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CHI PARTE, CHI ARRIVA, CHI STA. Delle migrazioni e della restanza, a Sud. Intervista a Goffredo Fofi

di Maria Pia Tucci da Àlogon 112

“Gli asini”, la rivista diretta da Goffredo Fofi, in collaborazione con la Comunità Progetto Sud, ha organizzato a Lamezia Terme, ad inizio 2019, una tre giorni di confronto sulle tematiche della partenza, dell’arrivo e della restanza, concentrandosi sulla questione delle migrazioni. Le regioni del Sud sono un crocevia, al contempo terra di partenza e terra di arrivo. È oggi impossibile comprendere il Mezzogiorno e agire in maniera sensata per il cambiamento sociale se non si prendono in considerazione la mobilità degli individui, le sue cause, le sue conseguenze.

“Chi parte, chi arriva, chi sta” i tre verbi che hanno guidato la discussione partecipata a questo primo seminario che ha aperto un ciclo di incontri che la rivista Gli asini dedica al Mezzogiorno d’Italia, alle sue trasformazioni sociali, politiche, culturali, economiche, alla sua posizione nel Mediterraneo, alle esperienze e alle possibilità di intervento sociale e politico nelle città e nelle aree rurali.

Come in una narrazione circolare ci si è confrontati con Goffredo Fofi, Marco Gatto, Vito Teti su “Meridionalismi”;  con Enrico Pugliese sul “Chi parte” e con Isaia Sales, Dario Tuorto sul “La politica al Sud oggi”.

“Chi arriva” ce lo hanno detto: Mimmo Perrotta, Alessandra Ballerini, Mamadou Dia, Martina Lo Cascio e “Chi sta”: Marina Galati, Maurizio Braucci, Savino Monterisi.

L’intervista a Goffredo Fofi, direttore de “Gli asini”, ci aiuta così a fissare l´attenzione su alcune problematiche di natura sociale partendo proprio dal tema dello “spostamento delle persone”, “tema universale e senza tempo” – come dice lo stesso Fofi – nel corso della nostra lunga e interessante conversazione.

Parliamo di Migrazione, di spostamenti di persone…“Un tema enorme, importante. Perché, si muove su due scenari: uno internazionale, quello degli enormi spostamenti di popolazioni che ci sono stati e continueranno ad esserci in questi anni, e l´altro che riguarda l’Italia e anche il Sud, in cui gli spostamenti sono destinati ad aumentare perché, per esempio, con la desertificazione ampiamente annunciata dagli ecologisti di una parte del Nord Africa, i migranti che sbarcheranno in Italia saranno molti di più.

– Non si fermeranno? No, non si fermeranno perché saranno cacciati dalla fame. In genere quelli che migrano vengono perché fuggono dalla guerra o non hanno di che vivere o, semplicemente, hanno la speranza di un futuro migliore.

– Ma la struttura restrittiva dei Decreti del Governo Gialloverde, in materia di migrazione, non pensa che in qualche modo mitigheranno gli arrivi? Io sono molto pessimista, ho letto molta fantascienza e anche molti libri di storia del passato e anche del passato meridionale, e penso che le prossime ondate di migrazione saranno meno pacifiche di quelle che ci sono state fino ad ora. Che non verranno più a baciarci le mani e a chiederci l’elemosina ma verranno rivendicando, quindi probabilmente anche in modi molto più aggressivi di quelli fin ora. Questo porterà nuove forme di barbarie perché certamente la risposta dei nostri governanti sarà non di accoglienza e pacificazione ma sarà di chiusura e di altrettanta aggressività.

Questo è uno scenario, un’ipotesi tra quelle più attendibili, plausibili e in ogni caso anche se così non fosse è chiaro che siamo dentro una mutazione enorme degli ultimi decenni che è quella della finanziarizzazione dell’economia e della forza immensa che ha conquistato la comunicazione soprattutto tramite internet, diventando strumento del potere per condizionare e per renderci consenzienti e addormentati nella sostanza. Poi c’è, ovviamente, l’aspetto antico, ma anche nuovo, che si verifica per la globalizzazione, in modi molto più evidenti, più forti e più generalizzati dovunque: quella degli spostamenti di popolazioni. Il mondo si sta ricomponendo con risposte di vario tipo e con un’assenza di fatto di una politica complessiva.

– E per quanto riguarda l’Italia? Per quello che riguarda l’Italia noi puntiamo da un lato il discorso sull’attenzione al Sud, perché il Sud torna ad essere un luogo di cambiamenti più evidenti più rapidi e anche più forti che non altrove e proprio perché il Sud torna ad essere più discriminato nella politica nazionale rispetto alle zone del paese tradizionalmente più ricche ed oggi infinitamente più egoiste, più chiuse.

L’Italia è stata una Nazione, a mio parere, per poco tempo. È nata con il Risorgimento appena 150 anni fa è cresciuta male. Il Fascismo ha cercato di unificarla con la violenza, il dopo guerra per fortuna ha cercato di creare una situazione di democrazia con uno stemma di valori basato sui diritti e i doveri dei singoli e che procurasse via via anche un accostamento maggiore tra Nord e Sud, insomma tra zone ricche e povere del paese.

Tenendo conto di un fatto: -che la gente dimentica sempre- c’era una legge per le zone depresse del Paese, a cui lo Stato avrebbe dovuto dare aiuto fino ai primi anni 60, zone del Paese che non erano solo il Sud, ma grandi parti della Pianura Padana e valle del Po, ed erano, per esempio, tutto il Veneto.

– E cosa è mancato al Sud rispetto ad un Veneto che comunque oggi è sicuramente una zona con i problemi di ecologia e di altro, ma che ricca lo è? L’Italia è un paese lungo e ha una parte più agganciata all’Europa e l’altra nel cuore del Mediterraneo, insomma sono due realtà che, come dire, hanno sempre faticato a stare insieme. Ci sono stati periodi che il Nord, il Centro e il Sud avevano comunque un dialogo e c’erano forme di civiltà che si intrecciavano di più.

