Cinque mesi senza capo del Dipartimento antidroga. Serve un segnale

Roma, 8 settembre 2014
Dichiarazione di don Armando Zappolini, presidente del CNCA, a “Redattore sociale”
 “Attesa diventata pesante”
Dalla non riconferma di Serpelloni ancora nessuna notizia certa sul futuro del Dpa. De Rose ancora da ufficializzare, voci di accorpamento tra dipartimenti e una Relazione al Parlamento mai consegnata. Il Cnca: “serve un segnale”. Federserd: “Il tema è fuori dall’agenda”

08 settembre 2014 – 12:14

ROMA – Sono passati 5 mesi dalla mancata riconferma, l’8 aprile scorso) di Giovanni Serpelloni a capo del Dipartimento politiche antidroga, ma da allora di ufficiale sul Dpa c’è solo questo: la chiusura definitiva dell’era Serpelloni. Nelle stanze del governo si muove ben poco e a nulla è valso il termine fissato per legge entro fine giugno per la presentazione della Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze. Al momento non solo non c’è un capo dipartimento sulle politiche antidroga nel bel mezzo del semestre europeo, ma non c’è neanche una relazione ufficiale, né un’indicazione per il futuro di un Dpa ormai in balia delle sole voci di corridoio.

Il caso De Rose. L’unica notizia trapelata da palazzo Chigi è quella dell’investitura di Patrizia De Rose. Che l’ex capo dipartimento alle Pari Opportunità (incarico ricoperto dal 2011 al 2013), però, non sia l’attuale capo del Dpa è ormai di dominio pubblico. De Rose avrà un ruolo dirigenziale all’interno del Dipartimento. Secondo alcune fonti il suo ruolo sarà quello di direttore generale, ma ad oggi manca ancora l’ufficialità e sul suo profilo presente sul sito di Palazzo Chigi, l’attuale incarico ancora non compare. Intanto, crescono le proteste per la mancata presentazione della relazione al Parlamento. “Dal 1999 si sono succeduti in Italia dieci governi – spiega Rita Bernardini, segretaria di Radicali italiani -; il governo Renzi è il primo a non aver presentato in Parlamento la Relazione annuale”.

L’ipotesi accorpamento. Prima della pausa estiva, nei piani del palazzo di Via della Ferratella in Laterano (dove attualmente risiede, tra gli altri, il Dpa) circolava anche la voce di un possibile accorpamento tra dipartimenti impegnati su tematiche sociali. L’attesissimo decreto riorganizzativo, però, non è ancora arrivato e restano ancora in piedi le ultime ipotesi, cioè quelle che immaginano l’attuale capo Dipartimento delle politiche per la famiglia, Ermenegilda Siniscalchi (che ha già l’interim alle pari opportunità) al timone dei dipartimenti che si occupano di politiche sociali, dalla famiglia alle droghe, dalle pari opportunità e forse perfino alle politiche giovanili.

Un’attesa diventata “pesante”. Nel mondo delle comunità di accoglienza, intanto, è ancora viva la gratitudine verso il governo per aver messo fine alla gestione Serpelloni, ma ora si attende che Renzi faccia un ulteriore passo in avanti. “Abbiamo apprezzato il segnale arrivato con la non riconferma di Serpelloni – spiega don Armando Zappolini, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) – in quanto segno di discontinuità verso politiche per anni hanno umiliato il settore, gli operatori e incarcerato migliaia di persone. Abbiamo ben presenti le difficoltà di questi tempi, ma sollecitiamo un risveglio. Siamo in attesa fiduciosa, ma ora l’attesa sta diventando pesante. C’è bisogno di un segnale”.

Antidroga fuori dall’agenda del governo. L’immobilismo del governo preoccupa il presidente di Federserd, la Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze, Fausto D’Egidio. “Al governo sono tutti presi da mille altri problemi – spiega –. In questo momento mi pare che la questione non sia proprio in agenda e non credo che in questo momento ci stia lavorando qualcuno. C’è una gerarchia di priorità e alle dipendenze non si pone l’attenzione dovuta”. Ma se il cambio di passo rispetto al passato è stato un segnale, per D’Egidio l’attesa non è giustificata appieno. “Non mi aspetto che Renzi metta la testa sulle tossicodipendenze – spiega il presidente di Federserd –, ma in 5 mesi poteva delegare qualcuna delle menti brillanti che vedi lavorare nelle Commissioni. Diciamo sempre che abbiamo troppi parlamentari e poi non ne troviamo uno a cui delegare questo problema”. (ga)