“Dal basso” una chiesa che opera per la ripresa delle politiche sociali

di Giacomo Panizza
Vogliamo guardare avanti e provocare cambiamento. Non possiamo rassegnarci al diffuso insopportabile immobilismo che la fa da padrone sui grandi problemi sociali che attanagliano tanti uomini e donne e famiglie calabresi. Anche la politica non può chiamarsi fuori dalle responsabilità di un indubitabile immobilismo che non produce risposte, risorse, progetti e piani di intervento sociale. Ci riferiamo in particolare al Piano sociale regionale di cui la Calabria ha bisogno estremo, e ai Piani di zona ai quali occorre pensare in tempo e bene.
L’atteggiamento di fondo è di guardare avanti spazzando via l’aria pesante di rassegnazione che si respira ultimamente ovunque ci si trovi a parlare delle politiche e dei problemi sociali in Calabria. Infatti, dopo aver varato la legge regionale n. 23 del 5 dicembre 2003 recante «Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria» il processo di attuazione della riforma prevista si è fermato. A nulla valgono le schermaglie che di tanto in tanto taluni politici, anche della stessa maggioranza di governo regionale che dovrebbe invece agevolare la realizzazione della legge 23, provocano, ma soltanto a parole. Si capiscono poco partiti che varano una legge all’unanimità ma poi la mantengono bloccata per anni! Il comparto sociale è in stallo. In coma. Va risvegliato! E va anche risvegliato bene, perché il sociale di cui c’è bisogno nella Calabria di domani non potrà continuare ad essere come quello di ieri e di oggi, non potrà perpetuare l’assistenzialismo ma dovrà mutarsi in promozionale, divenire capace di mettere in gioco la società e non solo i servizi sociali, di valorizzare le risorse della popolazione e non solo quelle delle Amministrazioni.
Occorre ripartire, pendere in mano i temi riguardanti l’emarginazione, la povertà e le fragilità, ma anche lanciare piani e progetti, costruire strumenti di lavoro sociale, formare nuove e vecchie risorse umane professionali e soprattutto dotarsi di capacità e di volontà “politica” di verifica e controllo delle regole e dei finanziamenti previsti per il sociale. Su questo conveniamo che alcuni organismi di riferimento ecclesiale non risultano immuni da colpe o da mancanze di serietà.
La Fondazione FACITE, ente di natura ecclesiale voluto dai vescovi calabresi, da tempo opera “dal basso” per la ripresa delle politiche sociali. In riferimento agli scenari sopra descritti, insieme alle Caritas diocesane, ha promosso per l’anno 2006 un ciclo di seminari di “formazione formatori” finalizzato a preparare persone capaci di favorire la realizzazione delle leggi sociali di cui la Calabria si è dotata.
I seminari sono rivolti a operatori caritas, componenti di servizi socio assistenziali, dirigenti e personale degli Enti pubblici e privati, gruppi di advocacy. Sabato 13 maggio mattina a Catanzaro, in Via Madonna dei Cieli, il primo di questi tratterà “I Piani di zona e la legge 23”. Dopo i saluti di Don Antonino Iachino, Presidente Fondazione Facite, avremo la relazione dell’avvocato Francesco Carnovale Scalzo, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Lamezia Terme sul tema: “Il ruolo degli Enti locali nella promozione e gestione dei Piani di Zona”, e il Laboratorio formativo: “La partecipazione ai Piani di Zona: spazi attivi della società e della chiesa” curato da Don Giacomo Panizza. Obiettivo è mettere a fuoco i processi di costruzione dei Piani di zona di fronte ai quali è importante che le varie componenti del comparto pubblico e della società civile organizzata si trovino preparate e competenti. Inoltre si analizzeranno le “5C” della partecipazione socio-politica: consultazione, concertazione, coprogettazione, corresponsabilità, controllo, al fine di prefigurare i futuri Piani di Zona non come piani di alcuni addetti ai lavori ma come piani “di tutti”.

Don Giacomo Panizza – Responsabile formazione della Fondazione FACITE