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Petali: la newsletter della Comunità Progetto Sud

Gennaio 2023: l’anno che verrà

a cura di Maria Pia Tucci

Se dicembre porta con se l’idea o l’ immaginario generale del riassunto intimo e pubblico di ciò che abbiamo realizzato durante l’anno che finisce, gennaio è, con altrettanta buona pace dello stesso immaginario, l’ inizio e la traiettoria di ciò che continua, che cambia e che di nuovo desideriamo ci accompagni.

Per  il 2023 abbiamo scelto di essere più vicini a chi ci segue, a chi condivide con noi la strada ma anche di entrare in contatto con chi non ci conosce ma che desidera farlo, grazie ad una newsletter mensile che si chiama: Petali.

Ricalca l’idea dell’ unicità di ogni persona, quella stessa unicità disegnata nel fiore che è il logo che accompagna l’identità visiva della Comunità Progetto Sud da quasi cinquanta anni.

L’anno che verrà è un futuro già piantato che ricalca la via costruita del Noi, della Pace, dell’attenzione alle fragilità umane e dell’ ambiente.

Questo anno che verrà lo iniziamo con un petalo, che è il pensiero di don Giacomo Panizza

 

 

 

 

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Lavora con noi

A partire da oggi 28 novembre 2022 con scadenza il 31 gennaio 2023 la Comunità Progetto Sud indice quattro call di ricerca personale.

Figure specializzate da inquadrare con le seguenti tipologie di contratto di lavoro:
CCNL UNEBA
CCNL ARIS (sanità privata)
o collaborazione professionale (con partita IVA)
Le figure che cerchiamo sono:
TNPEE – terapista neuropsicomotricità età evolutiva
-Logopedista
-Tecnici della riabilitazione psichiatrica
-Educatore professionale (classe di Laurea SNT2 – DM 520/98)

Il CV può essere inoltrato seguendo il modulo al link lavora con noi
selezionando dalla tendina che si apre alla voce *Ti proponi per il seguente settore la voce*: disabilità

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Uniti per la legalità. Il premio nazionale dei giovani commercialisti alla Comunità Progetto Sud

IL PREMIO DELL’UNIONE NAZIONALE GIOVANI DOTTORI COMMERCIALISTI ED ESPERTI CONTABILI (UNGDCEC), PER LA GESTIONE VIRTUOSA DEL PRIMO BENE CONFISCATO ALLE COSCHE DELLA CITTÀ DI LAMEZIA TERME

Nella Tenuta Agricola Suvignano, tra le colline senesi, a Monteroni d’Arbia, in un binomio tra legalità e libertà, in uno dei più grandi beni confiscati del centro nord dell’ Italia, si è svolta la seconda edizione di “Uniti per la Legalità”, evento nazionale dei giovani commercialisti, di cui è presidente Matteo De Lise.

Una giornata in cui momenti formativi e di testimonianza si sono alternati ad interventi istituzionali di riflessione sull’utilità della normativa antimafia e, più in generale, sulla prevenzione e contrasto all’illecita accumulazione della ricchezza.

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Numerose le presenze qualificate provenienti dal mondo delle professioni, dell’autorità giudiziaria, delle Prefetture e della società civile.

«A 26 anni dalla legge sui beni confiscati, – dichiara Paolo Florio, tesoriere della Fondazione Centro Studi UNGDCEC – è giunto il momento che anche la fase di destinazione e riutilizzo dei beni possa funzionare in modo efficiente». «Dopo i sequestri e le confische definitive è la parte finale della destinazione, oggi, quella più importante, che dobbiamo impegnarci a far funzionare».

«La Comunità Progetto Sud, – conclude Florio – fondata da Don Giacomo Panizza, è un esempio virtuoso di come, uniti e insieme per la legalità, stimolando la partecipazione della società civile, è possibile il cambiamento, grazie ai numerosi progetti conclusi per la collettività».

