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In Ucraina per la pace e chiedere di far tacere le armi

“Di nuovo vado con il MEAN per far accadere la pace e far smettere le guerre” Don Giacomo Panizza in Ucraina  con i Corpi civili di Pace 

“Non possiamo tacere. Facciamo avanzare con i nostri corpi la forza della verità!”

A distanza di due anni dalla prima marcia nonviolenta del MEAN a Kyiv dell’11 luglio 2022 e a sette mesi dalla due giorni di preghiera e riflessione del 14 e 15 ottobre 2023 in Ucraina, il MEAN ha organizzato una nuova mobilitazione della società civile europea in collaborazione con le organizzazioni della società civile ucrainacon la speranza che questa volta sia veramente una mobilitazione di massa.

“Non possiamo tacere! E non possiamo accomodarci nel dibattito tra armare e non armare la resistenza ucraina. Chiederemo ancora una volta a gran voce che l’aggressione al popolo ucraino finisca subito e lo chiederemo ancora una volta con i nostri corpi presenti e disarmati, con i piedi piantati nella terra offesa dalla violenza”. è l’appello di Marianella Sclavi, Angelo Moretti, Riccardo Bonacina, Marco Bentivogli, portavoce del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta.

Gli attivisti si ritroveranno a Cracovia per poi essere a Kyiv e a Majdan l’ 11 e il 12 luglio 2024.

Nel giorno della memoria di San Benedetto, patrono d’Europa, (11 luglio) e della strage di Sebreniça il gruppo di attivisti saranno di nuovo a Kyiv, in piazza San Michele, per pregare insieme agli ucraini di tutte le confessioni religiose presenti nel Paese e in collegamento dalle Piazze italiane, compresa la Piazza di Pace di Lamezia Terme, che si connetterà con Kyiv dal complesso interparrocchiale di San Benedetto dalle 16:30.

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Il Presidente di Comunità Progetto Sud, co-fondatore del Mean e tra i firmatari e attivisti per la costituzione dei Corpi civili di Pace, don Giacomo Panizza, a pochi giorni da questo nuovo viaggio che, come due anni fa lo vede tra i “marcianti del Mean” per la costruzione di una pace chiesta con la voce della preghiera e dell’unione,  esprime con sintetica chiarezza una volontà forte: “Di nuovo vado con il MEAN per far accadere la pace e far smettere le guerre”. 

Il 12 luglio nel palazzo di Ottobre, a Majdan, per chiedere all’Unione Europea di proseguire nell’iter dell’istituzione Corpi Civili di Pace.

“La nuova Europa non passa solo per le elezioni, – dicono ancora i portavoce del Mean – passerà soprattutto nel nostro essere “difesa” dell’Ucraina. La conservazione dello spirito fondativo della nostra Unione, che Spinelli sognava potesse diventare il motore della “cooperazione pacifica” del mondo, dipenderà da come la società civile, e non solo i governi, decideranno di essere accanto ad un popolo aggredito da un’invasione militare, alle nostre porte”.
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Volontariato: parola chiave di questo nuovo numero di Petali, la newsletter della Comunità Progetto Sud

a cura di Maria Pia Tucci

Volontariato. opportunità per volontari. Dove fare volontariato. Diventa volontario. Campi di volontariato”. L’elenco potrebbe allungarsi se, per dare l’input alla parola chiave di questa newsletter: volontariato, decidessimo di declinarla aggiungendo al sostantivo aggettivi come: ambientale, sociale, sanitario, per l’infanzia o per le persone anziane.

Il ostro intento è, invece, andare oltre la web research e interrogarci sulla volontà di “chi assume un impegno o si presta a operare, a collaborare, a fare qualcosa di propria volontà, indipendentemente da obblighi e da costrizioni esterne” così come descrive l’opera del volontario il vocabolario online dell’Enciclopedia Treccani.

Ecco che la parola passa così a Gigi Nardetto: responsabile del servizio Civile nazionale e fondatore della Associazione Rete Maranathà di Cittadella (PD) e a Roberto Gatto, responsabile del Servizio Civile e dell’area dipendenze della Comunità Progetto Sud.

E poi tra le ultime news vi raccontiamo che si è concluso il Progetto Nazionale IP IP Urrà che ha lasciato traccia del suo percorso a Lamezia Terme ma ha anche rafforzato la rete nazionale per il contrasto alle povertà educative.

Anche qualche scatto dalla Giornata Mondiale del Rifugiato, celebrata con un evento molto partecipato nella cornice di piazzetta San Domenico nel grande contesto del Trame.Festival e l’opportunità di “Lavora con noi”

Tessere

Tessere relazioni

di Roberto Gatto

Il Servizio Civile negli anni è diventato un tirocinio formativo per le persone con titolo di studio specifico, nel caso più frequente si arriva con una preparazione di tipo socio sanitario. Per gli altri, ma un po’ continua a restare per tutti, il Sevizio Civile è un’ esperienza umana e di volontariato significativa.

Quando salutiamo i giovani volontari che sono stati con noi un anno e quindi si chiude il percorso, abbiamo sempre che ci si saluta con la consapevolezza di aver acquisito un bagaglio non solo culturale, ma anche di condivisione e di relazione importante. Questo vale anche per noi che accogliamo. è un camminare insieme che aiuta a crescere e a mescolare competenze e sguardi. Significa darsi l’opportunità di crescere nel confronto.

