residenza sanitaria assistenziale (Rsa). Chi accetta le dimissioni dall’ospedale o dalla casa di cura privata, ecc., si assume a suo carico tutte le responsabilità civili e penali nonché i relativi costi per un ricovero privato presso una Rsa. Per un ricovero privato presso una Rsa la retta mensile può arrivare e superare anche i 3 mila euro al mese, extra esclusi; mentre se il ricovero in Rsa è disposto dall’Asp la sanità deve versare il 50% della retta. Al domicilio deve garantire al malato la presenza di persone per 24 ore su 24 per evitare di venire accusato del reato di abbandono di persona incapace (l’infermo lasciato solo può compiere atti contro sé stesso o altri). Occorre inoltre considerare che le ore della settimana sono 168 e che le assistenti familiari (o badanti) possono lavorare per contratto solo 40 ore (54 se risiedono nell’abitazione dell’infermo); che hanno diritto al riposo giornaliero di due ore, al sabato pomeriggio e domenica liberi oltre alle festività, ferie, malattia, oneri previdenziali. In media la spesa mensile è di euro 1.500 a cui quasi sempre si aggiungono le spese per la tenuta della contabilità della busta paga. Per intervenire a sostegno, il Comune di residenza (oppure il Capo-Ambito territoriale ottimale socio-assistenziale) chiederà l’Isee, e se non sono sufficienti le risorse della persona ricoverata per pagare ad esempio la retta di ricovero in una Rsa, proprio in base all’Isee lo stesso Comune verserà il contributo. La presentazione dell’Isee non può condizionare le prestazioni socio-sanitarie domiciliari e residenziali. Cosa possono fare i parenti? Nei casi di emergenza si può ricorrere al Pronto soccorso dell’ospedale di riferimento. Ed è consigliabile la presentazione di un certificato medico che attesti l’esigenza di prestazioni indifferibili, nonché la presenza di un testimone non parente e non affine. Nel caso il medico del Pronto soccorso non voglia ricoverarlo e insista per la dimissione, è sufficiente che i parenti dichiarino di non avere intenzione di assumere oneri che sono del Servizio sanitario nazionale e spedire immediatamente il seguente telegramma: «Segnalo mia assoluta impossibilità accettare dimissioni di [cognome e nome] gravemente malato, con esigenze socio-sanitarie indifferibili e non autosufficiente, e [se del caso] non capace [oppure “non sempre capace”] di programmare il proprio futuro. Segue lettera». Nel caso in cui un ospedale voglia dimettere un congiunto non autosufficiente senza garantirgli la presa in carico dell’Asp di residenza (a casa, oppure in una Rsa) i parenti devono opporsi con raccomandate A/R, telegrammi o Pec, chiedendo la continuità terapeutica delle cure.

In questo modo il congiunto continua a restare in ospedale oppure viene trasferito in un’altra struttura sanitaria o socio-sanitaria fino a quando l’Asp di residenza garantirà la prestazione richiesta in base ai suoi bisogni sanitari e socio-sanitari: se è incontinente, se deve essere alzato e lavato, se deve essere aiutato nel mangiare, se deve controllare le terapie e non riesce ad assumerle da solo. Queste sono tutte prestazioni indispensabili per la sua sopravvivenza, quindi sono indifferibili e fanno parte della cura che deve essere garantita dal Servizio sanitario nazionale. Basta con le false notizie! Non è vero che i parenti hanno l’obbligo di farsi carico della cura di un loro anziano malato non autosufficiente o un infermo con la malattia di Alzheimer o altra forma di demenza senile: devono attivarsi perché il Servizio sanitario nazionale fornisca le indispensabili prestazioni sanitarie e/o socio-sanitarie domiciliari o residenziali.

NB = Può diventare necessario il tutore o l’amministratore di sostegno quando le persone non autosufficienti e impossibilitate ad autotutelarsi a causa della gravità delle loro condizioni di salute non sono rappresentate dai loro familiari (figli, coniugi, fratelli e sorelle, genitori, ecc.). Nessuno può agire in loro nome e per loro conto fino a quando il giudice tutelare ha provveduto alla nomina del tutore o dell’amministratore di sostegno della persona non autosufficiente. Consulta il sito: www.tutori.it. Ringrazio sentitamente la Fondazione Promozione Sociale Onlus di Torino per le preziose informazioni concesse.

