Dalla parte dei bambini. Dalla parte del futuro

intervista a Marco Rossi-Doria, di Maria Pia Tucci

«Dopo vent’anni di assoluto disinvestimento sull’ infanzia, oggi ci sono i 19 miliardi del PNRR, una programmazione europea che incide positivamente sulle risorse a disposizione e 1miliardo e mezzo del Ministero dell’ Istruzione. Ecco, sarebbe necessario che queste risorse venissero indirizzate sulle relazioni virtuose messe in campo in questo ultimi 15 anni, riprendendo il bandolo della matassa e investire per contrastare le condizioni di povertà dei bambini, riuscire a coordinare il lavoro che già si fa, o almeno tenerlo in considerazione».

Sono le parole di  Marco Rossi-Doria, presidente di Impresa sociale Con i bambini.

L’argomento su cui proviamo a fare un focus è la povertà educativa in Italia e le azioni di contrasto ad un fenomeno definito, dalla stessa Impresa sociale Con i Bambini, come un «arcipelago – fortemente differenziato al proprio interno – del fallimento formativo ed educativo concentrato lì dove ci sono bambini e ragazzi poveri».

In Italia oltre 1 milione e 400 mila minori vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni sono in povertà relativa. Il dato generato dal numero di bambini poveri in modo assoluto e relativo insieme sono oltre un terzo di tutti i bambini e ragazzi: 3,2 milioni sul totale di 9,4.

 

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Se fino al 2005 erano gli anziani le persone più indigenti, oggi invece la povertà assoluta aumenta al diminuire dell’età.

È questo l’ultimo dato disponibile, divulgato a fine anno 2022 dall’ Osservatorio #CONIBAMBINI, nato dalla collaborazione di Impresa sociale CON I BAMBINI e Openpolis per promuovere un dibattito sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte.

Con questi numeri, la domanda iniziale, posta al presidente Rossi-Doria non può che essere cosa si può fare davanti ad un fenomeno di tale portata?

«È necessario mettere al centro la questione. Un terzo del nostro futuro che nessun Governo, nessun partito e nemmeno i media, mettono al primo posto. Questo perché c’è una grande rimozione a livello culturale e riusciamo a mettere al centro la questione solo davanti a eventi catastrofici. Con i numeri che si hanno difronte, come i fa a mettere in  minoranza una questione così spinosa? E più che su cosa si può fare, punterei a dire cosa già si sta facendo».

Cosa si fa, dunque? E cosa si può rafforzare nel contrasto alla povertà educativa?

«Si fanno molte cose, e questo dobbiamo dirlo, ma non hanno un indirizzo politico. Le scuole, nonostante i molti tagli all’Istruzione rimangono un presidio fondamentale per i territori, soprattutto in quelli più a rischio. E poi c’è l’esercito civile di tutte le agenzie del Terzo settore, del civismo e del volontariato, che grazie ai patti di comunità, si possono considerare il secondo, fondamentale presidio, anche quando si lavora in maniera informale. I bambini e i ragazzi stessi, insieme al contesto, sono la comunità educante. Persone in crescita che vanno presi in considerazione come soggetti di diritto allo studio, essere motivati e accompagnati, con un percorso comune. Impresa Sociale con i bambini, dal  2016, anno in cui ci siamo costituiti, ha erogato 400milioni di Euro, coinvolgendo mezzo milione di bambini e ragazzi insieme alle loro famiglie. Ha messo in rete oltre 7.500 organizzazioni, tra Terzo settore, scuole, enti pubblici e privati rafforzando le “comunità educanti” dei territori.  Di questo immenso cantiere c’è già una mappa che ci aiuta a definire e consolidare le pratiche più efficaci».