Il mio di sguardo, da referente (decennale) per il Servizio Civile della Comunità Progetto Sud, mi porta a leggere i cambiamenti ai quali siamo chiamati, quelli che riguardano la vita di comunità, l’accoglienza, la formazione, ma anche fare i conti con le nuove tecnologie e la digitalizzazione che sono a volte lo scatto in avanti che si fa grazie proprio ai più giovani che ogni anno si impegnano a fare i volontari nei nostri servizi. Se dovessi fare ricorso alla memoria e al mio anno di Servizio Civile, che allora, nel 1988, era un’obiezione di coscienza, una scelta etica di non voler impugnare le armi del Servizio Militare, certo è che l’unica cosa che mi viene da dire è: da allora ad oggi ciò che rimane è la parola “servizio”, che nell’ottica di un discorso sul volontariato definirei centrale.

Essere un Volontario al Servizio con gli altri mi sembra, oggi più che mai, una decisione politica e sociale di non poca rilevanza. E forse, quello che ancora tentiamo di trasmettere, ma anche di apprendere, nell’anno di Servizio Civile Volontario è la straordinaria potenza delle relazioni che nascono solo quando il contatto con l’altro assume il gesto del dono. Vai al link

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Dare spazio

di Gigi Nardetto*

“Se le api scomparissero dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.” Albert Einstein

Maja Lunde nel suo romanzo “La storia delle api” racconta il rapporto tra l’uomo e la natura nel corso del tempo.

Tra passato, presente e futuro presenta tre personaggi che in modo diverso intrecciano la vicenda umana alle prese con un possibile futuro dove le api sono ormai scomparse. Con il procedere del racconto viene quasi naturale riconoscere nella narrazione qualcosa che ci riguarda da vicino, accanto al tema dell’equilibrio ambientale. Le api rappresentano quel lavorio invisibile e tanto necessario per la vita. Un po’ come lo sono stati e lo sono anche oggi i volontari. Uomini e donne, molte donne.

Un’azione nella maggior parte dei casi poco evidente perché quello che si vede è sicuramente una minima parte. Forme diverse che a titolo personale o in forma associata, nella formalità ma soprattutto nell’informalità costituiscono il capitale sociale, la spina dorsale delle nostre comunità. Le operose api come i volontari, quando è il caso, pungono, pagando di persona se necessario.

Lo possono e lo sanno fare in molti modi, quando le cose non vanno come dovrebbero. Per evidenziare criticità, problemi, disfunzioni, contraddizioni. Pungono per portare soluzioni, proposte, per dimostrare che ci sono visioni diverse, sguardi altri nell’ affrontare i problemi. Le api sono i giovani. Non si fanno rinchiudere in recinti ristretti, nel già noto.

Si muovono disegnando forme imprevedibili. Il loro impegno, a volte, ci appare incomprensibilmente sterilizzato, apatico, privo di senso civico. In altre occasioni ci stupisce, grida per essere ascoltato da chi è insensibile ai doveri civici, ai valori della pace e della solidarietà. La società è cambiata, certo! Un certo modo di essere del volontariato è in discussione o, come alcuni affermano, si è perso. Ma c’è un mondo che si muove nell’invisibilità e fa vivere le nostre comunità. Spetta a noi “farlo durare, e dargli spazio”. 

*Gigi Nardetto: responsabile del servizio Civile nazionale e fondatore della Associazione Rete Maranathà di Cittadella (PD)

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IP IP URRÀ: 11 GIUGNO ORE 17 LAMEZIA TERME CORTILE SCUOLA DELL’ INFANZIA MORTILLA “INSIEME SI PUÒ FARE LA SCUOLA BELLA” E POI A SCAMPIA dal 15 al 17 GIUGNO PER IL “FESTIVAL DELLE CITTÀ BAMBINE”: SCAMPIA CAPITALE DELL’INFANZIA

Evento conclusivo del progetto nazionale “ip ip urrà – infanzia prima” selezionato da impresa sociale con i bambini

Due appuntamenti importanti chiudono il progetto “ Ip Ip Urrà – infanzia prima” selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: “Insieme si può fare la scuola più bella”a Lamezia Terme oggi ,11 giugno alle 17 nel cortile della Scuola dell’Infanzia di Mortilla e poi a Scampia dal 15 al 17 giugno il Festival delle città bambine: Scampia capitale dell’ infanzia”.

A Lamezia Terme taglio del nastro per l’allestimento del “Parco con giochi educativi”a misura di famiglia nel cortile della scuola di Mortilla e un pomeriggio dedicato a genitori e figli.

«Un viaggio all’insegna di una comunità educante che cresce – dice Maria Elena Godino, di Comunità Progetto Sud e responsabile del progetto Ip Ip Urrà – e che vuole trovare spazi a misura di famiglie e per tutti e tutte, dove l’inclusione scolastica è il gancio per contrastare le povertà educative».

«In due anni – continua la Godino –  con il progetto Ip Ip Urrà  anni abbiamo lavorato a stretto contatto con 12 associazioni e cooperative attive in 10 regioni d’Italia e abbiamo messo a confronto metodi e strategie per contrastare ogni forma di discriminazione e favorire i diritti dei bambini e delle bambine. Una città  – conclude – che mette al centro i più piccoli è una città che pone le basi per il benessere collettivo e questo lo abbiamo messo a sistema grazie alla scuola, alle famiglie, agli operatori che hanno collaborato con noi in questo percorso che ci ha visti lavorare con l’IC Sant’Eufemia nei plessi di due scuole dell’Infanzia: Mortilla e Sant’Eufemia».

