Dalle radici al futuro. Essere Comunità che progetta al Sud, in continuo divenire. Sguardi e parole, da fuori (e da vicino).
di Maria Pia Tucci
L’età del rame è stato il titolo e filo rosso che ha animato e condotto il laboratorio annuale della Comunità Progetto Sud in ossequio all’ arrivo del 2024.
Il compito dell’incontro annuale è quello che da sempre contribuisce a mettere in circolazione idee, contenuti, sguardi – interni ed esterni- che sappiano far saltare il cuore di ognuno oltre l’ostacolo, provando a mettere a fuoco le nuove sfide sociali per il nuovo anno.
Sguardi di lettura e ricerca, di corresponsabilità attiva e di co-progettazione coerente a tempi, luoghi e cambiamenti trasversali.
Alla docente dell’Università della Calabria, Emanuela Pascuzzi, abbiamo chiesto, per questo appuntamento, un contributo di studio su di noi, sulla nostra identità e sul nostro stare al passo.
La restituzione di questo lavoro ci è stata data in occasione del laboratorio di inizio anno e oggi la condividiamo con voi in questa
intervista di sintesi che ci porta a fare un viaggio “Dalle radici al futuro”, in quello che la Pascuzzi definisce “Essere Comunità che progetta al Sud, in continuo divenire”
Perché uno sguardo esterno e di studio sulla Comunità Progetto Sud?
«Perché la Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme è un gruppo di gruppi a base ideale e di azione sociale di lunga data ma ritiene imprescindibile riqualificarsi in riferimento alle mutevoli fasi storiche e culturali, e innovare la sua mission solidale e accogliente.
Nella ricerca di una coerente identità che connette e si costruisce socialmente nell’interazione con gli altri si prende coscienza di sé vedendosi riflessi nello sguardo altrui, come in uno specchio».
Con quale metodo ha ricercato l’identità della Comunità Progetto Sud e cosa ha messo in evidenza?
«Nella ricerca di un’identità che connetta passato, presente e futuro, la Comunità Progetto Sud si è affidata alla dimensione narrativa: al patrimonio di storie dei padri e delle madri che hanno fondato la realtà, ai nuovi racconti di chi è diventato parte dell’organizzazione dopo la sua nascita, e alle narrazioni altre di chi ha incontrato CPS nel corso del tempo». L’indagine presentata mette a fuoco queste ultime. Attraverso interviste a testimoni qualificati, rappresentativi di mondi con cui l’Associazione è entrata in rapporto nella sua traiettoria
biografica, sono stati ricostruiti gli spazi di incontro e collaborazione, i cambiamenti generati dall’azione organizzativa sul piano sociale, culturale, politico ed economico, i punti di forza e le sfide, le attese sul futuro dell’organizzazione».
Qual è stato il punto di partenza?
«Lo sguardo degli intervistati! La Comunità Progetto Sud accoglie: la vita fragile (per condizioni fisiche, mentali, sociali difficili o per smarrimento del senso), chi è prossimo (la comunità si apre a chi entra in relazione con uno o più dei suoi componenti), chi vuole donarsi (a una causa, ad una professione sociale). Ogni azione sociale muove il pensiero sul ‘noi’, attraverso la discussone (con dibattiti e iniziative pubbliche), la scrittura (con pubblicazioni/prodotti editoriali), la formazione (ai soggetti fragili, alle realtà solidaristiche nascenti o esistenti), l’adesione a reti, non solo locali, e la propensione a pensare e a fare insieme ad altri. Opera per la giustizia sociale, attingendo a un vasto repertorio partecipativo che va dal dialogo e la concertazione tra società civile e istituzioni – espressione della sussidiarietà orizzontale tutelata e promossa dalla Costituzione italiana – alle battaglie pubbliche. Esercita una funzione connettiva,
aggrega e congiunge singole persone o gruppi, professioni, altre organizzazioni. Attinge alle competenze di ciascuno, spesso assumendo ruolo di indirizzo e coordinamento delle attività verso obiettivi comuni».
E quali le considerazioni? E soprattutto, quale impatto genera questo sguardo e quale orizzonte punta?
«Con una ricchezza di forme e modalità, la Comunità ha generato impatto nelle pratiche di lavoro socio-assistenziale, nella cultura della solidarietà e dei servizi sociali, nelle politiche di welfare e nell’economia sociale, nella piana di Lamezia Terme ma non solo.
Il futuro di questa organizzazione complessa dipenderà da come saprà fronteggiare le sfide attuali e quelle che verranno. Sfide di tipo organizzativo e sociale. Per gli intervistati, – per esempio – è importante accompagnare il processo di ricambio della leadership, facendo in modo che il sogno originario sia raccolto, conservato nei suoi elementi pregnanti ma anche rinnovato da sguardi altri che potranno esprimere forme differenti dell’operato. Il futuro è immaginato sia in termini di continuità – di attenzioni, valori, stili, servizi – che di rafforzamento, estensione e rinnovamento. L’orientamento politico-culturale e trasformativo dell’azione è una connotazione identitaria forte che alcuni sottolineano con grande enfasi. Per questo, il futuro atteso ricalca il passato nella capacità di animare discorsi pubblici e battaglie sociali per i diritti di tutti. Anche nel campo degli interventi e dei servizi, da Comunità Progetto Sud ci si aspetta costanza: nel continuo miglioramento dell’offerta, nell’intercettazione dei bisogni sociali, nell’ideazione di risposte su misura e coerenti con i valori di riferimento, nel porre attenzione alla relazione con l’altro. Accanto alle cose che devono restare, si posizionano le novità da favorire. C’è allora chi individua, nell’immediato futuro, uno spazio d’azione nell’esercizio del nuovo ruolo che il terzo settore è chiamato a rivestire nel rapporto con la pubblica amministrazione: non sostitutivo e subalterno, ma di corresponsabilità nella programmazione, progettazione e gestione di attività di interesse generale.
C’è chi chiede alla Comunità una robusta azione di consulenza, affiancamento e supporto allo sviluppo di altre organizzazioni, come pure di formazione per l’acquisizione o il potenziamento di competenze ritenute fondamentali per la crescita sociale. C’è chi la vorrebbe
impegnata nell’attivazione di servizi alla persona in ogni territorio della regione e chi condivide la direzione imboccata dall’organizzazione di investire anche nello sviluppo dell’imprenditoria sociale. Certamente ho potuto acquisire come sia ritenuto indispensabile, per ognuno, mantenere alta la partecipazione a occasioni di confronto e collaborazione anche esterne al territorio, coinvolgendosi nelle attività inter-associative fuori dal Sud, portando il Sud nel discorso nazionale».