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Florio_Panizza_Spaccarotella

«Era il 2001 quando abbiamo deciso tutti insieme, noi della Comunità, con alle spalle già 25 anni di attività sociale, di aprire una strada nuova e anche innovativa per per tutti e tutte, prendendo in gestione il primo bene confiscato della città» – dice Don Giacomo Panizza, presente a Monteroni d’Arbia per portare la sua testimonianza e ritirare il Premio Uniti per la legalità. «Pensieri e Parole è oggi, come lo avevamo sognato, una realtà lavorativa, sociale, culturale e politica in cui fare abitare legalità e giustizia». «Un condominio sociale, – conclude don Panizza-  sostenibile, perché autoproduce il fabbisogno energetico grazie ai pannelli solari di cui è dotato, un luogo che è un passaggio di vita perché intreccia generazioni, costruisce servizi e parla le lingue del mondo».

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Giornata internazionale per la consapevolezza dell’ autismo. Al via i sabati nel villaggio

Si comincia dalla data simbolica del 2 aprile, giornata internazionale per la consapevolezza dell’autismo, con “I sabati nel villaggio. A spasso per la città”, che proseguiranno fino a giugno 2022.


copertine auguri festività (Sito web)

«Durante lo svolgimento del nostro lavoro – dice Chiara Carnovale, coordinatrice del Centro Psico Educativo Autismo della Comunità Progetto Sud,- si è sentita la necessità di ampliare ulteriormente il campo di intervento, ed è da qui che nasce l’idea de “i sabati nel villaggio”, con il forte proposito di potenziare le abilità di ciascun bambino, favorendo la generalizzazione di quanto acquisito, in NET (Natural Environment Training) e in DTT (Discrete Trial Training), in contesti naturali».

È un percorso di “generalizzazione”, come si dice in gergo, cioè il mettere in campo le abilità acquisite. In questo caso è uscire insieme, a spasso per la città, per stimolare nuove consapevolezze che fanno parte della quotidianità.

«Il villaggio, – continua la psicologa Coordinatrice Carnovaleinteso come territorio che diventa parte integrante e fondamentale nel processo di sviluppo del bambino, nel quale poter interagire e creare uno scambio biunivoco che consenta al bambino di vivere esperienze di vita quotidiana tipiche dell’ età e al territorio di essere inclusivo e privo di barriere culturali che limitano la reciproca conoscenza».

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«Il Centro Psico Educativo Autismo – rimarca Angela Regio, responsabile dell’area disabilità della Comunità Progetto Sud, – nasce e opera con l’idea di favorire il benessere e la crescita complessiva intorno ai bambini e alle famiglie, intervenendo sulla loro qualità di vita e agendo in tutti i contesti in cui il bambino opera».

In questa giornata in cui in qualche modo si accendono i fari su un disturbo che coinvolge famiglie, scuola, tessuto sociale ampio, la Comunità Progetto Sud rilancia, sui temi della formazione di operatori più che mai necessari per garantire servizi che riducano il più possibile le disuguaglianze.

«In Calabria mancano neurospicomotricisti – rilancia Angela Regionon c’è una visione generatrice e disegnatrice di futuro che accompagni la co-progettazione, ad oggi è questa una delle sfide a cui siamo chiamati tutti, a tutti i livelli, partendo dalle Istituzioni, politiche e sociali, ma anche gli Enti di ricerca e formazione quali sono le Università».

Scarica il comunicato stampa

Il tuo 5×100 per ridurre le disuguaglianze

 

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Competenza e cooperazione per il futuro della Calabria

Superare la paura di essere soli e correre il rischio di fare bene insieme: la presentazione di A Sud del Sud, il libro del giornalista Giuseppe Smorto ieri a Lamezia Terme, è stata l’occasione per riflettere sul presente e il futuro della Calabria.

L’autore, già vicedirettore de La Repubblica, ha dialogato con Giacomo Panizza, presidente di Comunità Progetto Sud, e Vincenzo Linarello, presidente di GOEL – Gruppo Cooperativo.