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Il progetto si conclude poi a Scampia (Na), dove ha sede l’associazione chi rom e…chi no capofila dell’iniziativa che da sud a nord ha coinvolto tantissimi partner, enti e scuole su 10 regioni italiane.Nel quartiere di Scampia, dal 15 al 17 giugno, per questo terzo e conclusivo viaggio di comunità sono attesi almeno 150 partecipanti provenienti da 10 regioni del nostro Paese. Il percorso è iniziato nel 2020 e ha coinvolto complessivamente 15.648 bambine e bambiniil 23,5% di origine straniera. Sono stati convolti circa 11.347 i genitori ed adulti di riferimento e oltre 80 operatori. Più di 400 iniziative tra percorsi, eventi, laboratori e feste di quartiere realizzate su scala nazionale.

Questo ultimo viaggio di comunità assume la dimensione di un festival aperto alla città, in cui le tante famiglie provenienti da tutta Italia e dai tanti posti del mondo, incontreranno le rete territoriale di Scampia e la città di Napoli all’interno di tre giorni di laboratori, parate, incontri, workshop e un convegno finale. Due alberghi sono locati per intero, una residenza religiosa, con campo base presso il Centro Chikù cibo e cultura, tante le realtà cittadine coinvolte in vari intrecci nazionali come l’orchestra Musica Liberi Tutti– Pratiche quotidiane per crescere insieme a Suon di Musica a Scampia che si gemella con “TrillArgento” orchestra di Genova.

In chiusura si terrà il convegno nazionale conclusivo dell’esperienza nella sede dell’Università Federico II di Scampia il 17 giugno dove interverranno il presidente dell’impresa sociale Con i Bambini Marco Rossi Doria, l’assessora all’istruzione e alle Famiglie Maura Striano, i rappresentanti delle istituzioni, dell’università e del terzo settore, le famiglie, scrittori, urbanisti, pedagogisti. In quella sede sarà lanciato il Manifesto per l’infanzia e la pubblicazione del diario Parole Appuntate – il quaderno di Ip Ip Urrà .

I partner del progetto: Associazione Chi rom…e chi no (capofila Napoli);  Cooperativa Sociale Il Cantiere (Bergamo), Coop L’Abbaino (Firenze), Coop. Soc. Mignanego (Genova), Ass. Comunità Progetto Sud (Lamezia Terme), Ass. Fermenti lattici (Lecce), EcoS-Med coop. soc. (Messina), Libera Compagnia di Arti & Mestieri Sociali  (Pioltello- Mi), Associazione 21 luglio (Roma), Coop. Soc. Educazione Progetto (Moncalieri -To), Fondazione Zancan, Università Federico II centro Sinapsi e tante scuole, enti e partner sparsi lungo lo stivale.

 

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org

Altalena

Di Maria Pia Tucci

Come su un’altalena! Momenti di gioia e momenti di sfida e di paura. Un po’ la metafora della vita emozionale.Trovare un equilibrio è possibile se insieme e con resilienza ci si mette in gioco tenendo a a cure il diritto alle cure le competente da mettere in campo. abbiamo postato questo contenuto il 2 aprile 2024, Giornata Mondiale della consapevolezza sull’Autismo, e intanto ci prepariamo a vivere il XXV Convegno nazionale di pastorale della salute della CEI: “Non ho nessuno che mi immerga” – Universalità e diritto di accesso alle cure.

 

Una giornata mondiale che ci ricorda di promuovere l’inclusione e riflettere sull’ importanza di creare ambienti accoglienti e inclusivi per tutti e tutte: tema centrale di questa nostra newsletter di Aprile in cui racconteremo la vita del Centro Autismo grazie alle testimonianze di genitori, insegnanti, della coordinatrice, la psicologa e psicoterapeuta del Centro Chiara Carnovale e di Valentina Iannazzo psicologa esperta di setting. e ancora Angela Regio, referente dell’area disabilità della Comunità Progetto Sud, ci ricorderà le ragioni di un centro Autismo intensivo che compie, nel 2024, i suoi primi otto anni di attività.

 

E poi le news con la firma di un protocollo, il primo in Italia, siglato con il carcere di Vibo dove dal prossimo mese di maggio partirà uno
sportello per i detenuti stranieri gestito dalla Comunità Progetto Sud E la partecipazione del.gruppo UMANITÀ IN RICERCA alla road map
per i diritti umani. Il nuovo Àlogon e poi la novità in libreria: “Il dono e la città – sul futuro del volontariato” (Biblioteka edizioni) il nuovo libro di don Giacomo Panizza.

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PAROLE IMPORTANTI

di Chiara Carnovale

Diamo importanza alle parole tanto quanto alla professionalità e alla cura delle persone che si rivolgono al nostro Centro autismo.

Qualche tempo fa abbiamo strutturato, insieme alla nostra esperta di comunicazione e ufficio stampa, Maria Pia Tucci, un questionario per misurare punti di forza e punti di debolezza del nostro servizio. Un questionario interno che oggi vogliamo mettere a bilancio insieme al racconto delle nostre attività. Abbiamo chiesto e ottenuto l’autorizzazione a divulgare le risposte perché crediamo fortemente che per guardare lontano sia necessario soddisfare le attese e anche mettere in discussione quello che si poteva e magari non è stato fatto.

Nella nostra carta dei servizi parliamo di politica e di progetto qualità. Laddove questi si intrecciano con la struttura, i metodi e l’articolazione del servizio ci troviamo di fronte ad un macromondo che nasce dall’attenzione alla persona, alla famiglia, alla scuola, al sociale e al quotidiano del minore che ci viene affidato.

