Desideriamo una vita sociale più accogliente

di Giacomo Panizza
 La crescita dell’economia calabrese non si è risolta attraverso l’impiego della grande quantità di soldi elargiti alla nostra regione. Le lire, dapprima, e gli euro, dopo, sono fluiti ripetutamente in Calabria, ma l’hanno devastata economicamente perché noi, in generale, abbiamo trascurato di rinforzarla democraticamente e civilmente.
Stessa sorte è toccata alla qualità della vita sociale di tanti nostri territori. Abbiamo visto impoverirsi dapprima le fasce già deboli – come le persone con disabilità e gli anziani non autosufficienti -, e di seguito anche strati di regolari lavoratori. La collettività è diventata più vulnerabile: tutti quanti siamo meno garantiti che altrove nel poter fruire dei diritti umani. Sono carenti i servizi sociali; ad esempio: gran parte dei comuni risulta priva dell’assistente sociale e tra i servizi vengono remunerati quelli di ricovero piuttosto di quelli che socializzano. La sanità produce poca salute; ad esempio: il Piano di rientro predisposto dalla Regione pare orientato a far pagare ai cittadini malati anziché a coloro che hanno dissennatamente dilapidato i fondi per la prevenzione la cura e la riabilitazione. La popolazione stessa, in genere, non reclama di partecipare alla costruzione di una società regolata e accogliente, preferendo “soluzioni” ad personam piuttosto che stabilità di welfare efficaci per tutti.
La ’ndrangheta secolare e la recente crisi mondiale indeboliscono le nostre forze sociali ed economiche, compromettono le libertà civili, svigoriscono le speranze dei giovani, non pochi dei quali decidono di intraprendere nulla in terra di Calabria.

Assieme a questa situazione regionale, il 9 ottobre prossimo il Papa troverà ad attenderlo numerosissime persone desiderose di una Calabria migliore di oggi, con più sociale dentro l’economia, ma anche dentro la politica, nelle relazioni umane, nell’accoglienza di chi fa fatica a sopravvivere da solo, dei piccoli e degli stranieri.
Dalla visita di Benedetto XVI, questa Calabria in credente attesa non si aspetta, dunque, soldi per investimenti economici ma un messaggio di speranza cristiana, proprio come egli stesso ha scritto nell’enciclica Caritas in veritate (n. 25): «Desidererei ricordare a tutti, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona nella sua integrità: “L’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”».