In tempi più recenti invece, l’Europa è l’Europa del Mediterraneo e noi siamo a cavallo tra queste due realtà, dove i traffici e le industrie hanno trovato un grande sviluppo nel Nord grazie alle circostanze storiche ed economiche, ma anche grazie all’emigrazione che è servita a fare il miracolo economico. Avvenuto perché le industrie del Nord avevano a disposizione una mano d’opera a prezzi molto bassi e, come in altre situazioni storiche, si è verificato che quella mano d’opera era perlopiù meridionale o contadina, perché c’erano anche i veneti a Torino. L’immigrazione veneta è stata molto forte, insieme ai toscani e poi, in massa, è arrivato il Sud. C’è stato anche un periodo di accostamento, mi ricordo gli slogan del ´68: “Nord e Sud uniti nella lotta”.

– Invece oggi sembra essere il contrario. C’è una rivendicazione territoriale… C’è stata una rivendicazione che, come dire è il rifiuto della globalizzazione da parte, per esempio, di ungheresi, polacchi e degli stessi tedeschi. Questo non è un fenomeno isolato, ma un fenomeno di paura che questa unità possa in qualche modo avvantaggiare i più ricchi e svantaggiare gli altri.

– Ma, secondo lei, quanto è vero questo? C’è una situazione di mescolamento generale in cui il Sud viene penalizzato ancora una volta, perché i Governi sono in mano ai più aggressivi, ai più abili politicamente, tenendo conto che fenomeni come la Lega non sono circoscritti, ma sono internazionali e che le classi dirigenti meridionali, piuttosto mediocri e succubi rispetto alle altre, non hanno una chiarezza, non hanno una proposta e non hanno capacità di convinzione popolare.

Questo si trasforma in difesa di ciò che è proprio per la paura di perderlo, perché ci sono altri più affamati che vengono “a toglierci quel poco”, e poi perché i ricchi sono avari, molto più avari dei poveri, molto meno generosi e aperti.

– E per entrare ancora di più in merito alla questione Nord-Sud?  C’è a livello Nazionale un nuovo sganciamento Nord e Sud molto preoccupante, perché la classe dirigente che ha in mano la situazione è più spavalda, più moderna di quella del Sud da cui però i collegamenti con la ‘ndrangheta sono indubbi. Dove poi le Banche che riciclano i soldi di tutti, della ‘ndrangheta, della camorra e della mafia però poi sono venete ma in funzione del potere locale, generando una classe dirigente di merda sia a livello nazionale che locale. È anche questo il problema. Dopo il suicidio della Sinistra dopo il Veltronismo e il Renzismo dopo Berlusconi e Di Pietro e con Grillo e Salvini con la Lega e con Bossi ecc. insomma…

Abbiamo avuto un periodo luminoso che va dal `43, dalla Resistenza fino agli anni 70, una classe dirigente molto migliore, quella che ha fatto la Costituzione, la Repubblica, la Democrazia, il voto alle donne e scuola obbligatoria fino a 13 o 14 anni e in più una scuola unica per i figli dei poveri e quella dei ricchi: la scuola pubblica. Insomma, una classe dirigente che ha fatto grandi riforme fino a quella della sanità, allo statuto dei lavoratori, riforma abbandonata perché la storia ha preso altre direzioni e l’economia ha spazzato via quel tipo di organizzazione dei lavoratori che c’era. Ma questo non è un discorso meridionale, stando nel Sud ti accorgi dei difetti della classe dirigente del Sud ma stando nel Nord ti accorgi dei difetti, e a volte delle infamie, della classe dirigente del Nord. Siamo veramente un Paese dove lo sforzo unitario si è un po’ allentato dopo gli anni 80 e forse dopo i ´70 si è di nuovo talmente allentato da rendere, come dire, anche fantascientificamente non del tutto improbabile l’ipotesi di crisi dell’idea di Nazione.

Il problema del Sud è quello della formazione di una classe dirigente che sia all’altezza dei compiti storici che abbiamo di fronte. La formazione di una classe dirigente Nazionale e locale è ancora un compito enorme.

Come si può sopperire a questa mancanza, non avendo più, come Lei dice, lo strumento della formazione politica? In molti modi. Per esempio, sul piano sociale, con questa ipocrisia collettiva (del sociale appunto) sopperiamo alle mancanze dello Stato con i giovani che entrano nelle Associazioni che si occupano del sociale. Non c’è il lavoro nelle forme tradizionali, sono scomparse le industrie, perfino l’agricoltura è totalmente cambiata, l’artigianato è quasi inesistente… e la gente dove trova lavoro? Trova lavoro nel sociale e nel culturale. Sono campi estremamente ambigui, dove la motivazione ideale positiva è il bene degli altri, ma ha alla base una motivazione economica, in cui si cerca la soluzione al problema di trovare un posto di lavoro.

In tutto questo secondo me il nemico principale è forse la cultura, nel senso che cultura oggi è intesa come modo per addormentare e non come modo per svegliare. L’Università è una grande mafia organizzata, la cultura serve per mantenere dei privilegi. E oggi la comunicazione è importantissima, si governa tramite la comunicazione, si rende la gente un po’ stupida per poterla manipolare meglio. Il messaggio è: comprate, siate d’accordo con chi propone questo tipo di società, siate consenzienti con chi propone questo tipo di società e così via… Questo è uno degli inghippi di quest’epoca.

– Chi parte, chi arriva, chi sta. Che valore ha questa iniziativa? Questa iniziativa che noi facciamo, piccolissima, minima, è la confluenza di più richieste, una è proprio questa: formare dei giovani più intelligenti di quanto non li formi l’Università, che si rendano più conto della gravità dei problemi, dell’urgenza di intervenire e anche di una visione, diciamo pure, morale ed etica del loro intervento.

Ma anche una visione della politica come responsabilità collettiva, che corresponsabilizzi rispetto alla Polis e non rispetto alla propria famiglia, alla propria mafia, al proprio gruppo di potere.

Questo, riguardo ai giovani, è particolarmente urgente perché loro sono in una situazione in cui da un lato vedono cambiamenti enormi sotto i loro occhi ma non hanno gli strumenti né per capirli né per intervenire. Dall’altro vedono ondate di migranti e ovviamente la reazione leghista può attrare molti di loro con la difesa contro quello che arriva da fuori e che può mettere in crisi il loro equilibrio. Allo straniero attribuisci tutti i mali del mondo. Dall’altro c’è però che sei in una situazione globalizzata in cui ti puoi muovere. E questo è il loro grande vantaggio. Anche se non riescono a dare un ordine a tutto ciò, a capire e a cogliere le coordinate, hanno la possibilità di vedere il mondo molto di più delle generazioni precedenti. E emigrano, soprattutto i giovani, o quantomeno lo fanno per primi. Ma oggi dal Sud emigrano anche adulti e poi ci sono quelli che stanno qui e che si fermano.