Abbiamo chiesto un rimando alle famiglie e a insegnanti con i quali ci rapportiamo quotidianamente e queste sono le risposte di contesto e di emozione.

Vogliamo che siano un segnale di incoraggiamento per noi, per i genitori per chi segue i ragazzi nel percorso scolastico perché siamo certi che insieme si possa andare lontano.

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LA FAMIGLIA

La parola con cui descrivere il Centro?

Per me è professionalità ed eccellenza assoluta.

Una giornata che ha segnato un cambiamento?

Il percorso al centro autismo ha segnato in noi un cambiamento nella relazione con nostro figlio. Questo per noi è stato il primo cambiamento importante.

Una giornata che definireste felice?

è stata questa estate quando siamo andati all’acqua park di Rossano con nostro figlio dove abbiamo particolarmente capito che anche queste esperienze si possono affrontare nonostante le difficoltà.

Quali aspettative c’erano quando vi siete rivolti al Centro?

Quando ci siamo rivolti al Centro Autismo venivamo da esperienze negative e ci aspettavamo un qualcosa che potesse migliorare la qualità di vita di mio figlio. Abbiamo trovato tanta professionalità, tanto amore per questi ragazzi, tanto duro lavoro e soprattutto tanto dialogo tra la famiglia e l’equipe che ci lavora.

 

Mamma Mariagrazia

La parola con cui descrivere il Centro?

Un’ancora / un sostegno importante.

Una giornata che ha segnato un cambiamento?

Quando abbiamo capito / ci è stato insegnato come approcciarsi ai nostri figli.

Una giornata che definireste felice?

Le prime uscite senza dover aver timore dei cp: – la pizzeria senza urla per l’attesa; – le feste in famiglia passate serenamente e senza pianti.

Quali aspettative c’erano quando vi siete rivolti al Centro?

 Supporto nella crescita dei nostri figli, con l’obiettivo di accrescere il più possibile le potenzialità dei ragazzi. Quello per cui ci siamo rivolti al centro, un valido supporto sia dal lato professionale che umano. Sempre presenti.

 

Mamma Simona

La parola con cui descrivere il Centro?

Descrivo il Centro come efficiente in quanto porta a termine gli obiettivi prefissati ed è unico nella serietà e nella professionalità che contraddistingue il personale che ne fa parte.

Una giornata che ha segnato un cambiamento?

Una giornata che ha generato in noi un cambiamento sia per noi che nella relazione con nostro figlio è stata la giornata in cui abbiamo scoperto tramite una visita a Messina, dal Dottore Persico, che mio figlio aveva un disturbo dello spettro autistico. È stato un attimo in cui ci siamo sentiti molto turbati in quanto non sapevamo dove andare, come iniziare, non sapevamo nemmeno di preciso come muoverci. Poi abbiamo scoperto il vostro Centro e da lì abbiamo finalmente visto la luce, abbiamo capito che non eravamo soli e che poteva esserci comunque un cambiamento.

Una giornata che definireste felice?

Un episodio particolarmente felice che ricordo è stato i primi tempi in cui lui frequentava la terapia al Centro, aveva tre anni, praticamente è cresciuto nel Centro, eravamo in un negozio e ha visto delle bolle di sapone e ha iniziato a dire “minny”; io lì per lì non avevo capito poi mi sono avvicinata e ho sentito che diceva “minny” e c’era raffigurata Minnie su queste bolle di sapone. Ed è stata una delle prime parole che ha detto e da là ne sono scaturite altre. Non ci aspettavamo nemmeno che avrebbe parlato, invece adesso dice delle piccole frasi.

Quali aspettative c’erano quando vi siete rivolti al Centro?

Non pensavamo che arrivasse a questo livello perché siamo partiti da un disturbo dello spettro autistico “moderato-severo” e adesso lui ha già un disturbo “lieve”. Diciamo che sta facendo passi da gigante anche a scuola è migliorato tantissimo, tutte le maestre sono contente in quanto mi fanno anche i complimenti perché il bambino è seguito in tutto e per tutto, il vostro Centro è un Centro a 360° che non lavora soltanto nel Centro, ma anche a casa, nelle scuole e noi non possiamo che esservi grati per tutto quello che fate per Domenico.

 

 Mamma: Valentina

La parola con cui descrivere il Centro?

Difficile descrive il Centro Autismo in una parola, ma se proprio devo sceglierne una direi disponibilità! Sono tutti disponibili all’ascolto di noi genitori in qualunque giorno e a qualsiasi ora e disponibili nel supportare gli insegnanti nel trovare strategie utili per rendere il tempo a scuola dei nostri figli il più sereno possibile.

Una giornata che ha segnato un cambiamento?

Il giorno che ha segnato un cambiamento in me e nella relazione con uno dei miei figli, è sicuramente quando lui ha iniziato a parlare rendendo tutto molto più facile, soprattutto, per la comprensione dei suoi bisogni e delle sue esigenze.

Una giornata che definireste felice?

Il ricordo più bello è quando in macchina cantavamo a squarciagola le sue canzoni preferite. Mentre per l’altro mio figlio il cambiamento è avvenuto quando è aumentato l’aggancio visivo, è lì che ho finalmente ho avuto modo di entrare nel suo universo, ed è questo che mi ha reso felice, riuscire finalmente a capire con uno sguardo il suo stato d’animo.

Quali aspettative c’erano quando vi siete rivolti al Centro?

