Panizza

Buon 2024. Il messaggio di Don Giacomo Panizza

Il Natale ci ha invitato a rinascere, e il nuovo anno ci sollecita a far ripartire la Calabria in maniera eccezionale, finalmente capace di dar vita a diritti e doveri adeguati al 2024.

In questo anno, “quel sociale” che si prende cura di bambini e anziani, di persone con disabilità e famiglie in difficoltà, ha fatto un piccolo passo in avanti insieme alla Regione Calabria la quale ne esce con regolamenti più determinanti, seppur bisognosi di superare un welfare ancora problematico, con servizi disallineati tra comuni, regione, Italia e Europa.

Per il 2024 auguro alla nostra Calabria di veder maturare al meglio i suoi 2 mondi essenziali che sono la società e le istituzioni. Recentemente ci siamo confrontati sul tema “Calabria: il sociale senza società”, dov’è emerso che qui anche “la politica è senza società”.

Auguro al Terzo Settore di far nascere nuovi servizi sociosanitari organizzati e operativi per una società più unita; che si apra a far crescere i diritti e i doveri sociali, e a lottare contro le disuguaglianze e le corruzioni.

Auguro alle Istituzioni la fierezza di governare assumendo un disegno politico chiaro e lungimirante; e a mettere ordine al nostro territorio disorganico (con 32 Ambiti territoriali sociali, 21 distretti sanitari, 5 ASP, altri settori coi Centri per l’impiego, ulteriori geografie per i Piani di dimensionamento scolastico e altro ancora per il lavoro…). Insomma, è tempo di superare gli ostacoli frapposti da troppe cose scompaginate ma mai rimosse da nessun governo locale!

Auguro che Istituzioni e Società possano collaborare di più e meglio a disegnare una regione con servizi utili alle persone, alle famiglie e ai gruppi fragili nelle città e dappertutto nelle zone interne.

Auguro un impegno comune per una Calabria al passo con l’Italia e mai più ultima della fila. Il 2024 potremmo regalarci una regione più desiderosa di prendersi cura di sé e degli altri.

Don Giacono Panizza alla TGR Calabria 29.12.2023

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Don Giacomo Panizza all’inaugurazione dell’ anno giudiziario 2023 in Corte d’Appello a Catanzaro

Una mattinata istituzionale, tornata dopo due anni, nella sede del capoluogo calabrese.

WhatsApp Image 2023-01-28 at 13.37.19 (2)La cerimonia è stata presieduta dal Presidente Vicario della Corte di Appello, Dott.ssa Gabriela Reillo, che ha dato l’incipit ai lavori,  rendicontando l’attività del distretto e analizzando la produzione giurisprudenziale, civile e penale dei sette Tribunali circondariali.

A seguire i Rappresentanti degli Organi Istituzionali (Rappresentante del CSM e rappresentante del Ministro della Giustizia), poi il Procuratore Generale ed infine i Rappresentanti dell’Avvocatura.
Tra i rappresentanti dell’Avvocatura prenderà per primo la parola il Presidente dell’Ordine Distrettuale degli Avvocati di Catanzaro, Avv. Antonello Talerico e successivamente il Presidente della Camera Penale di Catanzaro, Avv. Valerio Murgano.

inaugurazione anno giudiziario 2023

Due proposte per la giustizia sociale in Calabria 

“Il mio pensiero è di esprimere due semplici domande sulla giustizia, provenienti da persone desiderose di
vivere una “normale” cittadinanza”. – Da questo incipit, il discorso di Don Giacomo Panizza si snoda tra le domande che diventano riflessioni e proposte.

Una giustizia per il diritto di avere doveri

«La prima richiesta viene dalle persone in difficoltà che premono per ottenere risposte in base a leggi esistenti, che però vengono intralciate da più parti. Sono persone fragili che trovano difficoltà a fruire dei loro diritti essenziali, tra cui ottenere assistenza, educazione, formazione, trasporto, riabilitazione, socializzazione…
Penso agli oltre 23 mila bambini e bambine calcolati in Calabria che presentano difficoltà di apprendimento, di lettura e di espressione. Si tratta di diritti che sono mediati nella loro esecuzione. Dove Enti e Istituzioni non implementano modalità e procedure atte a soddisfare questi diritti… Cosa fa la Giustizia in Calabria?