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Indice di questo numero:

Difendere i più deboli del “sistema sanità”: scheda di Don Giacomo Panizza 3 •Linee Guida per una Riforma della Sanità in Calabria “Comunità competente” 5 •Salute bene comune: per un nuovo welfare di comunità: documento fondativo del movimento 13 • Il Budget di Salute Conversazione con Assunta Signorelli a cura della Scuola del sociale della Comunità Progetto Sud 16 • Inaugurazione Co-Housing “Convivenza Carolea” 19 • Lamezia, voci e testimonianze nell’Open Day alla Comunità Fandango da Il Lametino 21• Chi Parte, Chi Arriva, Chi Sta – Delle migrazioni e della restanza, a Sud Intervista a Goffredo Fofi di Maria Pia Tucci 25 •Alla ricerca dell’araba fenice: la democrazia organizzativa nel terzo settore italiano di Mara Di Marte 29 •La discrezionalità professionale dell’assistente sociale tra sfide e nuove consapevolezze di Roberta Molinaro 31 • “Vengo anch’io? No, tu no!” Il sostegno alla piena espressione della sessualità delle persone con disabilità” di Marika Castronovi 32 • Il mondo delle possibilità di Maria Pia Sammarco 34 • Sanità: la proposta delle Aree Disagiate e Periferiche 36•riCalabria ideAzioni per il cambiamento 37

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 LETTERE DA UNA SANITÀ CHE VUOLE CAMBIARE 2

Reggio Calabria, 09 Ottobre 2019

 LETTERE DA UNA SANITÀ CHE VUOLE CAMBIARE 2

La Medicina Distrettuale “dalla desertificazione a un verde giardino”: le Unità Complesse di Cure primarie (UCCP).

Nel Documento che, come Coordinamento di “Comunità Competente” abbiamo consegnato in Consiglio Regionale il 16 luglio scorso al Presidente Irto e il 7 agosto, presso la Cittadella di Catanzaro, al generale Cotticelli e discusso con questi il 3 ottobre, scrivevamo che: ” si pone con forza l’attenzione sulla desertificazione della Medicina Territoriale che produce oltre il 60% annuo di accessi al Pronto Soccorso che potrebbero essere curati dai medici di Medicina Generale e il 30/1000 di ricoveri ospedalieri inappropriati all’anno.” Inoltre affermavamo nel Documento che ” la presa in carico del paziente nelle UCCP ( h24)  deve essere una priorità perchè l’UCCP è il luogo dell’integrazione multiprofessionale del MMG, dello Specialista Ambulatoriale, del Pediatra di libera scelta e del Medico di Continuità Assistenziale”.

Se vogliamo che i nostri ospedali siano efficienti è fondamentale che la Medicina territoriale elabori con i medici ospedalieri “Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali “(PDTA) affinchè nessun paziente , soprattutto cronico rimanga indietro.

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Nel corso di questi ultimi 16 mesi ci siamo battuti al fianco dei Medici di famiglia affinchè l’UCCP e l’Assistenza Funzionale Territoriale (AFT) h12 fossero attive in tutta la nostra Regione applicando, finalmente, il DCA n°161/2018; abbiamo letto con vivo piacere, che venerdì 4 scorso vi è stato un incontro tra il Governatore Oliviero, il Direttore Belcastro e  una delegazione della FIMMG Regionale per definire entro il mese di ottobre un ulteriore DCA che consenta che le UCCP siano , anche se con un ritardo di almeno 6 anni, una realtà positiva della nostra sanità.

Dobbiamo segnalare, con spirito costruttivo, che , purtroppo, l’ASP di Reggio Calabria, come ci ha confermato giovedì il Generale Cotticelli ancora non ha inviato il “piano di allocazione delle UCCP e delle AFT, nonostante i molti solleciti fatti, confidiamo che la terna commissariale della Azienda si attivi immediatamente perchè la provincia di Reggio non è figlia di un Dio minore, inoltre chiediamo che queste Strutture Sanitarie Territoriali Intermedie siano funzionanti sia in sede privata accreditata che in sede pubblica garantendo non solo le aree urbane ma soprattutto le aree rurali e pedemontane dove i nostri borghi si stanno drammaticamente spopolando.

Infine è fondamentale che gli Obiettivi di salute descritti nelle Linee guida Nazionali e Regionali attinenti alle UCCP e alle AFT siano raggiunti e attentamente verificati perchè i calabresi devono usufruire di Servizi Territoriali aperti sempre, dove possano aderire al PDTA per il Diabete e per la Broncopatia Cronico Ostruttiva (BPCO), possano vaccinarsi (Antinfluenzale-Richiami Vaccini-Herpes Zooster), essere arruolati nelle  campagne di Screening per il Colon-Retto, per la Cervice uterina e per il carcinoma mammario e , inoltre, possano accedere h24  nelle UCCP per i codici meno complessi  riducendo notevolmente gli accessi al Pronto Soccorso dove i calabresi per un codice bianco attendono, in molti casi alcune ore prima di essere curati.