Quando mi sono rivolta al centro autismo il mio obiettivo era di fornire ai miei figli uno strumento di comunicazione che gli permettesse di essere parte di questo mondo, e di raggiungere l’autonomia nelle piccole azioni quotidiane, obiettivo che giorno per giorno ci impegniamo a raggiungere. Quello che ho trovato in tutte le persone che si interfacciano con noi è competenza, comprensione, passione, empatia, impegno, dedizione, costanza, supporto, incoraggiamento, insomma per questo motivo è così difficile scegliere una sola parola per descrivere il Centro Autismo.

Mamma: Caterina

Quali aspettative c’erano quando vi siete rivolti al Centro?

La prima parola che mi viene in mente è competenza: La competenza che si riscontra in tutte le figure che si rapportano con i nostri figli.

 Una giornata che ha segnato un cambiamento?

Sicuramente la giornata che ha cambiato la relazione con mio figlio è  stata quando abbiamo inserito il comunicatore, perché  gli ha fornito uno strumento di comunicazione da utilizzare nell’ambito quotidiano e nel rapporto con gli altri. Mi ricordo una sera verso le dieci che a preso il suo comunicatore e mi ha indicato “voglio andare via”, ma eravamo a casa in pigiama quasi ora della ninna dove dovevamo andare?

Quali aspettative c’erano quando vi siete rivolti al Centro?

Quando mi sono rivolta al centro autismo mi aspettavo  di riuscire a fornire a mio figlio più autonomie possibili e ad oggi nonostante il grande lavoro che c’è da fare posso ritenermi soddisfatta delle piccole conquiste quotidiane che abbiamo raggiunto.

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 LA SCUOLA

 Insegnante: Giusy

Sono una docente di sostegno in servizio nella Scuola Primaria, circa sette anni fa, sono stata contattata dalla Dott.ssa Carnovale, Psicologa coordinatrice del Centro Autismo della Comunità Progetto Sud. Il nostro primo incontro è stato finalizzato alla condivisione della programmazione terapeutica dell’alunno che, all’epoca, era stato preso in carico dalla struttura. La parola chiave è stata CONDIVISIONE! Abbiamo collaborato e co-partecipato per affrontare ogni questione scolastica ed extra riguardante la vita dell’alunno. Abbiamo condiviso gli obiettivi e i mezzi utilizzati per raggiungerli, riconoscendoci reciprocamente con i nostri rispettivi ruoli di docenti e terapisti, in funzione di uno scopo condiviso. Tutto ciò ha fatto sì che, nel tempo, venissero registrati significativi progressi nell’inclusione e nella socializzazione.

La sinergia che è derivata dalla comune progettazione, ha fatto sì che le ricadute positive fossero concretamente rilevabili, non solo nell’alunno, ma nell’intero gruppo-classe. Miglioramento della motivazione, aumento della collaborazione, diminuzione dello stress nelle situazioni difficili e dei comportamenti problema…questi sono alcuni dei cambiamenti maggiormente significativi.

Da insegnante di sostegno no posso che esprimere il mio GRAZIE.

GRAZIE per il percorso fatto insieme;

GRAZIE per il supporto ricevuto;

GRAZIE per le relazioni maturate;

GRAZIE per aver contribuito a rendere la scuola un contesto non solo di apprendimento ma anche di AMORE e COMPETENZE.

 

Insegnante sostegno Annacarmela

Ho conosciuto il Centro Autismo grazie ad un incarico annuale su sostegno nella scuola primaria (I. C. Pascoli – Aldisio), ho deciso così prima di intraprendere il percorso con G. di recarmi presso il centro per approcciarmi ad una sua conoscenza in un ambiente protetto ed a lui familiare e per poter attingere strategie e metodologie applicabili anche in campo didattico. Non nascondo che nel primo incontro mi ha accompagnato una sorta di “tensione” dettata dall’ attenzione, attenzione per tutto ciò che potesse indirizzarmi a rendere un buon servizio professionale a G. ed alla scuola. Nel Centro Autismo ho trovato la strada per poter svolgere la professione di docente a 360° in quanto ho appreso quelle buone prassi che dovrebbero sempre essere quella cassetta degli attrezzi da utilizzare al momento giusto ed in modo adeguato nel percorso di crescita dei bambini.

Il Centro Autismo ha messo a disposizione attraverso i suoi esperti tutte le competenze, conoscenze e buone pratiche che potessero contribuire al benessere di G. e ad un suo proficuo percorso scolastico. Sicuramente il centro è stato uno sprone per abbattere stereotipi e pregiudizi spesso legati a chi vive una particolare condizione; l’instaurarsi di relazioni positive mi ha permesso di importare a scuola un buon modello, una struttura da cui partire per poter stilare e praticare un piano educativo per G.