Penso alla sanità e all’assistenza sociale dove molti diritti non sono diretti ma mediati da interventi, professionisti, attrezzature, organizzazione e altro. Così le scuole di ogni ordine e grado.
Penso alle dipendenze da varie droghe, all’azzardo scambiato per gioco ma compulsivo al punto da venirne coinvolti e sottomessi, in una Regione che non ha recepito tutti i servizi previsti, ad esempio per la doppia diagnosi, le comunità con mamme e bambini, e altri.
Penso al disagio psichiatrico, specie a quando diventa ingestibile dalla persona stessa e dai familiari che si scoprono con pochi aiuti pur avendone diritto sulla carta, ma non sono previsti idonei servizi territoriali intermedi.
Penso alle persone con disabilità o anziane non autosufficienti a vestirsi, lavarsi, passeggiare, e in
solitudine crescente.
Penso soprattutto ai diritti che la Regione Calabria non recepisce nelle sue leggi sociali, non finanzia e nemmeno prevede.

L’esperienza di chi si prende cura di simili situazioni segnala la necessità che la giustizia in generale operi al meglio per la fruizione di questi diritti “imperfetti”, o “condizionati” perché chiamano in gioco leggi, finanziamenti, precise modalità e strumenti, insieme a delle responsabilità istituzionali, sociali, professionali, individuali, e perfino il soggetto fruitore.

Trascurare ciò, fragilizza ulteriormente le persone deboli, e la Sicurezza Pubblica interviene sempre quando il danno è già fatto. Sarà possibile agire prima? Ci si augura che alcune delle sentenze emesse proprio in Calabria pochi mesi fa, possano invertire la rotta.
Infatti, è indispensabile che la Giustizia intervenga per correggere i ritardi e le inefficienze delle Pubbliche Amministrazioni per rendere effettivi quei diritti che rischiano di essere solo diritti sulla carta.

Per questo, per rilanciare il diritto di vivere appieno che spetta a tutte le persone in quanto tali, necessita tirare in ballo anche la Sicurezza Sociale che è precipuamente chiamata a operare in modo che poteri, enti e Istituzioni accompagnino le persone fragili a vivere una vita degna, a fruire dei propri diritti compresa la gratificazione di poter esercitare i propri doveri.

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Una giustizia credibile e partecipata

La seconda proposta viene da associazioni che esprimono la loro cittadinanza in Calabria utilizzando i beni confiscati alle organizzazioni mafiose per fini di solidarietà.
In 134 comuni calabresi, i beni confiscati si traducono in 227 aziende operative mentre 326 sono ferme. Ci sono anche 3.119 beni immobili destinati e altri 1.931 fermi.
L’ultima relazione al Parlamento della DIA ha valutato in 35 miliardi di Euro i 24.693 immobili in Italia che sono in attesa di destinazione. Che fare di tanti immobili così immobilizzati?

Le associazioni di cui parlo sono aggregazioni a motivazione ideale, ambiscono portare la giustizia in una più alta dignità civile, culturale e politica. Sono persuase che i cosiddetti beni tolti ai mafiosi fanno male se li si lascia vuoti e nell’incuria. Domandano fin dove e se sia o no reato lasciarli in uno stato di degrado.


Esse tuttavia si impegnano a corresponsabilizzarsi per unire al meglio paese legale e paese reale. Scongiurano di fare come quei tanti occhi orecchi e bocche che sono rimasti ciechi sordi e muti nei 30 anni di latitanza di Matteo Messina Denaro, perché non vogliono snaturare sé stessi né sottomettersi a qualsivoglia sistema illegale delittuoso. La proposta è la scommessa di impegnarsi per un migliore utilizzo dei beni confiscati, intrecciando differenti soggetti quali lo Stato e le varie Istituzioni, il profit e il non profit, cultura e socialità. Parecchi non sono altro che beni comuni da poter fruire in comune e che si possono trasformare in volano di economia civile.