– Chi sono quelli che restano? …Bisogna un po’ chiederselo ma più che questo: che cosa fanno, che cosa toccherebbe a quelli che restano? Il problema è tutto un po’ da discutere.

“Il cosa tocca” mi fa pensare, cosa gli tocca nel senso: che cosa gli rimane o cosa gli tocca fare?

Oggi ci sono più povertà. Cioè: prima si individuava la povertà economica e si individuava forse una povertà culturale, oggi?

– Oggi? … Oggi il problema, secondo me, siamo noi. Non siamo quelli che vanno ad aiutare gli altri, siamo noi che dobbiamo contemporaneamente salvare noi stessi e salvare gli altri, ecco. Non si riesce a rispondere alle aspettative, forse. Oppure, nel tempo, si sono create così tante aspettative rispetto a quello che è poi in realtà?

– Qual è la contraddizione più grande? Il problema è che noi dobbiamo essere più lucidi nelle analisi delle nostre contraddizioni: noi non siamo i buoni, siamo dei buoni ambigui perché facciamo, lavoriamo per il bene altrui, ma anche per il nostro interesse, perché altrimenti non sappiamo dove infilarci se non emigrando, per l’appunto. Questa è la contraddizione del sociale. Che oggi riguarda milioni di persone. Una volta eravamo quattro gatti (ad occuparci di sociale, ndr), adesso ci sono milioni di persone organizzate in associazioni che spesso sgomitano tra di loro. Ma quella che è morta è la politica. Una volta potevamo fare cose, come dire, vincenti, perché avevamo la sponda della politica. C’era qualcuno che si interessava di sociale, oggi, anche questo è un grande vuoto: noi non abbiamo delle sponde.

– Questa tre giorni, se pur nel piccolo, come diceva all’inizio, ci può aiutare a comprendere questo scenario e anche ad agire? Perché ovviamente dopo la comprensione c’è bisogno dell’azione. Non lo so. Quello che si può fare è discutere senza le ipocrisie e gli infingimenti della cultura e del sociale, senza la chiacchera a vuoto per far bella figura, senza la chiacchera “universitaria”. C’è qualche professore universitario, ma abbiamo chiamato quelli di cui ci fidiamo e c’è, come dire, una parità. Gli utenti sono tali e quali ai professori, non c’è una grande differenza tra questi ragazzi che sono iscritti e noi che andremo a raccontargli delle cose, perché sarà una specie di tavola rotonda continua, in cui ognuno dirà la loro perché sono portatori di esperienze diverse, anche dalle nostre.

Anche come metodo c’è da operare un cambiamento: siamo tutti discenti e docenti oppure detto in altre parole: siamo tutti nella merda e come il Barone di Münchhausen si tira fuori dalla merda tirandosi su da solo dai capelli.

Nella foto in evidenza un momento di convivialità in Comunità Progetto Sud, da sx: Angela Regio, Maria Pia Tucci, Giacomo Panizza, Goffredo Fofi, Isabella Saraceni, Marina Galati, Emma Leone, Marisa Meduri.
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Calabria è il giardino botanico d’Europa

La Calabria è il giardino botanico d’Europa: su 230 “habitat” individuati nel continente, ben 74 si trovano in Calabria, il 32% di tutte le tipologie note. La diversificazione microclimatica, a sua volta, ha prodotto una straordinaria biodiversità botanica.
A partire da questa consapevolezza, GOEL e Comunità Progetto Sud hanno creato e registrato, sia a livello nazionale che internazionale, il marchio “Calabria Oasi della Biodiversità d’Europa” e la sua corrispettiva versione inglese.

Lo scorso 24 maggio 2025, durante l’Etica Bio Festival tenutosi a Caulonia, GOEL e Comunità Progetto Sud hanno donato pubblicamente il marchio. Diversi enti pubblici e privati, imprese, associazioni, enti del terzo settore hanno risposto all’appello, ponendo le basi per la nascita di una vera e propria Alleanza per la Biodiversità in Calabria. Ad oggi si contano oltre 50 adesioni. Il 23 luglio 2025 si è tenuto a Lamezia Terme il primo incontro fondativo dell’Alleanza. Erano presenti diverse rappresentanze tra gli enti che hanno aderito: LEGAMBIENTE, LIPU, TOURING CLUB ITALIANO, AZIENDA AGRICOLA COSTANTINO, ENTOPAN, SLOWFOOD CALABRIA, COOPERATIVA TERRE IONICHE, il FORUM DEL TERZO SETTORE regionale, ASSOCIAZIONE AMICI DELLA TERRA, oltre che, naturalmente, GOEL – Gruppo Cooperativo e Comunità Progetto Sud. L’incontro è servito a porre le basi per la nascita e la strutturazione di questa Alleanza per la Biodiversità in Calabria al fine di:

  • difendere e promuovere la biodiversità e il patrimonio naturale della Calabria,
  • promuovere una nuova immagine pubblica della Calabria,
  • studiare e approfondire la biodiversità botanica della Calabria, cooperando insieme.

Si è deciso di continuare e rilanciare la campagna di adesioni. Pertanto, tutti coloro che sono interessati a promuovere e difendere la biodiversità in Calabria, e tutti quelli che vogliono far conoscere in Italia e nel mondo l’immenso patrimonio naturale della Calabria, possono candidarsi ad aderire mandando una mail all’indirizzo biodiversita@goel.coop.

foto in evidenza_ Maria Pia Tucci
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EUFEMIA. Petali. La newsletter di giugno 2025

EUFEMIA

La curatrice a chi legge. Di Maria Pia Tucci

«Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. Di una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda».

É il 1972 quando Italo Calvino consegna alla letteratura e al mondo “Le città invisibili”.

Dialogo, viaggio, immaginario. Aspirazioni. Città come filosofie incantante di necessità e virtù.

Ma cosa sono oggi le città? Quali sono le domande di chi le abita e chi è il moderno Marco Polo e chi il Kublai Khan? quali le sfide, la memoria e gli scambi?