Comunità Competente

Il Portavoce

Rubens Curia

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LETTERE A UNA SANITÀ CHE VUOLE CAMBIARE

PER UNA SANITÀ CHE PROMUOVA IL BENESSERE E LA COESIONE SOCIALE

L’Istat, in modo impietoso, ci dice che in Calabria risiedono 1.976.000 persone, che Reggio Calabria ha perduto oltre 11.000 abitanti, che la Piana di Gioia Tauro da 155.000 residenti è scesa a 136.000; che non pochi comuni subiscono un persistente abbandono; insomma è un lento stillicidio, soprattutto, di giovani che non può lasciarci indifferenti.

In questo contesto la Tutela della Salute non dovrebbe essere considerata un costo sociale, né una sciagura, ma un Servizio Sanitario Regionale, da rendere efficiente perché fonte di occupazione qualificata e fattore di crescita civile ed economica. Purtroppo, in quest’ultimo decennio, tra Nord e Sud stiamo assistendo a un incremento delle diseguaglianze nell’accesso alle cure ancora più accentuato in Calabria che da 10 anni è sottoposta a un “Piano di Rientro” attento al superamento del forte disavanzo finanziario con il blocco del turn over del personale.

Non possiamo tacere l’inettitudine della politica e della maggioranza dei management aziendali che hanno perduto molte occasioni per fare della sanità un volano di sviluppo. Pensiamo, ad esempio, ai 127 milioni di euro finalizzati dall’ Unione Europea nel lontano 2009 per attivare le “Case della Salute“, purtroppo di questi finanziamenti ne sono rimasti solamente 49 milioni! Sappiamo bene il ruolo fondamentale che queste strutture sanitarie territoriali intermedie rivestono per la qualità delle prestazioni erogate nel territorio (vedi la notevole presenza di queste in Emilia-Romagna). O agli 84 milioni di euro per l’acquisto di apparecchiature medicali non utilizzati che sono rispuntati nella legge 60/19 (Legge Grillo) o all’ “Accordo di Programma Integrativo per i nuovi Ospedali” che è del 2007, i cui fondi non ancora utilizzati non solo ci hanno privato di ospedali moderni e efficienti, ma hanno negato il lavoro a imprese del Settore, operai edili, ingegneri, bioingegneri, operatori sanitari, ecc. Non parliamo, inoltre, delle ditte sane e del Privato Accreditato che lavorano nella sanità calabrese e trovano nella burocrazia un terribile nemico che le costringe, per poter sopravvivere, a rivolgersi alle banche; infatti, secondo Assobiomedica, la Sanità calabrese ha un altro triste primato in merito ai tempi di pagamento, nella classifica nazionale dei 5 peggiori pagatori ben 4 sono Aziende Sanitarie Calabresi. Al primo posto vi è l’Azienda Ospedaliera Mater Domini con 1.266 day sales out standing (dso), seconda l’ASP di Crotone con 475 (dso), terza l’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio con 436 (dso). In media i tempi di attesa per i fornitori del S.S.R. sono circa 363 giorni per uno scoperto regionale pari a 175 milioni e 501mila euro. Poiché non vogliamo farci mancare nulla, la nostra burocrazia riesce a ridurre il nostro già esiguo Fondo Sanitario Regionale che oscilla intorno ai 3 miliardi e 240 milioni circa, facendosi sottrarre (relazione della Corte dei Conti 2017) circa 80 milioni di euro per onorari dei Commissari ad acta nominati dal TAR per mancati pagamenti ai creditori, per spese legali e interessi con pignoramenti per 638 milioni di euro. Insomma, 80 milioni sottratti agli acquisti di nuova tecnologia diagnostica o al finanziamento dell’ADI o a altri Servizi Sanitari che dovrebbero garantire i LEA.

Sappiamo che più un S.S.R. è inefficiente meno riesce a spendere per il proprio funzionamento, con la conseguente mobilità passiva che aumenta (la Calabria è la 1° Regione per mobilità passiva pro capite/anno 144 euro, 2° la Campania con 55 euro anno 2017) come l’emigrazione di giovani professionisti che potrebbero ben figurare in Calabria. Riteniamo che la piena attuazione dei LEA e la ripresa dell’economia calabrese facciano parte di uno stesso mosaico.