Sul territorio di ogni comunità, un bene confiscato parla da sé, dice di cittadinanza o di indifferenza, di libertà o di sottomissione, a seconda di come un popolo gli si rapporta. E la credibilità democratica di ogni comunità umana e politica passa anche da qui.».

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A Leopoli, con il MEAN per firmare i patti di Lviv

Sono stati due giorni di incontri nel cuore di Leopoli, quando l’autunno, in Ucraina sa già di inverno e dove le sirene non smettono di avvisare che c’è un nuovo attacco in corso.

Dove i telefoni, a volte sono a singhiozzo, ma dove puoi ancora avere il coraggio di pensare e costruire, insieme ad altri un cammino di pace e di futuro.

A Leopoli, Lviv,  per questo quarto viaggio del MEAN – Movimento Europeo di Azione non violenta, sono partiti in 40: gli attivisti guidati da Angelo Moretti e Sindaci di Comuni provenienti da diverse regioni italiane.

L’ intento, diventato azione è quello di continuare la costruzione del Dialogo che a più livelli: Istituzioni civili e religiose, società civile e terzo settore.

Come racconta Marianella Sclavi «abbiamo parlato di buon governo» e «abbiamo ascoltato e visto-dice don Giacomo Panizza a Giornale Radio Sociale- un popolo che non rinuncia alla libertà».

Da Leopoli – dichiara ancora il Presidente della Comunità Progetto Sud a Vita.it – torniamo con «La concreta crudeltà della guerra guerreggiata solo in difesa del popolo di Ucraina ci ha imposto parole concrete, vive e credibili nel mentre le dicevamo. Alcuni sindaci di comuni italiani e rappresentanti del MEAN abbiamo espresso la pace da costruire attraverso i termini di collaborazione: patti per la ricostruzione, lavoro, salute, continuazione degli aiuti umanitari, per costruire vera uguaglianza tra le nazioni e democrazia politica, sociale, culturale. Anche stavolta torno con l’utopica speranza che questi e altri segni di pace fruttifichino presto facendo tacere le armi e gli odi e parlare Le verità e il coraggio della riconciliazione».

 

Di seguito qualche stralcio e  link degli articoli che raccontano questo quarto viaggio a Lviv (Leopoli)

Gli attivisti del Mean sono di nuovo in Ucraina con un gruppo di sindaci. La corrispondenza del portavoce del Movimento: «Avremmo potuto organizzare una conference call per far accordare i sindaci italiani ed i sindaci ucraini su una collaborazione proficua negli aiuti umanitari e nell’accoglienza degli sfollati interni, ma avremmo tradito il compito di essere portatori credibili di un messaggio nuovo dall’Europa: che la pace si costruisca e si sorregga con una trama fitta e variegata di incontri, in cui ognuno di noi può fare la sua parte» Vita del 24 ottobre 2022 

In 40, fra sindaci italiani e ucraini, insieme a rappresentanti della società civile dei due Paesi, firmano gli accordi di amicizia tra le città per “difendere il popolo aggredito” al di là delle armi Avvenire 26 ottobre 2022

Firmati i “Patti di Lviv” tra municipalità. Il MEAN-Movimento di Azione Nonviolenta, insieme ad alcuni comuni italiani e al Coordinatore delle ANCI regionali italiane hanno firmato con venticinque comuni ucraini uno Statement che da oggi regola i reciproci impegni a favore del popolo ucraino aggredito. Cinque articoli in tutto tra cui spicca l’istituzione di una Commissione Verità e riconciliazione. Il MEAN-Movimento di Azione Nonviolenta è tornato in Ucraina, questa volta, per la quarta missione, a Lviv (Leopoli).  Vita del 26 ottobre 2022

Ma cosa sta accadendo nell’Ucraina sotto le bombe? Sono rientrati in Italia i rappresentanti del Movimento europeo di azione non violenta da Leopoli. Maria Pia Tucci ha raccolto le voci di Don Giacomo Panizza e Marianella Sclavi.  Giornale radio Sociale del 27 ottobre 2022

AgenSir 27 ottobre 2022

Foto in evidenza  e gallery di Luca Daniele

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Lamezia Terme Piazza di Pace