Quello che è certo è che tra le città dello scrittore italiano nato a Cuba, c’è “Eufemia” dove «Non solo a vendere e a comprare si viene ad Eufemia… E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i propri ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie, al ritorno da Eufemia, la città in cui ci si scambia la memoria a ogni solstizio e a ogni equinozio».

La Città Lamezia è Eufemia, Nicastro, Sambiase.

Una città che a giugno si è interrogata e ha fatto esercizio di memoria e libertà partecipando a Trame.14 Festival dei libri sulle mafie, una Città ha scelto il nuovo Sindaco. Ed è in questa Città, e oltre, che la Comunità Progetto Sud, mentre si avvia al suo mezzo secolo con nuove visioni e altri progetti, coltiva  le sue reti e sta nel mondo.

angela regio

Il Terzo Settore e la Città

Welfare, amministrazione condivisa, economia sociale. Sussidiarietà orizzontale e innovazione nei processi di adattamento ai cambiamenti sociali e culturali. Nuove urgenze: giovani, popolazione che invecchia e servizi socio-sanitari. Dialogo e analisi di bisogni. Ma anche buone prassi e co-progettazione che funziona e dimostra risultati.

Per seguire quel filo che Calvino ha trasportato nell’ immaginario de “Le città invisibili” dove ogni città si confronta con i suoi abitanti, con sé stessa e con le proprie aspirazioni, il Forum del Terzo Settore del Lametino e del Reventino ha chiesto e parlato alla Città e ai Candidati alla vigilia delle elezioni che tra primo turno e ballottaggio hanno eletto, lo scorso 10 giugno Mario Murone nuovo Sindaco di Lamezia Terme.

Angela Regio (in foto), socia dell’Associazione Comunità Progetto Sud e Portavoce del Forum del terzo settore del lametino e del Reventino, ha messo sul tavolo temi cruciali non solo per la vita dei molti in condizione di fragilità, ma per un’intera collettività che se cresce, cresce insieme.

Quali sono le considerazioni e le sollecitazioni sociali alla politica della terza città della Calabria?  

«La sollecitazione più importante che abbiamo voluto lanciare ai politici della nostra città è stata quella di sottolineare, come Terzo settore organizzato nel Forum, che intendiamo far valere il nostro diritto/dovere alla partecipazione attiva nelle scelte degli indirizzi politici che si intendono compiere per l’intero territorio lametino. È il principio della sussidiarietà orizzontale al quale non intendiamo abdicare perché: siamo Enti del terzo settore(ETS) che perseguono, “senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”; abbiamo come precipua finalità quella di “promuovere e realizzare attività di interesse generale”; ci adoperiamo nel creare legami di fiducia tra le persone e di generare coesione e capitale sociale; ci impegniamo per uno sviluppo economico e sociale più inclusivo e sostenibile attraverso: il rispondere con innovazione ai bisogni e alle problematiche sociali; lo sperimentare soluzioni sociali nuove ed efficaci; l’adattarsi ai cambiamenti con creatività. Tutto questo il Terzo settore lo fa mettendosi a disposizione e affianco alle istituzioni e al territorio generando un forte impatto economico, sociale ed occupazionale per la crescita dei territori e del nostro paese. Stiamo scommettendo, insomma, sulla capacità degli ETS di unirsi e collaborare per lo sviluppo complessivo dei territori al di là del proprio interesse specifico: questa è la strada per arrivare davvero ad incidere in un contesto sociale ed essere riconosciuti e credibili. Le difficoltà, però, per arrivare a questo sono molteplici e riguardano soprattutto l’appiattimento e la subordinazione che tanti ETS continuano ad avere nei confronti della Pubblica Amministrazione e della politica: per la propria autoconservazione si disperde il senso del sentirsi pienamente cittadini e cittadine, capaci cioè di essere parte attiva del vivere sociale e quindi anche di proporre e anticipare soluzioni efficaci per il buon vivere comune».

Quali sono le urgenze che necessitano di confronto e programmazione?

«Da qualche anno piovono nei Comuni tanti e diversi fondi: dal PNNR ai FNA (Fondi per la non autosufficienza); da quelli per Agenda urbana a quelli per la riqualificazione dei territori più disagiati e cosa si fa? Spesso si fanno tornare indietro i fondi solo perché non ci sono all’interno delle amministrazioni comunali dirigenti competenti, motivati e qualificati che li intercettano e, dall’altra parte, i politici sono distratti da altro e non comprendono come invece l’attivare queste possibilità può diventare volano per un reale sviluppo territoriale. È su tutte le tematiche sociali che vi è la necessità di confrontarsi per programmare insieme le linee di intervento, uscendo dalla logica che un ente del terzo settore sia solo quello al quale affidare in ultima analisi la mera gestione di alcuni progetti senza valutarne l’effettivo impatto ed efficacia».

Amministrazione Condivisa: quali i modelli di collaborazione tra l’amministrazione comunale e le organizzazioni del Terzo Settore per la gestione condivisa di beni comuni e servizi di interesse generale?

«L’amministrazione condivisa vuol dire coinvolgere in modo attivo gli Enti del Terzo Settore nella programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi e dei servizi nei settori di attività di interesse generale. Per attivarla concretamente è contemplato dalle leggi il procedimento della co-programmazione, che è finalizzata all’individuazione dei bisogni da soddisfare, degli interventi necessari, delle modalità di realizzazione e delle risorse disponibili: questo è a tutti gli effetti un procedimento amministrativo formalmente riconosciuto che si conclude con un documento condiviso. Ad essa segue la co-progettazione di specifici progetti di servizio o di intervento. Quindi vuol dire sedersi intorno ad un tavolo non per “spartire” fondi e attività tra le parti, ma per confrontarsi su ciò che occorre realmente ad un territorio e solo dopo individuare i criteri per l’eventuale partecipazione ai bandi e le modalità di rendicontazione non solo economica ma soprattutto di impatto. Per questo come Forum del lametino abbiamo chiesto espressamente all’amministrazione precedente e anche ai candidati a sindaco, di adoperarsi a stendere uno specifico regolamento, per altro già in uso in molti comuni d’Italia, che orienti, sul piano giuridico, queste forme di confronto, condivisione e co-realizzazione di interventi, servizi e attività di interesse generale».

