Jevoli e Chernobyl
di Giacomo Panizza
“Volontariato che passione!” è lo slogan che raduna la comunità civile e religiosa di Jevoli nell’accoglienza di una decina di bambini e bambine di Chernobyl per tutto il mese d’agosto. Il punto di forza e di novità è proprio questo: un’esperienza di volontariato collettivo gestita non solo da singole persone o famiglie o gruppi ma da un’intera comunità, coinvolgente la parrocchia, il comune, la società civile.
Questi aspetti sono emersi all’incontro di riflessione svoltosi a Jevoli, coordinato dalla dottoressa Loredana Mendicino, intitolato “Volontariato che passione! Valori, leggi, persone e contesti, da Jevoli a Chernobyl”.Antonio Nicotera, presidente del gruppo giovanile CESCAM ha spiegato lo scopo dell’accoglienza dei bambini e bambine di Chernobyl: un soggiorno terapeutico per curare la loro malattia, conseguenza della nube tossica dei gas fuorusciti nello scoppio della megacentrale elettrica 18 anni fa.Sul dramma storico di Chernobyl ha riferito Tatsiana Barysevich, accompagnatrice dei piccoli, riportando alla memoria dei più i 300mila morti e le malattie causate e trasmesse di generazione in generazione; i danni dei veleni sul terreno, le verdure, l’aria e l’acqua, con contaminazioni della durata prevista di alcuni secoli; ed ha ringraziato la comunità di Jevoli dell’utile e gradito soggiorno offerto nella soleggiata terra di Calabria.L’onorevole Egidio Chiarella ha espresso compiacimento per un’iniziativa di volontariato originale in cui si ritrovano a collaborare per un mese intero realtà differenti come: il Comune di Feroleto Antico, che mette a disposizione una struttura e un pulmino per trasportare i piccoli al mare; la parrocchia di Jevoli che mediante il volontariato di famiglie e di singoli garantisce una presenza costante; un gruppo giovanile che insieme a Legambiente, cura la parte organizzativa e i rapporti tra Chernobyl e Jevoli.Il parroco don Giacomo Panizza ha rimarcato l’importanza della “passione” profusa dai volontari e dalle volontarie nello svolgimento di questa esperienza organizzata in forma collettiva, co-programmata e cogestita, perché non è tanto l’impegno del singolo ma della collettività che costituisce i valori della civiltà dell’amore.Ha concluso il sindaco di Feroleto Antico, Giuseppe Rocchi, il quale si è compiaciuto dello spessore umano e culturale che scaturisce dall’incontro tra due culture così differenti come quella di “oltre cortina” e quella mediterranea. Ed ha ammonito affinché le scelte politiche energetiche, anche in Italia, imparino da questa tragedia immane.
Durante la manifestazione, i piccoli bielorussi hanno offerto doni tradizionali del loro Paese ai relatori del convegno e ai volontari e alle volontarie che li seguono nelle attività ricreative e terapeutiche.
Estate 2004