In collegamento da KIEV con don Giacomo Panizza e gli attivisti del Movimento europeo di azione non violenta (Meanin marcia per la Pace. Domenica 10 giugno ore 19 | Sala Sintonia | Via Reillo, 5

Una marcia per la Pace, per il “cessate il fuoco” che porterà a Kiev, il 10 e l’ 11 luglio gli attivisti del Movimento europeo di azione non violenta (Mean): 35 associazioni sparse sul territorio nazionale lavorano da tempo per il dialogo, con azioni distensive e di aiuto per richiamare un impegno alla pace che può nascere dal basso.

Anche la Calabria che costruisce azioni pace c’è, e cammina verso Kiev sulle gambe di Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud.

Per essere partecipi di questo viaggio, Lamezia Terme sarà una delle venti Piazze di Pace italiane e alle 19 di domenica 10 luglio si collegherà, in remoto, da Sala Sintonia in Via Reillo, con gli attivisti nonviolenti del MEAN in Ucraina e con le altre città che sostengono la manifestazione pacifista.

«Abbiamo deciso di esserci a mani disarmate, nelle zone di guerra e di rischi continui. – Dice don Giacomo Panizza nel suo messaggio di adesione -. «Esserci con un movimento nonviolento che ha tanto da dire e ancor più da scambiare». E ancora – «Abbiamo bisogno di renderci conto della giustezza di smettere con le guerre e con armamenti che uccidono o silenzi che lasciano morire. La pace vera non fuoriesce dalle guerre, ma esiste dentro cuori e intelletti affamati di ambizioni e politiche davvero umanizzanti».

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Sulle giornate sono stati forniti pochi dettagli, per ragioni di sicurezza, ma sono previsti «incontri tra le due società civili – spiega Angelo Moretti, presidente Presidente della rete di Economia Civile Consorzio Sale della Terra di Benevento e portavoce di Mean – che discuteranno assieme di pace, ma anche delle possibili strategie per tutelare la cultura ucraina, per difendere i bambini, per coinvolgere l’opinione pubblica nei negoziati. Il tutto in collegamento con 20 piazze italiane. Un confronto che produrrà dei documenti in cui delineare le iniziative da mettere in campo e al quale parteciperanno anche autorità locali e il nunzio apostolico in Ucraina».

Si stanno organizzando collegamenti da Napoli, Milano, Roma, Trento, Bolzano, Brescia, Benevento, Lamezia Terme, Aversa, Marigliano, Pomigliano d’Arco, Manfredonia, Battipaglia, Bergamo, Casagiove e addirittura da Londra! La lista è in aggiornamento

Chi vorrà aderire alla piazza di Pace di Lamezia potrà raggiungere Sala Sintonia dalle 18.45

Scarica qui il decalogo di pace del MEAN

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Uniti per la legalità. Il premio nazionale dei giovani commercialisti alla Comunità Progetto Sud

IL PREMIO DELL’UNIONE NAZIONALE GIOVANI DOTTORI COMMERCIALISTI ED ESPERTI CONTABILI (UNGDCEC), PER LA GESTIONE VIRTUOSA DEL PRIMO BENE CONFISCATO ALLE COSCHE DELLA CITTÀ DI LAMEZIA TERME

Nella Tenuta Agricola Suvignano, tra le colline senesi, a Monteroni d’Arbia, in un binomio tra legalità e libertà, in uno dei più grandi beni confiscati del centro nord dell’ Italia, si è svolta la seconda edizione di “Uniti per la Legalità”, evento nazionale dei giovani commercialisti, di cui è presidente Matteo De Lise.

Una giornata in cui momenti formativi e di testimonianza si sono alternati ad interventi istituzionali di riflessione sull’utilità della normativa antimafia e, più in generale, sulla prevenzione e contrasto all’illecita accumulazione della ricchezza.

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Numerose le presenze qualificate provenienti dal mondo delle professioni, dell’autorità giudiziaria, delle Prefetture e della società civile.

