Comunità e pandemia: farsi soggetto e oggetto della cura

Laboratorio annuale della Comunità Progetto Sud ! 2020

«Non è stato facile trovare le parole per dire di come abbiamo affrontato questo anno che sta per finire, ma lo abbiamo fatto e siamo qui, seppur mediati da un computer…»

Ha iniziato più o meno così Don Giacomo Panizza. E ha dato il via a questo inusuale laboratorio di fine anno. Niente sala Sintonia con abbracci e pause caffè che sanno di casa, non due giorni di riflessione, ma due ore e distanti ognuno nella sua, ma insieme comunque per raccogliere i frutti di un anno difficile per raccontarci come ci siamo stati in questo anno da pandemia. Se ci siamo presi cura di noi e degli altri, nonostante e comunque. Per ringraziare quanti hanno contato su di noi e quanti, ancora una una volta si sono affidati, e noi su chi abbiamo confidato e come ci siamo rimboccati le maniche.

 

L’attenzione all’agire «sfoderata» quest’anno è stata speciale più che nel passato. Il Covid, con la sua forza invisibile, ha fatto «danni» dapprima inimmaginabili. Ogni pandemia coinvolge ogni persona e società a farsi soggetto e oggetto di cura (nella logica della reciprocità, con un’attenzione a esercitarla e una propulsione a re-inventarsi.

La Pandemia ha portato a re-e-pro-agire esprimendo attenzioni inedite tra di noi e verso altri nelle attività di cura. abbiamo fatto i conti con il divieto di abbracciare, toccare e perfino sfiorare gli altri.

La Pandemia  ha sforzato la parola e ci ha chiamati ad esprimere un nuovo modo per il

nostro stare con , a trovare un vocabolario per gesti inediti, per le fragilità. Abbiamo fatto i conti con le nostre di fragilità ma, ci ha detto ancora Don Giacomo:

«Se intendi amare altri e altre devi amarti di più, accertare e accettare imperfezioni di te, dell’altra persona, di coppia, ecc. il nostro lavoro sociale si esprime attraverso l’arte di prendersi cura e riabilitare, di rigenerarsi e ri-generare. A seminare idee inedite e a creare novità e processi nuovi».

E noi lo abbiamo preso in parola e dopo aver ognuno di noi consegnato un frammento di come siamo stati e di come abbiamo lavorato e portato a termine gli obiettivi comuni, seppur inciampando nel nuovo e inaspettato, nelle difficoltà.

DALLE PAROLE AI GESTI

E come in ogni buon laboratorio c’è stato il momento del fare, del raccogliere le idee e declinarle al futuro. E così quest’ anno il fare è stato piantare. Mettere a dimora un nuovo albero in ognuno dei servizi della Comunità.

«Un gesto simbolo, un’ attenzione per il futuro, per l’ ambiente, un gesto di Comunità e di futuro. Un gesto di fecondità, un termine femminile che coniuga quanto di noi possiamo fare per il futuro: piantare, alimentare e nutrire »  ci ha detto Marina Galati.

In contemporanea sono stati piantati sette alberi in sette luoghi sede dei servizi della Comunità Progetto Sud: a Via Conforti, casa madre; a Settingiano; al parcheggio della cooperativa Ciarapanì, nel giardino de l’ Altra Casa a Via dei Tigli; all’ ingresso del centro di riabilitazione di Via Reillo, all’erbaio de le Agricole ea Fandango.

Un gesto simbolo che ci consegna un 2020 come anno della resilienza e passa il testimone ad un 2021 come anno del ridare più vita alla vita.