Siamo difronte ad un’assenza di dati, ma i bisogni rilevati sono presenti: come arrivare a delle analisi realistiche sulle esigenze specifiche dei diversi quartieri e frazioni di Lamezia Terme, con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete e sostenibili?

«Alcune leggi, tra le quali la 328/2000 e quella regionale 23/2003, hanno previsto un interessante strumento di partecipazione che sono i tavoli per l’analisi, la costruzione e la verifica del Piano di zona per il sistema di interventi e servizi sociali. A questi tavoli dovrebbero partecipare le ETS e le organizzazioni sociali che lavorano già in tanti settori quali i servizi di cura, la cultura, lo sport, etc. e le associazioni di tutela dei diritti delle persone. Il compito dei tavoli è proprio quello di mettere insieme le conoscenze che si hanno sul campo dei vari fenomeni e nei diversi territori. Questo permette l’acquisizione di quei dati altrimenti poco rilevati, che servono poi per programmare interventi di sistema e non facili soluzioni “spot” che durano poco e non incidono sul cambiamento reale. Per questo abbiamo chiesto e chiediamo che i tavoli per il piano di zona divengano permanenti affinché ci sia un continuo scambio di informazioni e collaborazioni tra gli enti e la Pubblica Amministrazione».

Quale la politica per la promozione di modelli di sviluppo economico che valorizzino l’impatto sociale e ambientale?

«Questa è la domanda che abbiamo rivolto ai candidati a sindaco e per la quale abbiamo ricevuto in risposta i dépliant con il loro programma elettorale dove c’è tanto ma manca, come al solito, una visione. Noi crediamo che sia possibile uno sviluppo economico rispettoso dell’ambiente e con grande impatto sociale. La domanda è: chi sarà chiamato a governare avrà l’orizzonte limitato della propria vita o si proietterà a disegnare un futuro vivibile per le nuove generazioni?»

comunità competente

Comunità competente lancia il Manifesto per una democrazia delle cure in Calabria

Le soluzioni per la nostra travagliata sanità regionale non possono esaurirsi nel chiedere più personale e maggiori finanziamenti, anche se nel riparto del Fondo Sanitario Nazionale siamo danneggiati perché le Regioni forti (Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana) non vogliono tener conto, in sede di Conferenza Stato-Regioni, della “deprivazione sociale” ovvero della povertà che è un potente  “determinante sociale della salute”; inoltre, come ci ricorda Gianfranco Viesti, “la media annua degli investimenti pubblici nella sanità è stata di 77 euro per abitante nel Nord-Est (184 euro a Bolzano) e di 25 euro nel Sud Continentale (in Calabria 16 euro)”.

Inoltre è necessario che le Forze Politiche s’impegnino ad abrogare in Parlamento il tetto delle assunzioni normato nel 2004 che stabilisce che le Regioni possano assumere tenuto conto della spesa del 2004 ridotta dell’1,4%! Non può prevalere una visione economicistica della tutela della salute che per noi è un “Bene Comune”.

È necessario modificare il paradigma culturale della sanità che valorizzando la medicina di prossimità e d’iniziativa permetta alla spedalità di curare gli acuti e di fare ricerca non surrogando la medicina territoriale.

Abbiamo la grande opportunità del PNRR (che, come Comunità Competente, monitoriamo continuamente) che prevede la costruzione di una filiera positiva costituita da: le prime cure a domicilio, le Strutture Sanitarie Intermedie e  gli Ospedali, senza dimenticare la  Prevenzione e la Riabilitazione che pongono al centro  il Distretto 2.0 luogo d’incontro tra le  Reti Formali e le Reti Informali costituite, queste ultime, dal Volontariato, dal Terzo Settore, dalle Parrocchie, dai Centri Sociali e da altri luoghi di aggregazione. Bisogna valorizzare una sanità inclusiva, una sanità delle cittadine e dei cittadini che ponga fine a logiche autoreferenziali in cui ognuno, come Narciso, si specchia.

LE PROPOSTE

1) I luoghi della Partecipazione sono l’elemento centrale per una sanità di prossimità, sono i luoghi del vissuto democratico e dell’esercizio di un controllo sociale da parte dei cittadini organizzati in Associazioni previsti dall’articolo 14 del Decreto legislativo 502/92, dal Decreto Legislativo n°33/2013 e dalle Linee Guida degli Atti Aziendali come il Comitato Consultivo degli utenti, il Comitato misto consultivo, la Consulta del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, la Conferenza dei Servizi annuale. Riteniamo che le modalità della partecipazione debbano essere:

  1. Partecipazione nella consultazione;
  2. Partecipazione come supporto all’implementazione dei programmi;
  3. Partecipazione come valutazione e monitoraggio;
  4. Partecipazione nella coprogettazione dell’intervento;

2) Immettiamo giovani professionisti di cui in Calabria c’è disponibilità (Psicologi, Assistenti Sociali, Ostetriche, Ingegneri, Geometri, Amministrativi ecc.) in un SSR anziano per cambiare passo in attesa di essere attrattivi nei riguardi dei medici e degli infermieri che lavorano fuori Regione;

3) Attiviamo l’U.O.C. (Unità Operativa Complessa) di Neuropsichiatria Infantile e della Adolescenza presso l’Azienda Universitaria Dulbecco e la Rete Ospedaliera e Territoriale prevista sin dal novembre 2022 dal Programma Operativo che darebbe una parziale risposta all’ emigrazione sanitaria dei nostri bambini (788 nel 2022);

4) Aboliamo gradualmente il tetto di spesa per gli Specialisti ambulatoriali Interni, previsti dal DCA n°82/2015, che ci consentirebbe di incrementare le ore della Specialistica Ambulatoriale con la possibilità di fare lavorare questi professionisti nei Presidi Ospedalieri;

5) Attiviamo una Rete POCT (Point Of Care Testing = strumenti diagnostici) nel Territorio (Case della Comunità e Ospedali di Comunità) e nei Pronto Soccorsi, che abbiamo proposto da tempo e che ci consentirebbe di avere, in tempi brevi, i risultati degli esami ematici, anche salva vita, come la troponina;

6) Attiviamo gli Ambulatori Infermieristici sul territorio secondo una proposta che abbiamo elaborato, come Comunità Competente, insieme ad alcuni Ordini Provinciali degli Infermieri per implementare una medicina di prossimità e d’iniziativa. Inoltre attiviamo gli Infermieri di Comunità in tutta la Calabria;