«A 26 anni dalla legge sui beni confiscati, – dichiara Paolo Florio, tesoriere della Fondazione Centro Studi UNGDCEC – è giunto il momento che anche la fase di destinazione e riutilizzo dei beni possa funzionare in modo efficiente». «Dopo i sequestri e le confische definitive è la parte finale della destinazione, oggi, quella più importante, che dobbiamo impegnarci a far funzionare».

«La Comunità Progetto Sud, – conclude Florio – fondata da Don Giacomo Panizza, è un esempio virtuoso di come, uniti e insieme per la legalità, stimolando la partecipazione della società civile, è possibile il cambiamento, grazie ai numerosi progetti conclusi per la collettività».

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«Era il 2001 quando abbiamo deciso tutti insieme, noi della Comunità, con alle spalle già 25 anni di attività sociale, di aprire una strada nuova e anche innovativa per per tutti e tutte, prendendo in gestione il primo bene confiscato della città» – dice Don Giacomo Panizza, presente a Monteroni d’Arbia per portare la sua testimonianza e ritirare il Premio Uniti per la legalità. «Pensieri e Parole è oggi, come lo avevamo sognato, una realtà lavorativa, sociale, culturale e politica in cui fare abitare legalità e giustizia». «Un condominio sociale, – conclude don Panizza-  sostenibile, perché autoproduce il fabbisogno energetico grazie ai pannelli solari di cui è dotato, un luogo che è un passaggio di vita perché intreccia generazioni, costruisce servizi e parla le lingue del mondo».

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Cattivi maestri. Presentazione a Squillace il 15 settembre

Mercoledì 15 settembre 2021 ore 17.30 | Castello di Squillace (CZ)

Ingresso libero al Castello di Squillace per la presentazione di Cattivi maestri. La sfida educativa alla pedagogia mafiosa libro di Don Giacomo Panizza edito   Dehoniane Bologna, con la prefazione di Goffredo Fofi.

L’ evento si colloca nella seconda edizione della Rassegna Letteraria “Alla corte dei Borgia” diretta da Salvatore Grillone.

Dialogheranno con l’ autore Mario Vallone e Carmela Commodaro.

La discussione sarà intervallata dalla lettura di brani tratti dal libro a cura di Maria Macrì e Noemi Carello e accompagnata dalle musiche eseguite dal M° Tony Schito.

Il libro
In molti luoghi del nostro Paese la mentalità mafiosa si insinua nel modo di pensare comune. È la mentalità dei boss, delle donne di mafia e dei giovani in carriera nelle cosche, ma anche quella che si respira nelle relazioni, nelle parole e nei silenzi delle città. Piegate al raggiungimento degli scopi criminali dei clan, le regole «educative» criminali si impongono nelle comunità locali e insegnano il potere della forza, l’importanza di riprodurre modalità rigide e ripetitive di comportamenti sociali – come la riscossione del pizzo – mostrano che chi apprende, dopo essere stato messo alla prova, ottiene fiducia e fa carriera. L’educazione dei giovani criminali, allenati a collocare in secondo piano i sentimenti e l’amicizia, avviene sul campo, anche attraverso le condanne, pure feroci, di coloro che sbagliano, dimostrazioni lampanti che uno sparuto gruppo di persone riesce ad «ammaestrare» interi quartieri e intere città. Una vera e propria «pedagogia mafiosa» che si può contrastare solo con un’educazione alternativa.
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Atti intimidatori alla Comunità Progetto Sud

Atti intimidatori rivolti ai lavoratori e alle lavoratrici della Comunità Progetto Sud a Lamezia Terme che operano nel bene confiscato di Via dei Bizantini.

Gomme squarciate in pieno giorno sono la brutta sorpresa che quattro degli operatori della casa Pensieri & Parole hanno trovato negli ultimi 8 giorni alla fine del turno.

 

Sette gli episodi denunciati che riportano al centro la sicurezza del gruppo sociale fondato da don Giacomo Panizza nel 1976.

 

Denuncia che è già sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio il quale ha riferito all’ attenzione della DDA dei dottori e Nicola Gratteri e Vincenzo Capomolla per chiedere un intervento deciso a sostegno delle attività sociali e produttive della Comunità Progetto Sud.