Vincenzo Linarello, Giuseppe Smorto

Due realtà raccontate in “A Sud del Sud”, ritratto in chiaroscuro che non nega la gravità dei problemi della Calabria ma non tace sulle esperienze di chi in Calabria vuole vivere e non sopravvivere.

«Mi auguro che non ci sia più bisogno di libri come questo, e che le esperienze positive che racconto diventino normalità» ha sottolineato Smorto. E la necessità di un racconto autentico, oltre i negazionismi di chi rimuove le difficoltà e la disperazione di chi le ritiene insormontabili, è stata uno dei focus dell’intenso dibattito moderato dalla giornalista Maria Pia Tucci all’interno del salone dell’ Oasi Bartolomea.

Giuseppe Smorto

«Le risorse per cambiare la Calabria ci sono» ha evidenziato Vincenzo Linarello «Ma sono due gli ostacoli al cambiamento: il primo, è il sistema di collusione tra i vertici della ndrangheta, massonerie deviate e parte della politica che blocca il meccanismo democratico e colloca persone fedeli in posti di responsabilità: fedeltà e competenza spesso non vanno d’accordo. Il secondo ostacolo è culturale, il non fidarsi dell’altro, non cooperare: ma solo cooperazione e mutualismo possono dare futuro alla Calabria. Lo vediamo con la federazione in corso tra GOEL e Comunità Progetto Sud».

«C’è bisogno di competenza» ha ribadito Smorto. «Prendiamo la sanità, che occupa il 70% del bilancio regionale con un deficit che sfiora i due miliardi: la reazione dei calabresi alla mancanza di servizi negli ultimi mesi è stata a voce alta, da Siderno a Cariati. E non si può non raccontarla».

Maria Pia Tucci, don Giacomo Panizza

«Occorre prendere la parola e raccontare la vita che non muore». ha sottolineato Giacomo Panizza. «La mentalità si cambia andando in giro e lasciando che le persone vengano qui in Calabria, in un lavoro di cucitura continuo.

La Calabria non può essere lasciata sola, con i suoi boss e i suoi notabili e il sociale non ha bisogno di chi fa miracoli ma di chi si impegna ogni giorno. I ‘puntini’ del libro non sono rondini che non fanno primavera, ma sono tante rondini: è l’ora di mettersi insieme».

Competenza, cooperazione e racconto autentico: oltre le logiche dell’appartenenza, la paura di essere soli, negazionismi e catastrofismi, c’è chi in Calabria non rinuncia a voler vivere.

 

pubblicazioni stampa

TGR Calabria edizione della sera del 18 luglio 2021 dal min 15

Il lametino

Calabria live

Corriere della Calabria

Gazzetta del Sud

Glicine magazine

Comunità Progetto Sud Generare futuro insieme in un territorio difficile

Questo video e questo articolo raccontano di noi, della Comunità Progetto Sud. La nostra  storia vista con gli occhi del gruppo degli amici di generativita.it

Qualche anno fa, più di qualche, era il 2012. Sono venuti a farci visita gli amici di Generatività. Era quasi estate, a Lamezia erano i giorni di Trame Festival. Me lo ricordo perché presentavo il libro “Qui ho conosciuto purgatorio inferno e paradiso”.

Don Giacomo Panizza parla così dei giorni in cui si andava insieme per le strade di Lamezia Terme a conoscere meglio i  servizi della Comunità Progetto Sud e “vedere cosa avevamo combinato in 35 anni di attività”.

…“La comunità si chiama ‘Comunità Progetto Sud’ non solo perché siamo nel Sud, ma perché l’idea su cui scommettere era il progetto. Abbiamo da subito inventato un’esperienza di vita in comune. In quegli anni io andavo e tornavo, quasi tutte le settimane, dalle Marche alla Calabria, per parlare con i disabili chiusi nelle loro case e per dire loro che il loro futuro dipendeva da loro e dalla collaborazione che avremmo avviato. Siccome mi avevano forse ‘imprestato’ qui, dalla mia diocesi, solo per poco tempo, abbiamo cominciato subito… Abbiamo capito insieme che bisognava fare in modo che diventassimo capaci di futuro, di seminare qualcosa di nuovo, di attrezzarsi per agire, di rompere l’idea che avevano in testa: ‘io sono disabile dunque sono pensionato’… Questa è stata un’operazione anzitutto di tipo culturale. Nel 1976 siamo entrati nella nostra prima casa, in via Conforti a Lamezia, per vivere insieme…”.