7) Facciamo camminare sul Territorio il DCA attinente alla Sperimentazione del Budget di salute, pubblicato nel gennaio scorso scritto dal Tavolo Tecnico Regionale, che è un passo importante per prevenire l’istituzionalizzazione dei pazienti psichiatrici;

8) Implementiamo nella nostra Regione il DCA attinente al Piano d’azione regionale sulla salute mentale pubblicato nel gennaio scorso ed elaborato dal Coordinamento Regionale sulla salute mentale;

9) Attuiamo il DCA pubblicato nel gennaio scorso Linee Guida per le attività dei Consultori Familiari atteso da molto tempo dai movimenti femminili e non solo;

10) Estremamente debole è la politica attinente alle Aree Interne che dovrebbe armonizzare il ruolo degli Ospedali di zona disagiata con gli interventi di welfare previsti con la Rete di servizi alla persona predisposta a livello degli Ambiti Territoriali Sociali e l’integrazione sociosanitaria. Sarebbe opportuno sottolineare l’esiguità delle risorse finanziarie (spese con enormi ritardi) che coinvolgono solo 5 Aree Interne che sono una goccia nel deserto della fragilità orografica e demografica.

Pertanto sarebbe auspicabile che la Regione avanzasse al Governo Nazionale una proposta perché la Strategia Nazionale Aree Interne(SNAI) aumentasse il suo bacino d’intervento e che la Regione valorizzasse la Telemedicina con un occhio ai long term care, all’infermiere di Comunità, alle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), all’Emergenza/Urgenza e alle Piattaforme di Elisoccorso;

11) Dobbiamo credere nel ruolo dei Consultori Familiari che sono un importante Front Office delle famiglie con una funzione inclusiva e di prevenzione; pertanto ribadiamo la proposta più volte avanzata di attivare gradualmente in Calabria i 95 Consultori previsti dalla normativa e da subito attivare in ogni Distretto un Consultorio h 12 soprattutto laddove sono stati chiusi i Punti nascita;

12) Valutiamo la fattibilità di attivare Equipe mediche mobili per sopperire alla carenza del personale negli Ospedali;

13) Costruiamo le Case della Comunità come luoghi dell’integrazione sociosanitaria (senza trattino) creando un forte rapporto con i Medici di Medicina Generale con la presenza delle AFT h 12, degli Ambulatori Infermieristici, degli Specialisti ambulatoriali interni, dei Consultori Familiari, dei Centri di Salute Mentale. Valorizziamo il ruolo degli Enti Locali, del Volontariato e del Terzo Settore;

14) Prevediamo gli Ospedali di Comunità luoghi di accompagnamento della persona fragile che si rapporta con la Rete Sociosanitaria e con le attività ambulatoriali infermieristiche;

15) Sosteniamo la proposta del Presidente Occhiuto perché la Protezione Civile torni ad occuparsi della costruzione dei nuovi ospedali finanziati oltre 17 anni orsono, ricordando che troppo frettolosamente ed erroneamente venne messo da parte il DPCM n°3635 del 21/12/2007che dettava Disposizioni urgenti di Protezione Civile dirette a fronteggiare l’emergenza socio-economica in Calabria. Non è mai troppo tardi recuperare gli errori del passato;

16) Istituiamo le Aziende Sanitarie Ospedaliere (ASO) di Cosenza e Reggio Calabria che dovrebbero gestire tutti gli ospedali e le Aziende Sanitarie Territoriali (AST) di Cosenza e Reggio Calabria che sarebbero responsabili della sanità territoriale;

17) Sollecitiamo il ruolo di verifica della Regione in merito ad importanti DCA approvati o LEA non attuati come, per esempio, le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) che hanno un importante ruolo sul territorio; L’istituzione delle Commissioni Consultive Miste da parte delle Aziende Sanitarie. Gli screening oncologici in gran parte insufficienti; i Centri per le demenze ed il Deterioramento Cognitivo che curano oltre 32.000 pazienti… funzionano?

18) Istituiamo l’Osservatorio Epidemiologico Regionale che incredibilmente manca nella nostra Regione e che era stato chiesto, oltre 5 anni fa, anche nel libro Per una riforma della sanità in Calabria;

19) Valorizziamo e socializziamo le Buone Pratiche che sono presenti nel nostro Servizio Sanitario Regionale perché facciano da traino sulle varie problematiche;

20) Diamo un nuovo volto alla Formazione del Personale, valorizzando anche le esperienze da fare fuori Regione, che deve essere fortemente legata ai bisogni di salute della popolazione tenendo conto anche della Telemedicina e della Robotica;

21) Nell’ambito della Agricoltura Sociale è necessario sostenere e sviluppare le attività delle Fattorie Sociali importanti luoghi d’ inclusione e d’integrazione delle persone fragili;

22) Alfine di garantire un Soccorso efficace e rapido, in special modo nelle nostre Aree Interne, è fondamentale costruire diffusamente Elisuperfici attrezzate anche per il volo notturno;

23) Chiediamo che siano attivati i Servizi di Emodinamica presso gli Ospedali di Lamezia Terme e di Polistena.

Come Comunità Competente ci impegniamo, a piccoli passi concreti, ad approfondire i contenuti elencati nel “Manifesto per una democrazia delle cure”, come anche nuovi elaborati e ulteriori proposte che risulteranno utili e importanti confrontandoci con la Struttura Commissariale e il management aziendale, con le forze sociali e politiche, con le istituzioni civili e religiose e, soprattutto, con le aggregazioni delle persone bisognose di cure e con le categorie professionali dedicate a prendersene cura.

Come componenti della società organizzata, oltre ai piccoli passi concreti individuati nel “Manifesto”, contiamo che la Calabria istituzionale compia lucidamente il passo ancora mancante, cioè quello di allineare e mettere a sistema il comparto della Sanità con il Sociale, la Cultura con il Lavoro.

La Calabria delle città e dei numerosi piccoli comuni ha diritto alla piena attuazione dell’articolo 32 della Costituzione. Alla pari con il resto del Paese, è cosa buona e giusta partecipare attivamente al potenziamento dei diritti e all’esercizio dei doveri di realizzare una diffusa sanità adeguata a migliorare la salute e il benessere di e per tutte le persone, nessuna esclusa. A Comunità Competente interessa partecipare e applicarsi per una democrazia delle cure.