Questa mattina a portare la solidarietà, in una conferenza aperta è stato il segretario Regionale della GCIL Angelo Sposato insieme al segretario dell’ area vasta Enzo Scalese.

 

«La novità è che è sempre successo a me o ai beni che sono della Comunità. Questa volta a chi lavora qui» dice Don Giacomo Panizza, Presidente di Progetto Sud «Il lavoro di questi anni è stato portato avanti con dignità e con la cultura della legalità e del lavoro pulito e regolarmente retribuito, proprio qui, nel primo bene confiscato e assegnato della città».

 

«Lo Stato deve fare qualcosa in più. La presidenza del Consiglio dei Ministri deve assumersi la responsabilità di attenzionare la Calabria». Così Angelo Sposato promette che arriverà fino a Roma

«Perché quando si cerca di colpire il lavoro si vuole colpire il germoglio della legalità e la Comunità Progetto Sud e Don Giacomo Panizza sono capisaldi di questa cultura da sostenere».

«Chiederemo che il Governo ci metta la faccia e che Progetto Sud non venga lasciata sola. Se necessario ci costituiremo parte civile». -Continua Sposato.-

 

«Ai lavoratori dico: non lasciamoci intimidire. Chiederemo che la struttura venga sorvegliata H24.  La nostra non è solo una solidarietà ma un impegno per agire insieme e lo faremo già da oggi».

 

A fianco della Comunità anche il legale della Progetto Sud, l’ Avvocato Italo Reale «Siamo davanti al tentativo di non fare lavorare le persone. Abbiano l’impressione che ci sia qualcosa di fuori controllo. Strade vecchie che si ripresentano e nuove modalità di attacco».

Presente anche Maria Teresa Morano a rappresentare la vicinanza dell’ associazione Antiracket di Lamezia Terme «Chiediamo alle Istituzioni di fare la loro parte ma anche alla Cittadinanza di prendere posizione netta di condanna» – dice «Il problema è la presenza di una criminalità che non è quella di quindici anni fa ma prendiamo atto che sta mancando la società civile» – Continua – «Non si può delegare a chi già sta facendo.  Lo chiediamo invece a chi passa di qua, in una strada così trafficata e dice di non vedere quando accadono questi fatti criminosi». e conclude .
«è necessario fare rete in maniera continuativa, è necessario per poter costruire uno scudo sociale importante».

 

Lamezia Terme (CZ), 11 marzo 2021

Intervista a Don Giacomo Panizza.

“L’intervista” a Don Giacomo Panizza per il tolk di Tele Padre Pio, programma cura da Maria Antonia Dimaggio.

1999-2019: “Cosa abbiamo combinato?” Vent’anni del Corso di Laurea in Servizio Sociale all’UniCal: un bilancio per migliorare il presente e progettare il futuro

9 – 10 Dicembre 2019
Università della Calabria
1999-2019: “Cosa abbiamo combinato?”
Vent’anni del Corso di Laurea in Servizio Sociale all’UniCal:
un bilancio per migliorare il presente e progettare il futuro
Due giorni per ripercorrere vent’anni di cambiamenti e innovazioni dal 1999, anno in cui presso il dipartimento Universitario dell’ Ateneo calabrese nacque il corso di laurea in Servizio sociale.
Durante il convegno, accreditato ai fini della formazione continua degli assistenti sociali, organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’ UniCal ( DISPeS) è stata presentata la ricerca “Vent’ anni dopo” curata dal gruppo Francesca Falcone, Franca Garreffa, Daniela Turco e Studenti LARCO che ha visto come Discussants: Giacomo Panizza, Docente Unical e  Presidente della Comunità Progetto Sud, Pino De Lucia (Forum
Terzo Settore, Crotone, giorgio Marcello (DISPeS), Sabrina Licursi (DISPeS).
Don Giacomo Panizza
Don Giacomo Panizza

«Tutti si divenga capaci di solidarietà, ma in particolare chi svolge lavoro sociale lo svolga con la dovuta preparazione progfessionale» – ha detto nel corso del suo intervento don Giacomo Panizza – «Gli assistenti sociali non svolgano attività custodialistiche che separano dalla vita concreta ma siano sempre più costruttori di socialità e inclusione» … «Ho tentato di dirvi – ha concluso –  che il mestiere che abbiamo in mano è grandioso e serve più diffusamente nella nostra Calabria».