Oggi, a distanza di anni, l’Associazione Comunità Progetto Sud è diventata un gruppo di gruppi, un gruppo che ha generato altri gruppi aventi lo stesso spirito e diversificati nel tipo di attività svolta. 

Qui il link all’articolo e il video http://generativita.it/it/storie/generare-futuro-insieme-in-un-territorio-difficile/

“Tra testa e cuore”: un brano musicale per raccontare il sociale

Una voce, la musica e la passione per il lavoro da operatrice del Centro Psico Educativo Autismo della Comunità Progetto Sud e due metafore che la raccontano: la testa e il cuore.

«Una musica può fare» cantava Max Gazzè nel 1998 e tra le cose che fa può sicuramente raccontare e lanciare messaggi sociali importanti con un linguaggio universale e condiviso.

È il caso di «Tra testa e cuore» brano composto e interpretato da Silvia Gaglione e dal rapper Raffalife e arrangiato da Francesco Pappaletto.

L’ arte canora e musicale si intreccia con il percorso del Centro Psico Educativo Autismo (CPEA) della Comunità Progetto Sud a Lamezia Terme, si fa strada mentre si lavora a stretto contatto con i bambini e le bambine che frequentano il centro e racconta di salite che si fanno meno ripide se si cammina insieme.

«Questo brano nasce per coniugare quello che amo di più al mondo: il mio lavoro e la musica». – Dice Silvia Gaglione, motivando l’ ispirazione e la scelta di musicare l’ emozione del suo percorso lavorativo come educatrice all’ interno del Centro. «Ho sempre avuto la convinzione che l’espressione artistica sviluppi nell’uomo una serie di abilità e competenze che comportano un miglioramento della qualità di vita a diversi livelli. Attraverso la musica, il ritmo, la danza, con la sola vicinanza fisica, possono essere trasmesse emozioni e sensazioni uniche, generando un livello di intersoggettività completamente libero da vincoli regolamentari. Parlando del mio lavoro non mi riferisco solo all’attuazione di tecniche e procedure volte a sviluppare competenze, ma ad una più ampia e coinvolgente “opera di squadra” nell’ottica di una condivisione entusiasmante di spazi e tempi dedicati ad ogni singolo bambino; un cammino spesso pieno di ostacoli affrontati insieme con la testa e con il cuore! Questo brano porta con sé un piccolo pezzetto di ogni membro della nostra squadra. La musica come mezzo, quindi, ma anche come fine: questa canzone ne è l’esempio »

Silvia Gaglione

Il brano arriva nel periodo del distanziamento causato dal Covid-19, quando si è stati costretti a lavorare a distanza e a sperimentare una nuova metodologia di lavoro, ma senza mai perdere di vista la presa in carico e la responsabilità di proseguire insieme il percorso iniziato con i bambini e le famiglie.

«Questo periodo storico così particolare ci ha fatto sentire più di una grande squadra, – dice Chiara Carnovale- coordinatrice del Centro Autismo– rendendoci ancora più uniti per il raggiungimento di un obiettivo comune: il benessere dei nostri bambini e delle famiglie». –  e continua – «Una missione da scoprire – perché no? – attraverso una canzone. Da qui nasce l’idea di realizzare “Tra testa e cuore”, un videoclip musicale che potesse trasmettere un messaggio ormai molto radicato all’interno del CPEA: riscoprirsi, reiventarsi, costruire e ritrovarsi per essere Insieme migliori. Ritorniamo a parlare di autismo – conclude- per creare percorsi virtuosi insieme».

