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Il dono e la città. Sul futuro del volontariato. Il nuovo libro di don Giacomo Panizza

Se la salute diventa un’azienda, la scuola un’impresa, la gestione dell’ambiente e dell’acqua una questione di mercato, il volontariato – che in Italia coinvolge circa 4 milioni e mezzo di persone – viene messo all’angolo. E le sue anime interne si differenziano e si distanziano tra loro, andando in conflitto.

Giacomo Panizza, prete bresciano in Calabria da oltre trent’anni, vive sotto protezione perché è nel mirino delle cosche dal 2002 per essere stato testimone di giustizia contro un clan mafioso e aver preso in gestione un edificio confiscato. Ciò non gli impedisce di continuare le sue attività a favore delle persone in difficoltà e di essere una voce profetica fuori e dentro la Chiesa.

Il suo nuovo libro Il dono e la città, in libreria il 26 aprile per le edizioni Bibliotheka (pagine 152, 18 euro, ebook a 4,99), è una lucida e argomentata provocazione sul futuro del volontariato.

Per certi aspetti, osserva Panizza, il volontariato che gestisce servizi assomiglia oggi, nei metodi, ai servizi del privato for profit. Per questo è necessario che esso torni a imprimere a sé stesso un indirizzo culturale e politico, decidendosi a svolgere un servizio «pubblico» capace di superare la trappola del mero mercato dei servizi sociali.

Le associazioni di volontari, ricorda il prete bresciano-calabrese, non sono destinate a mettere cerotti improvvisati a pubbliche amministrazioni incuranti del welfare e dei diritti di chi ha più bisogno. I corpi intermedi della società non si aggregano per arginare le distrazioni o le malefatte della politica e del mercato. E costituiscono luoghi privilegiati non quando distribuiscono doni consolatori, ma se accompagnano le persone a mettere in moto la solidarietà, la condivisione e l’accoglienza, e quando generano e rigenerano fiducia negli abitanti di un territorio.

Le anime interne del cosiddetto terzo settore – gestionale, assistenziale, movimentista, imprenditoriale – rischiano di differenziarsi e di confliggere tra loro. Per questo, rileva Panizza, abbiamo bisogno di volontariati diversificati che si rafforzino spingendosi anche oltre l’ambito sociale, dando maggior consistenza anche ad altri settori quali la protezione civile, l’ambiente e l’energia, i beni culturali, gli stili di vita rispettosi della decrescita dei consumi, la cittadinanza partecipata, l’educazione a pratiche civiche costruttive di comunità locali. Perché non solo il volontariato sociale, ma l’intero arcipelago dei volontariati è un potenziale messaggero di legalità e di coesione.

“Saremo capaci di futuro solo se sapremo assumere uno stile di volontariato adulto, che non operi solo in risposta a ciò che vede a occhio nudo, ma indaghi con sguardo critico nel profondo delle cause immediate e remote delle difficoltà e del disagio. Un ruolo politico, dunque”.

Insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Commendatore dell’ordine al Merito della Repubblica italiana, Panizza ha fondato a Lamezia Terme la comunità “Progetto Sud” ed è autore di libri sulla ’ndrangheta, la legalità e le sfide educative poste dalle mafie.

Don Giacomo Panizza, bresciano, ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme “Progetto Sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità e contribuisce a diverse iniziative della Caritas italiana e della Calabria. È nel mirino delle cosche dal 2002 quando spezzò il cerchio della paura prendendo in gestione il palazzo confiscato alla cosca Torcasio. Da allora vive sotto scorta. Ha scritto centinaia di saggi e brevi contributi, apparsi non solo su riviste di settore, ma anche in numerosi libri. Tra i suoi libri Io sono un grande sognatore: sfide e opportunità degli stranieri ad una terra accogliente (Laruffa, 2007); Capaci di futuro (Rubbettino, 2005); Finché ne vollero (Edizioni Paoline, 2002). Inoltre ha curato Il dono: iniziatore di senso, di relazioni e di polis (Rubbettino, 2003). Feltrinelli ha pubblicato Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso. La storia del prete che ha sfidato la ’ndrangheta (con Goffredo Fofi; 2011).