Comporre tutte le compatibilità e dirimere eventuali controversie è stato l’ingrediente fondamentale per rendere virtuoso il percorso di G. insieme ai suoi compagni e ai docenti nell’ ottica di una visione comune non statica, bensì intrisa da un continuo interscambio che desse un valore aggiunto alla nostra professione. è arrivato a scuola circa tre settimane dopo l’inizio dell’anno scolastico, io ero già in servizio e i suoi compagni chiedevano a noi docenti quando sarebbe arrivato il nuovo compagno con la curiosità vivida, tipica dei bambini. Quando G. è arrivato a scuola, io già avevo passato un po’ di tempo insieme a lui e agli esperti al Centro Autismo, mentre i compagni, gli altri colleghi e l’assistente alla comunicazione lo incontravano per la prima volta. È stata fondamentale nei primi giorni di inserimento di G. nel gruppo-classe la presenza di due psicologhe del Centro, con le quali abbiamo cercato di riprodurre in classe quel setting che facesse sentire G. accolto e compreso, rispettando la sua condizione e le sue caratteristiche. Ha avuto bisogno, come anche tutti noi, di un periodo di adattamento al nuovo assetto-contesto, durante il quale l’esserci, la tenacia, la sintonia e tanta buona volontà, oltre che le competenze professionali, sono stati fondamentali per produrre un cambiamento nel gruppo-classe. A piccoli passi siamo riusciti a far si che G. svolgesse le attività didattiche secondo il suo piano educativo insieme a tutti i docenti del team e anche insieme ai compagni. La percezione di “pericolo” iniziale è andata sempre più sfumando fino a scomparire, grazie ad una visione comune che siamo riusciti a costruire tutti insieme e che è stato il cemento per la buona riuscita di obiettivi condivisi. Anche l’anno successivo al mio incarico ho continuato ad andare mensilmente nella scuola di G. all’inizio per un passaggio di consegne alla nuova collega e poi per il desiderio di continuare a seguire G. insieme ai suoi compagni e al team docenti, è stato per me edificante vedere la continuità del lavoro intrapreso e i continui progressi raggiunti da G., dai suoi compagni, dai docenti e dall’assistente alla comunicazione.

 

Maestra Mercurio

Io ho conosciuto il centro autismo tramite la famiglia del bambino che seguo a scuola. Alla base delle relazioni professionali instaurate, vi è cooperazione e lavoro in rete. All’interno della classe ad oggi il bambino è ben incluso e inizia a cercare contatti con i compagni.

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Il centro autismo della Comunità Progetto Sud: una visione diventata realtà autorizzata

di Maria Pia Tucci

«Ogni mercoledì alle 13 facciamo riunione di equipe, una volta al mese supervisione con Jennifer Andreato, psicologa-BCBA e valutazione con la neuropsichiatra infantile Dorotea Bellantone. Siamo in costante contatto con insegnati, genitori, attivatori di socialità e di esperienze extrascolastiche dei nostri ragazzi. Il parrucchiere, il biologo del laboratorio analisi, l’allenatore, il maestro o la maestra di una qualche disciplina sportiva diventano rete sociale di rafforzamento e crescita».

Gli esempi potrebbero continuare. A raccontare la vita di relazioni che fanno parte del percorso intensivo del Centro Autismo della Comunità Progetto Sud è Chiara Carnovale, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice del servizio fin dalla sua apertura, avvenuta nel 2017.

Una scelta di vita e professionale che l’ha riportata a Lamezia Terme dopo la Laurea, la specializzazione e l’esperienza maturata a Roma tra la“LUMSA” e il “Bambin Gesù”.

«Creare occasioni di socializzazione, di apprendimento, di esperienze significative: è questo il compito che abbiamo scelto di avere quotidianamente come adulti nei confronti dei nostri bambini e ragazzi». – Dice con entusiasmo e convinzione Chiara. «È grazie a questa impostazione e competenza – continua a raccontare – che si apre un mondo fatto di relazioni significative con la famiglia, con la scuola con le realtà sportive. Negli anni abbiamo provato e continuiamo ad attivare questo cambiamento ,consapevoli che competenza, scienza, tenacia e passione offrano sempre nuove occasioni per tutti».

equipe centro autismo nUn lavoro di equipe che mette al centro la vita del minore con tutto il suo essere e il suo fare. Che innesca meccanismi virtuosi e che procede per obiettivi personalizzati e in costante verifica e aggiornamento.      «Il punto cardine per la buona riuscita di un intervento è senza dubbio la collaborazione tra le agenzie educative che ruotano intorno al bambinə/ragazzə». Valentina Iannazzo è psicologa e operatrice di setting. La sua professionalità assume un ruolo centrale all’ interno del Centro Autismo e nei momenti di regolazione delle terapie. «Creare sinergia, nei vari contesti, – dice Valentina –  è un lavoro molto lungo e impegnativo che si semplifica enormemente se le figure coinvolte mostrano flessibilità e disponibilità al cambiamento. Questo presuppone la consapevolezza di prendere parte al cambiamento con un ruolo attivo, accettando la messa in discussione dei propri stili educativi e delle competenze professionali».

Una squadra tutta al femminile che agisce quotidianamente e che di questa competenza ne raccoglie i frutti anche nei messaggi di feedback che di tanto in tanto fanno da cartina tornasole per la stesura delle relazioni e per tirare le somme in sede di bilancio sociale.

E donna è anche la responsabile della area disabilità della Comunità Progetto Sud, Angela Regio: «Siamo partiti il 2 ottobre del 2017. Il progetto di realizzare un servizio specifico per l’autismo era già in cantiere da qualche anno».

Dal 1987 la comunità Progetto Sud gestisce un centro di riabilitazione accreditato con il sistema sanitario regionale da qui è partito un segnale importante: «Nel tempo – racconta la responsabile – abbiamo visto aumentare considerevolmente le domande di intervento per bambini/e e adolescenti con lo spettro autistico e negli ultimi 15 anni tante famiglie partire per centri specialistici del centro-nord».

Il Centro Autismo è partito aprendo a 11 bambine e bambini con diagnosi di spettro autistico, oggi sono 25 a frequentare il Centro ma l’obiettivo è quello di sensibilizzare anche alla diagnosi precoce, fattore fondamentale per intervenire più efficacemente.

