L’ Europa sempre più necessità, nonostante tutto
di Gennaro Cosentino*
L’Unione Europea, soggetto istituzionale unico nel suo genere, nacque da una necessità postbellica, anche se l’idea di Europa unita affonda le radici nella storia e, in particolare, nell’800 romantico e risorgimentale.
Il Novecento è stato il secolo che ha voluto fortemente e realizzato l’Europa Unita, ma anche quello che ha vissuto la più grande esasperazione di nazionalismo, di frantumazioni, di macerie lasciate negli Stati dalle dittature e dalla guerra
Quelli che oggi chiamiamo “Padri dell’Europa” gettarono le basi per l’unione dei Paesi, puntando alla pace, al dialogo, alla cooperazione.
Il desiderio di stare insieme, da parte degli Stati, aveva la ragione d’essere nell’allontanare il pericolo della guerra sulle ferite dei nefasti totalitarismi e costruire la pace. Pace che è stata garantita in tutti questi decenni, malgrado tutto.
Ma l’dea originaria, prima dei trattati tra Stati fondatori, era più organica, più definita. Si voleva un’Europa unita come stato federale.
Il manifesto di Ventotene per un’“Europa libera e unita”, pubblicato nel 1944 da Eugenio Colorni e scritto durante il confino nell’isola tirrenica da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann, guardava ad un organismo unico federale, con un Parlamento eletto a suffragio universale e un governo dell’Unione.
I Paesi europei hanno attuato solo in parte lo spirito del Manifesto di Spinelli, ma anche degli altri primi europeisti che guardavano con speranza all’Unione pur con connotazioni e formazioni diverse, da De Gasperi a Jean Monnet, da Schuman a Bech, Konrad Adenauer, Spaak.
L’altra necessità, alla base dell’accelerazione del processo europeista, era rappresentata dal carbone. Allora come oggi, l’energia!
Il dialogo pacifico tra Nazioni trovava la base principalmente nella convergenza degli interessi economici. Lo comprese bene Robert Schuman, il quale insieme ad un altro francese, Jean Monnet, elaborò un Piano che prevedeva il controllo condiviso del carbone e dell’acciaio, materiali fondamentali per l’industria bellica.
Ma prima che si arrivasse ai Trattati di Roma del 25 marzo 1957 al carbone si legava tristemente una immane tragedia: il disastro di Marcinelle. L’8 agosto 1956, l’incendio nella miniera di Bois du Cazier causò la morte di 262 operai, in gran parte emigrati italiani.
Una pace, quindi, basata su fondamenti concreti, giuridici ed economici.
L’Europa di oggi è figlia sicuramente di piccoli e grandi passi compiuti negli ultimi decenni, di politiche degli Stati membri, di dialogo cresciuto soprattutto dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) che ha condotto ad una nuova consapevolezza sull’integrazione europea, passando dai trattati di Maastricht (1992) e di Lisbona (2007).
Ma, anche se concreti, i passi sono sempre timidi e frutto di prudenza e compromessi.
È evidente che la crisi di governance e di incisività delle politiche di oggi, mette in risalto questo grande limite e favorisce gli egoismi e le pretese degli Stati.
L’aspirazione ideale è alla base, ma occorre un’organizzazione politica e di governo autorevole. La guerra in Ucraina fa avvertire ancora più forte questa necessità.
Oggi l’Unione Europea va rivista e rafforzata, trovando e sostenendo le ragioni dello stare insieme.
Dal 1957, dai Trattati di Roma ad oggi, il percorso è stato sicuramente di crescita e ampliamento geografico-politico, di inconfutabili progressi culturali e sociali, ma troppo lenti e deboli sono stati i passi avanti nel campo delle politiche e del cammino verso una Unione più completa e determinante a livello internazionale.
L’Europa deve ripartire dal Mediterraneo (all’origine del mito e del sogno europeo), dai valori fondanti, e poggiare su ciò che di valido ha costruito nei suoi primi 60 anni di vita: i giovani, la conoscenza, l’apertura delle frontiere fisiche e mentali, l’esperienza della generazione-Erasmus. La forza può risiedere nella nuova consapevolezza, nel senso di appartenenza dei nuovi cittadini europei.
A ciò si contribuisce puntando sui giovani e sulla cultura, come fa, dal 2011, il Laboratorio di Pensiero “Giornate d’Europa” che, ogni anno, nelle sale del solenne Palazzo Rinascimentale di Aieta, affronta le tematiche europee per diffondere la cultura europeista. Al centro una convinzione ormai consolidata: l’Europa sopravvive e si rafforza se riparte dai giovani e dalla cultura, dai popoli e dalle diversità.
La conoscenza può contribuire concretamente alla costruzione della nuova Europa basata sulla coesione e sulla solidarietà concreta, oltre i numeri.
*Gennaro Cosentino è giornalista Rai, Caporedattore TgR Basilicata.