 

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Scheda del libro

Curare il disagio non è un mestiere esecutivo privo di responsabilità, non è un mestiere operativo senza intelligenza, non è un mestiere che si possa svolgere da soli. Anche per questo il tanto declamato principio di sussidiarietà non deve servire al volontariato come alibi per esautorare la responsabilità pubblica, ma per rimettere al primo posto gli esiti liberanti e socializzanti del welfare. Se la salute diventa un’azienda, la scuola un’impresa, la gestione dell’ambiente e dell’acqua una questione di mercato, il cosiddetto terzo settore viene messo all’angolo. E le sue anime interne – gestionale, assistenziale, movimentista, imprenditoriale – si differenziano e si distanziano tra loro, andando in conflitto. Per certi aspetti, il volontariato che gestisce servizi assomiglia oggi, nei metodi, ai servizi del privato for profit. Per questo è necessario che esso torni a imprimere a sé stesso un indirizzo culturale e politico, decidendosi a svolgere un servizio «pubblico» capace di superare la trappola del mero mercato dei servizi sociali. Le associazioni di volontari non sono destinate a mettere cerotti improvvisati a pubbliche amministrazioni incuranti del welfare e dei diritti di chi ha più bisogno. I corpi intermedi della società non si aggregano per arginare le distrazioni o le malefatte della politica e del mercato. E costituiscono luoghi privilegiati non quando distribuiscono doni consolatori, ma se accompagnano le persone a mettere in moto la solidarietà, la condivisione e l’accoglienza, e quando generano e rigenerano fiducia negli abitanti di un territorio. Abbiamo bisogno di volontariati diversificati che si rafforzino spingendosi anche oltre l’ambito sociale, dando maggior consistenza anche ad altri settori quali la protezione civile, l’ambiente e l’energia, i beni culturali, gli stili di vita rispettosi della decrescita dei consumi, la cittadinanza partecipata, l’educazione a pratiche civiche costruttive di comunità locali. Perché non solo il volontariato sociale, ma l’intero arcipelago dei volontariati è un potenziale messaggero di legalità e di coesione.

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Una riflessione europea sui diritti delle persone con disabilità

Come è attuata la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRDP) in Italia e in Europa?
Quali passi sono stati realizzati in questi anni? Come vengono tutelati i diritti oggi?

Se ne discuterà giovedì 11 aprile dalle 15 alle 18 nella sala conferenze del Chiostro Caffè letterario con Giampiero Griffo, componente della  delegazione italiana per la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità e Coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

L’evento, si colloca nella settimana che vede lo scambio di buone pratiche europee in ambito socio-culturale tra Italia, Belgio, Francia con la presenza a Lamezia Terme delle associazioni: Le collective TCap e Marie Moreau (Francia), Villa Pilifs e Sapha (Belgio), ospiti di Comunità Progetto Sud, partner Italiano del progetto “Choix2Vie”.

Choix2Vie”è un  progetto europeo iniziato nel settembre 2023 che ha visto in questi mesi alternarsi viaggi studio di apprendimento e formazione attraverso l’organizzazione di mobilità nei tre paesi coinvolti per migliorare la conoscenza del contesto socio-economico di ciascuno dei Paesi e acquisire una migliore comprensione delle politiche sociali per avviare discussioni con i principali attori delle reti  partner e, in particolar modo, degli attori politici.

Questo progetto è l’opportunità, in chiave europea, per incoraggiare la condivisione di esperienze e buone pratiche rispetto all’ autodeterminazione e l’autonomia delle persone con disabilità con particolare attenzione all’ autonomia abitativa.