Sul sito del Ministero della Salute, aggiornato al 14 marzo 2024, si legge di: «circa 1 su 54 tra i bambini di 8 anni negli Stati Uniti, 1 su160 in Danimarca e in Svezia, 1 su 86 in Gran Bretagna. In età adulta pochi studi sono stati effettuati e segnalano una prevalenza di 1 su 100 in Inghilterra. Va ricordato che per comprendere la diversità delle stime di prevalenza è necessario considerare anche la variabilità geografica e le differenze metodologiche degli studi da cui tali stime originano. In Italia, si stima che circa 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi: i maschi sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine».

angela regio o«Analizzando i nostri dati di allora, – dice ancora Angela Regio – e ancor più seguendo l’andamento attuale sappiamo di aver avuto ragione. Ci siamo resi conto che era urgente rispondere più in fretta possibile a questa nuova forma di emergenza sociale senza più attendere i tempi biblici della programmazione sanitaria regionale. Così abbiamo sollecitato la politica affinché programmasse la rete dei servizi sociosanitari occorrenti su tutto il territorio regionale ma la disastrosa situazione della sanità calabrese, sottoposta a piano di rientro, non ha lasciato fino a un paio d’anni fa, alcuno spiraglio. Abbiamo anche cercato di studiare un’ipotesi di servizio con la sola compartecipazione economica delle famiglie ma il costo previsto per la sua sostenibilità risultava troppo elevato e quindi improponibile. Abbiamo anche ricercato e partecipato, senza successo, ad alcuni bandi e progetti nazionali che potessero sostenerci nell’impresa. Così questa nostra progettualità rimaneva conservata pronta ad uscire fuori alla prima occasione utile. Che è arrivata nell’estate del 2016. Un contatto amicale ci ha messo in relazione con una fondazione elvetica interessata a supportare realtà del sud Italia che avevano un progetto concreto da realizzare per le persone con disabilità».

Dal 2017 ad oggi il lavoro del Centro autismo si è man mano adeguato a nuove programmazioni e riadattato l’organizzazione del team e degli spazi concessi dalle suore di Maria Bambina, alle esigenze crescenti e specialistiche. Il continuo aggiornamento professionale, la presenza di una Neuropsichiatra Infantile, della supervisione, di un centro diagnosi (sostenuto nella sua creazione da Fondazione Con IL SUD) permettono a questa realtà di mettere a punto la metodologia per trattamenti intensivi efficaci.Nel 2019 è stata attivata la trafila per ottenere dalla Regione Calabria l’autorizzazione sanitaria al funzionamento e il 16 febbraio 2024 è stato emanato il decreto regionale.
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Seminari Formativi 2024: PROGETTO SPREAD

PROGETTO SPREAD: STRATEGIE PREVENTIVE E E A CONTRASTO DELLE DIPENDENZE COMPORTAMENTALI E DA ABUSO (L. 30.12.21, N. 234, ART. 1, COMMA 157)

Calendario dei Seminari formativi 2024
la partecipazione è gratuita

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI 0961.557270 | prevenzione@ccscatanzaro.it

3 MAGGIO 2024 dalle 14:00 alle 19:
POVERTÀ EDUCATIVE E DIPENDENZE
PROF. GIORGIO MARCELLO – UNICAL | COMUNITÀ PROGETTO SUD – VIA DEL PROGRESSO, 472 – LAMEZIA TERME

10 MAGGIO 2024 dalle 14:00 alle 19:
NEUROSCIENZE, SOSTANZE E DIPENDENZE
DOTT. GIANFRANCO MERANDO
CENTRO CALABRESE DI SOLIDARIETÀ ETS | CENTRO POLIVALENTE | VIA F. VECCHIA – CATANZARO

23 MAGGIO 2024 dalle 14:00 alle 19:
ASPETTI PSICOSOCIALI NELLE DIPENDENZE DELLE GIOVANI GENERAZIONI
PROF. CLAUDIO FALBO | CENTRO CALABRESE DI SOLIDARIETÀ ETS | CENTRO POLIVALENTE | VIA F. VECCHIA – CATANZARO

29 MAGGIO 2024 dalle 14:00 alle 19:

INSERIMENTO SOCIALE E LAVORATIVO: TRA COMUNITÀ TERRITORIALE E MERCATO DEL LAVORO
DOTT.SSA MARISA MEDURI | COMUNITÀ PROGETTO SUD – VIA DEL | PROGRESSO, 472 – LAMEZIA TERME

31 MAGGIO 2024 dalle 14:00 alle 19:
PROGRAMMI E PROGETTI PER IL RECUPERO DI SOGGETTI CON DIPENDENZA PATOLOGICA
DOTT. FRANCESCO PITERÀ | CENTRO CALABRESE DI SOLIDARIETÀ ETS | CENTRO POLIVALENTE | VIA F. VECCHIA – CATANZARO

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Il dono e la città. Sul futuro del volontariato. Il nuovo libro di don Giacomo Panizza

Se la salute diventa un’azienda, la scuola un’impresa, la gestione dell’ambiente e dell’acqua una questione di mercato, il volontariato – che in Italia coinvolge circa 4 milioni e mezzo di persone – viene messo all’angolo. E le sue anime interne si differenziano e si distanziano tra loro, andando in conflitto.

Giacomo Panizza, prete bresciano in Calabria da oltre trent’anni, vive sotto protezione perché è nel mirino delle cosche dal 2002 per essere stato testimone di giustizia contro un clan mafioso e aver preso in gestione un edificio confiscato. Ciò non gli impedisce di continuare le sue attività a favore delle persone in difficoltà e di essere una voce profetica fuori e dentro la Chiesa.