Un approccio diverso per sensibilizzare e richiamare l’ attenzione al tema dell’ Autismo e per dire che «Esiste non uno ma tanti linguaggi: quello codificato nella lingua parlata e scritta, quello non verbale, quello universale dell’arte e al suo interno quello della musica. . – dice Angela Regio, responsabile del Centro – Poi esistono altri tipi di comunicazione che sono, per esempio, quelli dei nostri bambini e bambine con lo spettro autistico. Linguaggi che vanno da noi appresi e compresi nel tentativo di entrare sempre di più nel loro mondo e al suo interno diventarne presenze significative e rassicuranti per fare il salto verso l’uscita, quella che gli permetterà di comprendere e farsi comprendere anche dentro la comunicazione sociale usata in tutti i luoghi di vita. Il brano Tra testa e cuore tende a rappresentare questa relazione umana all’interno della quale non c’è la meccanicità dei ruoli ricoperti, come a volte lo è quello tra operatore-utente, ma un continuo dialogo fatto di scoperte e travagli reciproci tesi al comprendersi sempre più per meglio vivere e crescere in umanità, insieme».

Insieme, parola chiave che ricorre come ritornello in “Tra testa e cuore” e che richiama l’agire sociale della Comunità Progetto Sud proiettata a costruire nuove dimensioni di servizio per il territorio e per la Calabria «Fino a ieri, genitori di bambini e bambine con Autismo li accompagnavano lontano per diagnosi e terapie. – dichiara Don Giacomo Panizza, Presidente della Comunità Progetto Sud – Adesso, insieme a loro e con associazioni e fondazioni, abbiamo avviato un Centro psico-educativo che se ne prende cura in Calabria e crea occupazione con testa, cuore, e arte di suoni».

Tra testa e cuore

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credits

RESPONSABILI: Giacomo Panizza, Angela Regio, Chiara Carnovale

MUSICHE E ARRANGIAMENTI: Francesco Pappaletto

RAPPER: Raffaele Vita in arte: Raffalife

TESTO E VOCE DEL BRANO: Silvia Gaglione

OPERATORI CPEA: Valentina Iannazzo, Silvia Gaglione, Giovanna Bruno, Aurelia Adamo, Valeria Curatola, Mario Gigliotti, Josephine Pugliese

Protagoniste: Giovanna Bruno e la piccola Gabriella Materasso

 Si ringraziano

Elvira Benincasa

E per le riprese esterne: Supermarket Puntoè di Antonio Palazzo Lamezia Terme

la Dirigente dell’ IC Manzoni –Augruso di Lamezia Terme: Prof.ssa Anna Primavera

i responsabili del Centro di Riabilitazione della Comunità Progetto Sud

le Suore di Maria Bambina dell’Oasi Bartolomea di Lamezia Terme

Uffico stampa e comunicazione: Events & Press di Maria Pia Tucci

Realizzazione video: Robin Mercuri Immagine PCA srl

GRAZIE!

Vogliamo dire “Grazie a quanti ci sono vicini e solidali” e lo facciamo con le parole di Don Giacomo Panizza, Presidente della Comunità Progetto Sud.

“Continuiamo anche noi… a ripartire”

 

SIAMO ANDATI ALL’ UNIVERSITA’!

MìSCiTA è il servizio catering nato dalla Cooperativa Le Agricole, il laboratorio di cucina si trova a Settingiano e la “brigata” è capitanata dallo Chef Claudio Villella.

In occasione del Ventennale del Corso di Laurea in Scienze sociali dell’ Università della Calabria, la squadra di Mìscita ha varcato le soglie dell’ ateneo cosentino cimentandosi nel servizio catering per il convegno “1999-2019: che cosa abbiamo combinato? vent’anni del corso di laurea in servizio sociale all’ UniCal: un bilancio per migliorare il presente e progettare il futuro”.

Il percorso formativo intrapreso dai ragazzi del Centro di Riabilitazione, dello Sprar Minori Luna Rossa,  della Comunità Terapeutica Fandango e del Progetto salute mentale della Comunità Progetto Sud con lo chef Claudio Villella è diventato, dalla fine 2018 ad oggi una realtà che coniuga sapori, tradizioni e valori della terra, all’ inclusione sociale.