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Programma di giovedì 11 aprile 2024 | Chiostro Caffè Letterario | ore 15

ore 15.00 registrazione dei presenti
ore 15.15 confronto in assemblea
ore 15.30 intervento di Giampiero Griffo
ore 16.15 confronto con delegazioni europee
ore 17.00 confronto con i relatori
ore 17.30 costruzione mappa condivisa

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Umanità in ricerca: «Saremo a Cosenza perché crediamo ad un altro modo di guardare il futuro»

Dopo Lamezia Terme la road map del forum per cambiare l’ordine delle cose fa tappa a Cosenza

 «Il prossimo giovedì 11 aprile, saremo anche noi a Cosenza per continuare la road map: Per il diritto d’asilo e la libertà di movimento – le nuove forme di governo delle migrazioni. Un cammino che sta attraversando l’Italia e che vuole spingere dal basso il cambiamento del progetto, in via di approvazione, di nuovo patto che mira a frenare gli arrivi dei migranti, sentiti come minaccia alla fortezza Europa. Come Movimento Umanità in Ricerca troviamo disumano ed inconcepibile immaginare una zona franca, un cosiddetto non luogo dove esseri umani, dopo aver affrontato anni di viaggio pericoloso, verrebbero reclusi in attesa di vedere riconosciuti imprescindibili diritti umani».

«La nostra testimonianza – dicono dal coordinamento – vuole rafforzare quanto detto nella prima tappa calabrese, che ha visto la nostra città partecipare a questa marcia voluta dal Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose a cui abbiamo convintamente aderito come Movimento Umanità in Ricerca».

Da un anno, dal naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023, questa rete sociale lavora costantemente «Nel nostro agire  – dicono ancora – c’è , da un lato, la volontà di superare le barriere dell’ indifferenza rispetto al dramma delle persone che attraversano il Mediterraneo e dall’altra la responsabilità di costruire coscienza civica e critica soprattutto tra i giovani rispetto al tema migratorio».

 

2024 road map lamezia terme liceo fiorentino

«È quello che abbiamo fatto con la tappa della road map di Lamezia, – sottolineano – entrando nel Liceo Classico-Artistico Fiorentino grazie alla disponibilità e all’accoglienza del Dirigente Scolastico Nicolantonio Cutuli. L’incontro dello scorso marzo ci ha messo in dialogo con studenti e studentesse delle classi seconde. Con loro e con l’attivista del Forum Teresa Menchetti, ci siamo interrogati sul cosa e sul perché le persone sono spinte a migrare. Sui rischi ma anche sui sogni che inducono donne, bambini, uomini, in gruppo o da soli a intraprendere un “viaggio della speranza”».

« Con la nostra presenza porteremo a Cosenza l’esperienza della nostra rete e della nostra città – dicono ancora gli attivisti di Umanità in ricerca -. Lamezia Terme è una città accogliente, non ostile all’ integrazione e inclusione degli stranieri che hanno scelto di viverci. Alcune esperienze virtuose del nostro territorio calabrese inducono anche ad attribuire importanza alla possibilità di una progettualità legata al recupero delle aree interne e a questo la politica non può non guardare. Vogliamo portare una testimonianza di una accoglienza possibile e giusta guardando al nostro territorio che da tale fenomeno può essere arricchito. Vogliamo dare una prospettiva possibile, un altro modo di guardare il futuro».

La rete di Umanità in ricerca è formata da associazioni e organizzazioni protagoniste e sensibili alla tematica delle migrazioni e ne fanno parte AGESCI Zona Reventino, Associazione Arci Lamezia Terme/Vibo Valentia, Azione Cattolica Diocesi di Lamezia Terme, Associazione Comunità Progetto Sud,Associazione Mago Merlino, Fondazione Trame, InRete Cooperativa Sociale, Pax Christi-Punto Pace Lamezia Terme.

copertina sito articolo orfani di femminicidio 13 aprile 2024

Essere Orfani di femminicidio in Calabria | Lamezia Terme | 13 aprile 2024

Essere Orfani di femminicidio in Calabria | 13 aprile 2024 | Ore 8.30-13.30
Sala Sintonia | Via Antonio Reillo, 5. Lamezia Terme (CZ)

RE.S.P.I.R.O. (rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali) è uno dei quattro progetti nazionali quadriennali promossi dall’iniziativa “A braccia aperte” dell’Impresa Sociale “Con i Bambini” (progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile) e riguarda le sei regioni dell’Italia meridionale.

Il bando porta l’attenzione sulla condizione, complessa e sommersa, dei cosiddetti orfani speciali, i bambini e le bambine rimasti orfani a seguito di un femminicidio.