Scarica il manifesto in pdf: Manifesto Per una Democrazia delle cure

Hanno già firmato:

1) Rubens Curia Portavoce Regionale ” Comunità Competente”;
2) Giacomo Panizza Fondatore Comunità Progetto Sud;
3) Marina Galati Presidente CNCA odv;
4) Mario Nasone Presidente Centro Comunitario Agape;
5) Stefania Marino Presidente Associazione ProSalus;
6) Giorgio Marcello Docente Università della Calabria;
7) Rita Ciciarello Presidente Coordinamento Associazioni Salute Mentale  (CASM);
8) Nunzia Coppedè Presidente FISH Calabria;
9)  Antonio Laganà Presidente Associazione per la ricerca neurogenetica;
10)  Serafina Fiorillo Vice coordinatrice regionale Sidmi;
11) Michele Napolitano Presidente Associazione ” La goccia” odv;
12) Emanuela Chiodo Ricercatrice Dispes Università della Calabria;
13) Fioravante Schiavello Serra San Bruno;
14) Alessandra Polimeno Presidente Associazione 5 D;
15) Adriana De Luca Presidente Associazione ” Gli altri siamo noi”;
16) Giacomina Durante Consigliera Nazionale APMARR (Associazione pazienti M.      Reumatiche/Rare);
17) Domenica Clemensi Presidente Associazione ” Donne Insieme”;
18) Caterina Iuliano Presidente Associazione “Don Pellicanò”;
19) Marina Radice  cofondatrice “Comitato Costa degli dei”;
20) Stefania Fratto Presidente Associazione “Donne e Diritti”;
21) Luisa Pandolfini ginecologa Oppido Mamertina;
22) Maria Francesca Amendola Segretaria Regionale Arcat Calabria Odv
23) Maria Antonietta Campennì Cofondatrice ” Comitato Costa degli Dei”
24) Gianluca Capristo Professore – Corigliano/Rossano

 

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In compagnia di Maicol | 9 settembre ore 18.30 | Via Conforti

“Un diario, nel quale Emma Leone ha cercato di racchiudere, seppur solo in parte, alcuni momenti, forse i più significativi, della sua vita. Pagine di dolore e sofferenza, ma anche di tanta gioia e felicità e di scelte che l’hanno resa protagonista nel cambiamento non solo personale, ma soprattutto nel sociale. Pagine che raccolgono le sue emozioni e le sue riflessioni”.

“In compagnia di Maicol” è l’autobiografia di  una protagonista della nascita e della vita della Comunità Progetto Sud, dal 1975 ai nostri giorni. Il virgolettato in incipit è consegnato a tutte e tutti noi dal compagno di vita di Emma Leone, Beppe Rozzoni, parole che in poche battute fanno il riassunto e lanciano il messaggio del viaggio che Emma ci permette di fare con un testo elaborato e ricco di vita e che chiama chi lo legge a riflettere sul senso delle scelte.

Scelte che Emma ha compiuto per sé stessa e per garantire ad altri e altre il senso dei diritti e dei doveri delle persone con disabilità, il protagonismo collettivo dei ruoli che ognuno ha in una catena umana che produce sociale con il senso del fare.

Emma Leone e Beppe Rozzoni
Emma Leone e Beppe Rozzoni

Un estratto del libro, pubblicato come numero 121/122 edizione della rivista Alogon, può essere scaricato dal sito della Comunità Progetto Sud  ( Scarica cliccando qui )  e sarà presentato sotto il glicine di Via Conforti, casa madre della Comunità Progetto Sud, il prossimo lunedì 9 settembre 2024 ore 18.30. 

cps emmaleone in compagnia di maicol (sito web)

Una presentazione tutta al femminile, che farà focus sul sociale contemporaneo partendo proprio dalle pagine di “In compagnia di Maicol”; a discuterne: Marina Galati, psicologa e direttrice di Comunità Progetto Sud, Laura Corradi, sociologa e docente Unical,  Giorgia Gargano, docente e già assessore alla Cultura e Istruzione del Comune di Lamezia Terme, Maria Pia Tucci, giornalista e ufficio stampa di Comunità Progetto Sud.

Nell’intervista di Tiziana Bagnato, di qualche anno fa, un profilo di Emma Leone

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Bando selezione Servizio Civile 2024-25: per la Comunità Progetto Sud 4 posti disponibili

Il dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato il Bando  per la selezione di 6.478 operatori volontari da impiegare in progetti di Servizio civile universale afferenti a programmi di intervento di Servizio civile digitale, di Servizio civile ambientale e di Servizio civile per il Giubileo della Chiesa cattolica nonché di programmi di intervento di Servizio civile universale autofinanziati. il bando è consultabile qui (Bando_Selezione_Digitale.pdf)

La Comunità Progetto Sud, per tramite del CNCA nazionale mette a disposizione un totale di 4 posti.

2 da impiegare in progetti di Servizio civile universale afferenti a programmi di intervento di Servizio civile digitale, da svolgere nella sede di Via del Progresso, 472 – Lamezia Terme (CZ).

Clicca qui per la SCHEDA ELEMENTI ESSENZIALI DEL PROGETTO ASSOCIATO AL PROGRAMMA DI INTERVENTO DI SERVIZIO CIVILE DIGITALE – TITOLO: Digit-abili, percorsi di inclusione digitale – anno 2024

Qui i riferimenti ai nominativi delle persone degli enti sede di attuazione di progetto, con i quali prendere contatto per ulteriori informazioni.

e 2 per il  Servizio civile ambientale da svolgere nella sede di Via Reillo, 5 – Lamezia Terme (CZ).

Clicca qui per la SCHEDA ELEMENTI ESSENZIALI DEL PROGETTO ASSOCIATO AL PROGRAMMA DI INTERVENTO SPECIFICO PER IL “SERVIZIO CIVILE AMBIENTALE”. TITOLO DEL PROGETTO: Il respiro della terra – anno 2024

Qui i riferimenti ai nominativi delle persone degli enti sede di attuazione di progetto, con i quali prendere contatto per ulteriori informazioni.

Le domande di partecipazione al bando, scaricabili a questo link https://domandaonline.serviziocivile.it/  devono essere presentate entro e non oltre le ore 14.00 del 26 settembre 2024.