Pertanto, dobbiamo chiedere alle Istituzioni Nazionali e Regionali di:

  1. a) mettere la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie perché la salute si promuove contrastando le povertà economiche e sociali, il degrado delle periferie, gli incidenti sul lavoro, la tutela ambientale;
  2. b) costruire un Servizio socio-sanitario regionale, perché i bisogni sociali condizionano la salute e il benessere della persona;
  3. c) elaborare, in tempi certi, un “Piano Pluriennale di Investimenti” per l’ammodernamento tecnologico e la messa in sicurezza di tutti i Presidi Sanitari garantendo, con un Cronoprogramma, trasparenza e tempi certi nella spesa di vecchi e nuovi finanziamenti prevedendo, tra questi, il recupero dei finanziamenti perduti per le Case della salute;
  4. d) valorizzare il “capitale umano” con un “Piano delle Assunzioni”, il superamento del precariato e l’aggiornamento continuo sotto il profilo tecnico-clinico.

Infine, questione centrale, premiare le “competenze” nei management aziendali e nei Presidi Ospedalieri e Distrettuali affinché sia ricostruito quel rapporto di fiducia tra Calabresi e Servizio Sanitario che da tempo si è spezzato.

Come Movimento Culturale “Comunità Competente”, noi andremo con queste idee dal generale Cotticelli il 12 settembre, forti del Documento che gli abbiamo consegnato il 7 agosto che pone al centro la proposta della Riforma organizzativa e etica della sanità calabrese, la valorizzazione della Medicina Distrettuale con 5 AST (Aziende Sanitarie Territoriali) e la riorganizzazione della Rete Ospedaliera con 3 ASO (Aziende Sanitarie Ospedaliere) che gestiranno tutta la spedalità pubblica e accreditata privata.

Il portavoce di Comunità Competente                                                                Reggio Calabria lì 20 agosto 2019

Rubens Curia

 

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SANITÀ senza SALUTE. Incontri in movimento.  Interventi, Confronti e Proposte

SANITÀ senza SALUTE. Incontri in movimento. 

Interventi, Confronti e Proposte

LUNEDÌ 1 LUGLIO 2019 – ORE 16.  – LAMEZIA TERME (CZ) – SALA SINTONIA – VIA A. REILLO,5

Interventi preordinati

Amalia Bruni

Nicola Buoncristiano

Francesco Esposito

Clementina Fittante

Marina Galati

Sandro Gjuffrida

Maurizio Iocco

Caterina Laria

Giovanni Marino

Anna Domenica Mignuoli

Pasquale Scarmozzino

Elena Sodano

Moderatori: Rubens Curia e Giacomo Panizza

Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria della Comunità Progetto Sud 

email: emmaleone55@gmail.com cell. 3487913800 risponde Emma Leone

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Convegno Sanità

SANITÀ SENZA SALUTE. 2 APRILE 17.30, SALA SINTONIA, LAMEZIA TERME (CZ)

SANITÀ SENZA SALUTE
Proposte per la nostra Calabria
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MARTEDÌ 2 APRILE 2019 – ORE 17,30 
SALA SINTONIA  –  VIA A. REILLO, 5 – LAMEZIA TERME (CZ)
Giacomo Panizza, Presidente Comunità Progetto Sud, Domenico Bilotti, Dirigente Medico U.O.C. Pronto Soccorso/OBI Presidio Ospedaliero S.G.P. II Lamezia Terme Asp CZ e Rubens Curia, Medico e autore del saggio, edito da Cittá del sole: MANUALE PER UNA RIFORMA DELLA SANITÀ IN CALABRIA, discuteranno di Sanità e Salute in Calabria, Martedì 2 aprile dalle 17.30 in Sala Sintonia, a Lamezia Terme, prendendo spunto proprio dalle pagine del saggio di Curia.
È la Comunità Progetto Sud a farsi promotrice di questo dibattito, «Perché – dice don Panizza – proprio partendo dal libro del dott. Rubens Curia, che  contiene una buona dose di proposte utili al rilancio del comparto della sanità calabrese, ci rendiamo consapevoli che dire sanità non è dire salute».
Punti importanti su cui il dibattito porrà l´attenzione sono le spese, ingiustificate, e le fatiche per il nostro sistema sanitario regionale, «che – dice ancora Panizza – non vanno nella direzione sostanziale delle cure, ne tantomeno della riabilitazione e quasi zero si investe per la prevenzione, passando per la necessità di ripensare una riorganizzazione efficiente».
«E, – conclude, il presidente della Comunità Progetto Sud – proveremo a​d​ analizzare le criticità, ma ci soffermeremo soprattutto sulle proposte che riteniamo fattibili per avere in Calabria un sistema sanitario efficace e di qualità, che tenga a cuore la salute dell´intera popolazione calabrese».
La cittadinanza è invitata a partecipare