MìSCITA, dal dialetto calabrese che richiama l´atto del mescolare proprio della preparazione dei cibi ma che metaforicamente vuole significare l´unione di valori e competenze a rafforzare quell´idea del “Noi” che tiene insieme la rete della Comunità Progetto Sud.

Un percorso che trova un timido incipit già quindici anni fa e che nel tempo si è consolidato grazie alla cooperativa Le Agricole come consapevolezza di opportunità di lavoro per tutte le persone che per svariati motivi si trovano in una condizione di fragilità.

«Un processo, quello riabilitativo, che non si conclude con la terapia ma che guarda oltre e che attraverso percorsi inclusivi e aperti, fornisce prospettive occupazionali concrete ». – Dice Annamaria Bavaro, presidente della cooperativa Le Agricole «È  questa l´iniziativa sia di formazione che di aggregazione che si riconosce nella visione della Comunità Progetto Sud: creare e strutturare servizi che non siano a sé stanti ma che abbiano una finalità plurale in grado di trasferire le competenze offerte e vissute in contesti più ampi, pervadendo più aspetti del vivere sociale».

La formazione professionale nell’arte della cucina e della trasformazione dei prodotti della terra, attuata in questo primo anno di attività, con le sue caratteristiche di “mescolanza e inclusione”, ha imbastito una rete interna tra i diversi mondi dell’ associazione Comunità Progetto Sud: migranti, disabili e ospiti della comunità terapeutica Fandango che operano insieme, forgiando un concetto di lavoro unico e polivalente.

 

Copertina di Alogon n 112

PER PIÙ SALUTE CURIAMOCI DELLA SANITÀ. Àlogon n°112

È online il nuovo numero di Àlogon  (anno XXX n°112)

di Don Giacomo Panizza

Le persone non autosufficienti in Italia sono oltre un milione e in progressivo aumento. Avanza come inesorabile la negazione dei diritti di cura e di assistenza, ma non è il frutto di un destino crudele al quale rassegnarsi. C’è tanta salute da difendere, creare o rigenerare, per tutti e tutte sia negli ospedali che negli altri luoghi deputati della sanità, e anche nei territori, nell’ambiente, nelle pratiche di vita individuali e sociali.

Questo articolo inquadra la questione non ancora del tutto risolta nel Paese di numerose persone non autonome e non autosufficienti, bisognose di accudimento e cure, ricoverate ma abusivamente dimesse dai presidi dedicati a causa di carenze organizzative o economiche o altro. Abbiamo il diritto-dovere, per umanità, per legge e professionalità, di attivarci per fronteggiare e risolvere al meglio le scorrette situazioni di dimissioni da ospedali o da altri luoghi di ricovero di persone non autosufficienti, le più deboli del “Sistema sanità”, e quindi le più esposte in totale dipendenza dagli altri.

Stiamo dunque parlando di cronicità, non autosufficienza, Alzheimer e altre forme di demenza senile, malattie che hanno colpito numerosi soggetti, e di altre gravi patologie che hanno avuto come esito la devastante compromissione della loro autosufficienza e pertanto hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio-sanitarie indifferibili in relazione ai loro quadri clinici e patologici.

Si tratta di persone ammalate necessitanti di essere alimentate (spesso mediante imboccamento), curate nella loro igiene personale (sovente è presente la doppia incontinenza), movimentate (allo scopo di evitare l’insorgere delle piaghe da decubito), nonché bisognose di ricevere tutte le prestazioni necessarie in base alle loro personali necessità. Purtroppo, molte sembrano destinate a morire nel giro di pochi giorni qualora non ricevano le necessitanti prestazioni diagnostiche (rese spesso complesse dall’impossibilità degli infermi di segnalare la durata, l’intensità e a volte anche la localizzazione delle loro sofferenze) e terapeutiche (da monitorare con attenzione e con continuità soprattutto nei casi in cui esse non siano in grado di comunicare l’efficacia dei trattamenti effettuati). Se, come avviene per i malati posti in illegittime e crudeli liste di attesa, esse non muoiono, ciò è dovuto esclusivamente al fatto che intervengono i congiunti, che non hanno però alcun obbligo giuridico di svolgere le attività affidate dalla legge al Servizio sanitario nazionale. Infatti l’articolo 23 della Costituzione stabilisce che «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge», e mai il Parlamento ha approvato norme per assegnare ai parenti degli infermi compiti attribuiti alla Sanità.