In un programma di vasto respiro, che ha visto alternarsi al tavolo dei relatori Docenti ed esperti del mondo accademico,  hanno trovato spazio di confronto (il 10 dicembre)  in sessioni laboratoriali paralelle, le numerose realtà calabresi attive nel sociale, che hanno avuto modo raccontarsi agli uditori.
Ai tavoli tematici, della sessione mattutina, hanno preso parte responsabili e coordinatori di servizi e progetti della Comunità Progetto Sud, testimoniando le esperienze sul campo.
Sessione A1: Tratta (Sala Andreatta). Modera: MARINA GALATI (Comunità Progetto Sud)
ROSA IMPALAƵ (Piccola Opera Papa Giovanni, Reggio Calabria)
FABIO SALICETI (Comunità Progetto Sud, Lamezia)
SANDRO LA PENNA (Fondazione Città Solidale, Catanzaro)
VITO SAMA’ (Progetto Incipit, Regione Calabria)

Sessione A2: Salute Mentale (Sala Stampa). Modera: ANTONIO SAMAƱ (DISPeS)
GAETANO GIUNTA (Fondazione di Comunità, Messina)
ROSAMARIA MESITI (Comunità terapeutica Redancia, Sant’Andrea Apostolo dello Jonio)
PINO FABIANO (Cooperativa Strade di casa, Cosenza)

Sessione A3: Migranti (Aula SPS2). Modera: ANNA ELIA (DISPeS)
ROBERTO GATTO (Comunità Progetto Sud, Lamezia)
EMILIA COREA (Equipe multidisciplinare per l’emersione, la diagnosi e la presa in carico dei
richiedenti e titolari di protezione internazionale vittime di tortura, Cosenza)
ANNA MARSICO (Cooperativa La Terra, Centro polifunzionale per l’inclusione sociale degli
immigrati, Cosenza)
ANTONELLA ADILARDI (Associazione “don Vincenzo Matrangolo”, Progetto Siproimi,
Acquaformosa)

Sessione A4: Minori (Aula SPS3). Modera: SABINA LICURSI (DISPeS)
ANGELO SERIO (Punto Luce, Scalea)
GABRIELLA DE VITO (Cooperativa Noemi, Crotone)
TERESA MARINO (Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo, Villa San Giovanni)
CESARE PERROTTA (Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della Comunità,
Cosenza)
Sessione A5: Disabilità (Aula SPS4). Modera: FRANCESCA FALCONE (DISPeS)
CHIARA CARNOVALE (Centro Psicoeducativo Autismo, Comunità Progetto Sud, Lamezia Terme)
ANNAMARIA BAVARO (Cooperative le Agricole, Lamezia Terme)
NUNZIA COPPEDEƱ (FISH Calabria)
ROSARIO CORTESE (Lucky Friends, Lamezia Terme)
QUI Il Servizio della TGR Calabria
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IL VIDEO. DON GIACOMO PANIZZA A BEL TEMPO SI SPERA.

«Ci sono mille modi di vivere e di operare per la pace, il primo tra tutti è quello di starci, di esserci in zone difficili, come fa un prete che noi amiamo – apre Lucia Ascione, per presentare il presidente della Comunità Progetto Sud- don Giacomo Panizza ».

La settimana si apre con don Giacomo Panizza ospite del programma mattutino di TV2000 condotto dalla giornalista Lucia Ascione: Bel tempo si spera .

L’ impegno di Don Giacomo, prete operaio che in Calabria, da quarantatre’ anni, da quando è stata fondata la Comunità Progetto Sud, costruisce sociale e impresa etica con le persone più fragili.

Un impegno che è costato e costa dell’ attenzione della ‘ndrangheta a cui si oppone un messaggio di cultura per il bene comune e di impegno costante insieme alle persone che il Papa di oggi definirebbe: «Gli scarti della società ».