04b0effa 6f11 4e45 b222 8182a5731b6dIl progetto lavora per portare a emersione il tema degli “orfani di femminicidio” non solo attraverso i numeri e le loro storie e quelle delle loro mamme ma anche attraverso le esperienze di recupero e reinserimento rese possibili dalla presa in carico territoriale degli “orfani speciali”, e per cambiare la cultura, costruendo insieme ai media e ai comunicatori un’alleanza che permetta di diffondere un nuovo approccio alla prevenzione della violenza domestica anche attraverso un cambiamento del linguaggio e l’abbattimento di vecchi paradigmi e stereotipi.

A tre anni dall’avvio del progetto verrà fatto il punto su cosa e quanto è stato fatto e cosa e quanto ancora resta da fare in Calabria sul tema.

L’importanza dell’incontro risiede soprattutto nella diffusione delle informazioni legate al progetto, all’alimentazione della creazione di una rete che sensibilizzi al tema degli orfani speciali, al coinvolgimento degli organismi di comunicazione per ottimizzare gli effetti della
sensibilizzazione presso l’opinione pubblica e soprattutto, al coinvolgimento delle strutture pubbliche e sociali che possono sostenere la rete di interventi a supporto degli interventi di tutela.

L’evento è accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Lamezia (3 crediti formativi) e in attesa di accreditamento presso l’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Calabria

SCARICA QUI IL COMUNICATO STAMPA

SCARICA QUI IL PROGRAMMA

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Un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra la Fondazione di origine bancaria rappresentante da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla
fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org
Realizzato da IRENE ’95 Cooperativa Sociale in partenariato con:
Az. Ospedaliera Giovanni XXIII di Bari, Centro Famiglie Catania, Cestrim, CISMAI, CIPM Sardegna, Consorzio CO.RE,
Progetto Sirio, Save The Children, Terre des Hommes, Thamaia, Koinos, Sinapsi

 

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Petali: “Viola”. La newsletter di marzo 2024

a cura di Maria Pia Tucci,  Giornalista, Ufficio stampa della Comunità Progetto Sud

Il 2024 celebra i cento anni dalla nascita di Franco Basaglia. Psichiatra e neurologo A lui il nome della Legge 180 del 1978. È lui che cercherà e riuscirà a trasformare i manicomi in comunità terapeutiche, in cui medici, operatori e pazienti possiedono pari dignità e pari diritti: i rapporti non sono più verticali, bensì orizzontali, e viene privilegiata la collaborazione tra pari.

Noi, Comunità Progetto Sud, abbiamo avuto il privilegio di essere contaminati da quella lotta per la pari dignità di diritti, dalla scienza e dalla parola al fatto di praticare la differenza grazie anche all’amicizia e alla collaborazione scientifica di Assunta Signorelli. Psichiatra eccellente, nata a Napoli e che con Basaglia ha lavorato a quell’esperienza di trasformazione istituzionale dei manicomi, sia nell’Ospedale Psichiatrico di Colorno (1971) che a Trieste (1972), dove è stata anche direttrice del Dipartimento di Salute Mentale.

A lei il viola che titola e apre questa newsletter di marzo con il racconto-ricordo appassionato di Angela Regio su Assunta Signorelli. Viola è il colore che Assunta amava, colore di cui vestiva anche i suoi capelli. Il viola che ci ricorda i diritti di ognuno.

E in questo marzo che cambia la stagione dell’anno, che ricorda e celebra le donne l’8 marzo, Marina Galati, la Direttrice di Comunità Progetto Sud, ha intrapreso un nuovo viaggio in terra d’ Africa, in Uganda, di cui ci da uno spaccato con un suo scritto.

Intanto qui, noi stanziali, abbiamo lavorato con il partenariato del Centro Antiviolenza Demetra alla divulgazione dei dati del 2023 e alla nuova programmazione del 2024 e così ne hanno parlato i media qui Il servizio della Rai TgR Calabria, Il Lametino. Il report lo trovate sul sito istituzionale del Come di Lamezia Terme .

Tra le ultime news leggerete com’è andato l’appuntamento di Decollatura, dove abbiamo presentato pubblicamente il progetto “Che impresa la Scuola!” e della proposta di una multi agenzia per il contrasto alla tratta degli esseri umani da sviluppare con il progetto In.C.I.P.I.T.