Per partecipare alla selezione per i due bandi  è richiesto il possesso dei seguenti requisiti:

a) cittadinanza italiana, oppure di uno degli altri Stati membri dell’Unione Europea, oppure di un Paese extra Unione Europea purché il candidato sia regolarmente soggiornante in Italia;
b) i giovani tra i 18 e 28 anni di età non compiuti (28 anni e 364 giorni) alla data di presentazione della domanda;
c) non aver riportato condanna, anche non definitiva. Saranno selezionati 2 posti ed il Progetto si Svolgerà presso la sede dell’Associazione Comunità Progetto Sud sita in Via del Progresso, 472 – Lamezia Terme (CZ)

Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione, indirizzata direttamente all’ente titolare del progetto prescelto, esclusivamente attraverso la piattaforma DOL raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it.


È possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto ed un’unica sede, da scegliere tra i progetti elencati negli allegati al presente bando e riportati nella piattaforma DOL.


Sui siti internet del Dipartimento www.politichegiovanili.gov.it e www.scelgoilserviziocivile.gov.it è disponibile la Guida per la compilazione e la presentazione della Domanda on-line con la piattaforma DOL.

copertina cps newsletter

Petali: “Viola”. La newsletter di marzo 2024

a cura di Maria Pia Tucci,  Giornalista, Ufficio stampa della Comunità Progetto Sud

Il 2024 celebra i cento anni dalla nascita di Franco Basaglia. Psichiatra e neurologo A lui il nome della Legge 180 del 1978. È lui che cercherà e riuscirà a trasformare i manicomi in comunità terapeutiche, in cui medici, operatori e pazienti possiedono pari dignità e pari diritti: i rapporti non sono più verticali, bensì orizzontali, e viene privilegiata la collaborazione tra pari.

Noi, Comunità Progetto Sud, abbiamo avuto il privilegio di essere contaminati da quella lotta per la pari dignità di diritti, dalla scienza e dalla parola al fatto di praticare la differenza grazie anche all’amicizia e alla collaborazione scientifica di Assunta Signorelli. Psichiatra eccellente, nata a Napoli e che con Basaglia ha lavorato a quell’esperienza di trasformazione istituzionale dei manicomi, sia nell’Ospedale Psichiatrico di Colorno (1971) che a Trieste (1972), dove è stata anche direttrice del Dipartimento di Salute Mentale.

A lei il viola che titola e apre questa newsletter di marzo con il racconto-ricordo appassionato di Angela Regio su Assunta Signorelli. Viola è il colore che Assunta amava, colore di cui vestiva anche i suoi capelli. Il viola che ci ricorda i diritti di ognuno.

E in questo marzo che cambia la stagione dell’anno, che ricorda e celebra le donne l’8 marzo, Marina Galati, la Direttrice di Comunità Progetto Sud, ha intrapreso un nuovo viaggio in terra d’ Africa, in Uganda, di cui ci da uno spaccato con un suo scritto.

Intanto qui, noi stanziali, abbiamo lavorato con il partenariato del Centro Antiviolenza Demetra alla divulgazione dei dati del 2023 e alla nuova programmazione del 2024 e così ne hanno parlato i media qui Il servizio della Rai TgR Calabria, Il Lametino. Il report lo trovate sul sito istituzionale del Come di Lamezia Terme .

Tra le ultime news leggerete com’è andato l’appuntamento di Decollatura, dove abbiamo presentato pubblicamente il progetto “Che impresa la Scuola!” e della proposta di una multi agenzia per il contrasto alla tratta degli esseri umani da sviluppare con il progetto In.C.I.P.I.T.

Nella sezione Petali per leggere: “Le dannate della terra” a cura di Alessandra Corrado, Lorena Leone, Rosanna Liotti, con la prefazione di Marina Galati e l’introduzione di Alessandra Corrado, Rubbettino Editore, di cui troverete il link per scaricare gratuitamente la pubblicazione.

Nella sezione Petali per esserci:l’evento del 13 aprile 2024 che si terrà in Sala Sintonia – via Antonio Reillo, 5. Lamezia Terme (CZ), ore 9:30. “Essere Orfani di femminicidio in Calabria” – a cura di RE.S.P.I.R.O., la rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali.

A tutti e tutte voi La nostra Buona Pasqua con un pensiero di don Giacomo Panizza.

Buona lettura!

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Petali: la newsletter della Comunità Progetto Sud

Gennaio 2023: l’anno che verrà

a cura di Maria Pia Tucci

Se dicembre porta con se l’idea o l’ immaginario generale del riassunto intimo e pubblico di ciò che abbiamo realizzato durante l’anno che finisce, gennaio è, con altrettanta buona pace dello stesso immaginario, l’ inizio e la traiettoria di ciò che continua, che cambia e che di nuovo desideriamo ci accompagni.

Per  il 2023 abbiamo scelto di essere più vicini a chi ci segue, a chi condivide con noi la strada ma anche di entrare in contatto con chi non ci conosce ma che desidera farlo, grazie ad una newsletter mensile che si chiama: Petali.

Ricalca l’idea dell’ unicità di ogni persona, quella stessa unicità disegnata nel fiore che è il logo che accompagna l’identità visiva della Comunità Progetto Sud da quasi cinquanta anni.

L’anno che verrà è un futuro già piantato che ricalca la via costruita del Noi, della Pace, dell’attenzione alle fragilità umane e dell’ ambiente.

Questo anno che verrà lo iniziamo con un petalo, che è il pensiero di don Giacomo Panizza

 

 

 

 

offerta di lavoro CPS (2)

Lavora con noi

A partire da oggi 28 novembre 2022 con scadenza il 31 gennaio 2023 la Comunità Progetto Sud indice quattro call di ricerca personale.

Figure specializzate da inquadrare con le seguenti tipologie di contratto di lavoro:
CCNL UNEBA
CCNL ARIS (sanità privata)
o collaborazione professionale (con partita IVA)
Le figure che cerchiamo sono:
TNPEE – terapista neuropsicomotricità età evolutiva
-Logopedista
-Tecnici della riabilitazione psichiatrica
-Educatore professionale (classe di Laurea SNT2 – DM 520/98)

Il CV può essere inoltrato seguendo il modulo al link lavora con noi
selezionando dalla tendina che si apre alla voce *Ti proponi per il seguente settore la voce*: disabilità