La conseguenza è che spesso sempre più famiglie cadono insituazioni di povertà o addirittura di miseria. Risulta quindi evidente il ruolo fondamentale dei familiari che volontariamente assumono il compito di assicurare le prestazioni domiciliari e dei medici di medicina generale che non solo conoscono le esigenze dei pazienti, ma anche le capacità e i limiti dei familiari disponibili. In base alle norme vigenti (L. 833/1978, Decreto L.vo 502/1992 e art. 54 della L. 289/2002) gli anziani cronici non autosufficienti e le persone con la malattia di Alzheimer o altre forme di demenza hanno il pieno e immediato diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie senza limiti di durata. Le Asp calabresi sono obbligate dalle leggi sopra richiamate a curare le persone non autosufficienti. Infatti, come accade per gli altri malati l’accesso alle prestazioni socio-sanitarie domiciliari o residenziali non può essere condizionato dalla situazione economica del malato non autosufficiente, né da quella dei suoi familiari. Chi deve curarli? Attualmente il Servizio sanitario nazionale deve assicurare 24 ore su 24 le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie indispensabili e indifferibili, per cui non possono essere assolutamente messi in lista d’attesa come sta accadendo in Calabria e non solo. Sono malati molto gravi che hanno necessità di diagnosi precise, terapie idonee anche allo scopo di evitare aggravamenti, ridurre in tutta la misura del possibile le sofferenze e rispettare la loro dignità di persone malate. Può capitare a ciascuno questa condizione come esito di un ictus, un infarto, un incidente d’auto o sul lavoro, una malattia degenerativa o un tumore.

Dove? A titolo gratuito in ospedale, nelle case di cura convenzionate, con l’assistenza domiciliare integrata e il medico di medicina generale, oppure con la corresponsione del 50% della retta da parte delle Asp che hanno disposto il ricovero in una Residenza sanitaria assistenziale (Rsa). Chi accetta le dimissioni dall’ospedale o dalla casa di cura privata, ecc., si assume a suo carico tutte le responsabilità civili e penali nonché i relativi costi per un ricovero privato presso una Rsa. Per un ricovero privato presso una Rsa la retta mensile può arrivare e superare anche i 3 mila euro al mese, extra esclusi; mentre se il ricovero in Rsa è disposto dall’Asp la sanità deve versare il 50% della retta. Al domicilio deve garantire al malato la presenza di persone per 24 ore su 24 per evitare di venire accusato del reato di abbandono di persona incapace (l’infermo lasciato solo può compiere atti contro sé stesso o altri). Occorre inoltre considerare che le ore della settimana sono 168 e che le assistenti familiari (o badanti) possono lavorare per contratto solo 40 ore (54 se risiedono nell’abitazione dell’infermo); che hanno diritto al riposo giornaliero di due ore, al sabato pomeriggio e domenica liberi oltre alle festività, ferie, malattia, oneri previdenziali. In media la spesa mensile è di euro 1.500 a cui quasi sempre si aggiungono le spese per la tenuta della contabilità della busta paga. Per intervenire a sostegno, il Comune di residenza (oppure il Capo-Ambito territoriale ottimale socio-assistenziale) chiederà l’Isee, e se non sono sufficienti le risorse della persona ricoverata per pagare ad esempio la retta di ricovero in una Rsa, proprio in base all’Isee lo stesso Comune verserà il contributo. La presentazione dell’Isee non può condizionare le prestazioni socio-sanitarie domiciliari e residenziali. Cosa possono fare i parenti? Nei casi di emergenza si può ricorrere al Pronto soccorso dell’ospedale di riferimento. Ed è consigliabile la presentazione di un certificato medico che attesti l’esigenza di prestazioni indifferibili, nonché la presenza di un testimone non parente e non affine. Nel caso il medico del Pronto soccorso non voglia ricoverarlo e insista per la dimissione, è sufficiente che i parenti dichiarino di non avere intenzione di assumere oneri che sono del Servizio sanitario nazionale e spedire immediatamente il seguente telegramma: «Segnalo mia assoluta impossibilità accettare dimissioni di [cognome e nome] gravemente malato, con esigenze socio-sanitarie indifferibili e non autosufficiente, e [se del caso] non capace [oppure “non sempre capace”] di programmare il proprio futuro. Segue lettera». Nel caso in cui un ospedale voglia dimettere un congiunto non autosufficiente senza garantirgli la presa in carico dell’Asp di residenza (a casa, oppure in una Rsa) i parenti devono opporsi con raccomandate A/R, telegrammi o Pec, chiedendo la continuità terapeutica delle cure.