Il suo nuovo libro Il dono e la città, in libreria il 26 aprile per le edizioni Bibliotheka (pagine 152, 18 euro, ebook a 4,99), è una lucida e argomentata provocazione sul futuro del volontariato.

Per certi aspetti, osserva Panizza, il volontariato che gestisce servizi assomiglia oggi, nei metodi, ai servizi del privato for profit. Per questo è necessario che esso torni a imprimere a sé stesso un indirizzo culturale e politico, decidendosi a svolgere un servizio «pubblico» capace di superare la trappola del mero mercato dei servizi sociali.

Le associazioni di volontari, ricorda il prete bresciano-calabrese, non sono destinate a mettere cerotti improvvisati a pubbliche amministrazioni incuranti del welfare e dei diritti di chi ha più bisogno. I corpi intermedi della società non si aggregano per arginare le distrazioni o le malefatte della politica e del mercato. E costituiscono luoghi privilegiati non quando distribuiscono doni consolatori, ma se accompagnano le persone a mettere in moto la solidarietà, la condivisione e l’accoglienza, e quando generano e rigenerano fiducia negli abitanti di un territorio.

Le anime interne del cosiddetto terzo settore – gestionale, assistenziale, movimentista, imprenditoriale – rischiano di differenziarsi e di confliggere tra loro. Per questo, rileva Panizza, abbiamo bisogno di volontariati diversificati che si rafforzino spingendosi anche oltre l’ambito sociale, dando maggior consistenza anche ad altri settori quali la protezione civile, l’ambiente e l’energia, i beni culturali, gli stili di vita rispettosi della decrescita dei consumi, la cittadinanza partecipata, l’educazione a pratiche civiche costruttive di comunità locali. Perché non solo il volontariato sociale, ma l’intero arcipelago dei volontariati è un potenziale messaggero di legalità e di coesione.

“Saremo capaci di futuro solo se sapremo assumere uno stile di volontariato adulto, che non operi solo in risposta a ciò che vede a occhio nudo, ma indaghi con sguardo critico nel profondo delle cause immediate e remote delle difficoltà e del disagio. Un ruolo politico, dunque”.

Insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Commendatore dell’ordine al Merito della Repubblica italiana, Panizza ha fondato a Lamezia Terme la comunità “Progetto Sud” ed è autore di libri sulla ’ndrangheta, la legalità e le sfide educative poste dalle mafie.

Don Giacomo Panizza, bresciano, ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme “Progetto Sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità e contribuisce a diverse iniziative della Caritas italiana e della Calabria. È nel mirino delle cosche dal 2002 quando spezzò il cerchio della paura prendendo in gestione il palazzo confiscato alla cosca Torcasio. Da allora vive sotto scorta. Ha scritto centinaia di saggi e brevi contributi, apparsi non solo su riviste di settore, ma anche in numerosi libri. Tra i suoi libri Io sono un grande sognatore: sfide e opportunità degli stranieri ad una terra accogliente (Laruffa, 2007); Capaci di futuro (Rubbettino, 2005); Finché ne vollero (Edizioni Paoline, 2002). Inoltre ha curato Il dono: iniziatore di senso, di relazioni e di polis (Rubbettino, 2003). Feltrinelli ha pubblicato Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso. La storia del prete che ha sfidato la ’ndrangheta (con Goffredo Fofi; 2011).

 

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Scheda del libro

Curare il disagio non è un mestiere esecutivo privo di responsabilità, non è un mestiere operativo senza intelligenza, non è un mestiere che si possa svolgere da soli. Anche per questo il tanto declamato principio di sussidiarietà non deve servire al volontariato come alibi per esautorare la responsabilità pubblica, ma per rimettere al primo posto gli esiti liberanti e socializzanti del welfare. Se la salute diventa un’azienda, la scuola un’impresa, la gestione dell’ambiente e dell’acqua una questione di mercato, il cosiddetto terzo settore viene messo all’angolo. E le sue anime interne – gestionale, assistenziale, movimentista, imprenditoriale – si differenziano e si distanziano tra loro, andando in conflitto. Per certi aspetti, il volontariato che gestisce servizi assomiglia oggi, nei metodi, ai servizi del privato for profit. Per questo è necessario che esso torni a imprimere a sé stesso un indirizzo culturale e politico, decidendosi a svolgere un servizio «pubblico» capace di superare la trappola del mero mercato dei servizi sociali. Le associazioni di volontari non sono destinate a mettere cerotti improvvisati a pubbliche amministrazioni incuranti del welfare e dei diritti di chi ha più bisogno. I corpi intermedi della società non si aggregano per arginare le distrazioni o le malefatte della politica e del mercato. E costituiscono luoghi privilegiati non quando distribuiscono doni consolatori, ma se accompagnano le persone a mettere in moto la solidarietà, la condivisione e l’accoglienza, e quando generano e rigenerano fiducia negli abitanti di un territorio. Abbiamo bisogno di volontariati diversificati che si rafforzino spingendosi anche oltre l’ambito sociale, dando maggior consistenza anche ad altri settori quali la protezione civile, l’ambiente e l’energia, i beni culturali, gli stili di vita rispettosi della decrescita dei consumi, la cittadinanza partecipata, l’educazione a pratiche civiche costruttive di comunità locali. Perché non solo il volontariato sociale, ma l’intero arcipelago dei volontariati è un potenziale messaggero di legalità e di coesione.