In questo modo il congiunto continua a restare in ospedale oppure viene trasferito in un’altra struttura sanitaria o socio-sanitaria fino a quando l’Asp di residenza garantirà la prestazione richiesta in base ai suoi bisogni sanitari e socio-sanitari: se è incontinente, se deve essere alzato e lavato, se deve essere aiutato nel mangiare, se deve controllare le terapie e non riesce ad assumerle da solo. Queste sono tutte prestazioni indispensabili per la sua sopravvivenza, quindi sono indifferibili e fanno parte della cura che deve essere garantita dal Servizio sanitario nazionale. Basta con le false notizie! Non è vero che i parenti hanno l’obbligo di farsi carico della cura di un loro anziano malato non autosufficiente o un infermo con la malattia di Alzheimer o altra forma di demenza senile: devono attivarsi perché il Servizio sanitario nazionale fornisca le indispensabili prestazioni sanitarie e/o socio-sanitarie domiciliari o residenziali.

NB = Può diventare necessario il tutore o l’amministratore di sostegno quando le persone non autosufficienti e impossibilitate ad autotutelarsi a causa della gravità delle loro condizioni di salute non sono rappresentate dai loro familiari (figli, coniugi, fratelli e sorelle, genitori, ecc.). Nessuno può agire in loro nome e per loro conto fino a quando il giudice tutelare ha provveduto alla nomina del tutore o dell’amministratore di sostegno della persona non autosufficiente. Consulta il sito: www.tutori.it. Ringrazio sentitamente la Fondazione Promozione Sociale Onlus di Torino per le preziose informazioni concesse.

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Indice di questo numero:

Difendere i più deboli del “sistema sanità”: scheda di Don Giacomo Panizza 3 •Linee Guida per una Riforma della Sanità in Calabria “Comunità competente” 5 •Salute bene comune: per un nuovo welfare di comunità: documento fondativo del movimento 13 • Il Budget di Salute Conversazione con Assunta Signorelli a cura della Scuola del sociale della Comunità Progetto Sud 16 • Inaugurazione Co-Housing “Convivenza Carolea” 19 • Lamezia, voci e testimonianze nell’Open Day alla Comunità Fandango da Il Lametino 21• Chi Parte, Chi Arriva, Chi Sta – Delle migrazioni e della restanza, a Sud Intervista a Goffredo Fofi di Maria Pia Tucci 25 •Alla ricerca dell’araba fenice: la democrazia organizzativa nel terzo settore italiano di Mara Di Marte 29 •La discrezionalità professionale dell’assistente sociale tra sfide e nuove consapevolezze di Roberta Molinaro 31 • “Vengo anch’io? No, tu no!” Il sostegno alla piena espressione della sessualità delle persone con disabilità” di Marika Castronovi 32 • Il mondo delle possibilità di Maria Pia Sammarco 34 • Sanità: la proposta delle Aree Disagiate e Periferiche 36•riCalabria ideAzioni per il cambiamento 37