Nella sezione Petali per leggere: “Le dannate della terra” a cura di Alessandra Corrado, Lorena Leone, Rosanna Liotti, con la prefazione di Marina Galati e l’introduzione di Alessandra Corrado, Rubbettino Editore, di cui troverete il link per scaricare gratuitamente la pubblicazione.

Nella sezione Petali per esserci:l’evento del 13 aprile 2024 che si terrà in Sala Sintonia – via Antonio Reillo, 5. Lamezia Terme (CZ), ore 9:30. “Essere Orfani di femminicidio in Calabria” – a cura di RE.S.P.I.R.O., la rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali.

A tutti e tutte voi La nostra Buona Pasqua con un pensiero di don Giacomo Panizza.

Buona lettura!

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Sconfinamenti

di Giacomo Panizza*

Nel ciclo di stagioni rubate
prepariamo noi nuove primavere.
È tempo di variazioni in salita
di sconfinamenti
dalle normalizzate insicurezze.
Arricchiamoci di vera umanità.
È tempo di rifarsi una vita davvero,
insieme.

Buona Pasqua di Risurrezione!

 

Foto di copertina: La fotografia ha già fatto il “giro del Mondo” negli scorsi giorni ed effettivamente è particolarmente bella oltre che suggestiva. L’immagine ha come titolo “Ice Bed” per richiamare proprio l’idea del grande orso bianco addormentato sul ghiaccio. Il successo è stato grande considerando che a questa edizione del concorso fotografico hanno votato oltre 75 mila persone (complessivamente).
Sarikhani ha dichiarato “sono molto onorato di aver vinto il People’s Choice Award di quest’anno per il Wildlife Photographer of the Year, il più prestigioso concorso fotografico sulla fauna selvatica. Questa fotografia ha suscitato forti emozioni in molti di coloro che l’hanno vista”.
Wildlife Photographer of the Year 2023 e la foto dell’orso polare addormentato
Interessante notare come Nima Sarikhani (che ha un account Instagram con poche fotografie, ma tutte incentrate sulla natura e gli animali ottenendo ottimi risultati in termini di resa fotografica) ha impiegato non una mirrorless quanto piuttosto una DSLR di fascia alta. Non si tratta comunque di un reflex qualasiasi ed è anche relativamente recente, stando al sito ufficiale dell’evento.

Fonte:  Fotografi digitali

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“Essere Orfani di femminicidio in Calabria”

Il 13 aprile 2024, nella Sala Sintonia  della comunità Progetto Sud – via Antonio Reillo, 5. Lamezia Terme (CZ) – alle ore 9:30 a cura di RE.S.P.I.R.O., la rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali, si terrà il convegno e la successiva tavola rotonda: “Essere Orfani di femminicidio in Calabria”. Il partenariato è ampio e vede capofila e soggetto responsabile la cooperativa sociale IRENE ’95  e per la Calabria soggetto partnerl’ APS SINAPSI.

RE.S.P.I.R.O. È uno dei quattro progetti nazionali quadriennali promossi dall’ iniziativa “A braccia aperte” di Impresa Sociale “Con i Bambini” attuato nelle sei regioni dell’Italia meridionale ed Isole. Il bando (cod.2019-ABA-01547) porta l’attenzione sulla condizione, complessa e sommersa, di minori orfani a seguito di femminicidio.

L’argomento del convegno e della tavola rotonda a cui interverranno i responsabili del progetto, accademici e testimoni diretti, vittime oggi non più minori di violenza assistita, verterà sulla strategia complessiva e la relativa metodologia dell’intervento, di cura e presa in carico degli orfani di crimini domestici e del sostegno delle famiglie affidatarie.

A due anni dall’ avvio del progetto si farà il punto su cosa e quanto è stato fatto, le prime risultanze e cosa e quanto ancora resta da fare in Calabria.

Tempestività, multidisciplinarietà, integrazione, specializzazione, costanza nel tempo sono i criteri messi in campo dal progetto e che nella pratica vogliono costituire un modello di protocolli e procedure di intervento sia come definizione di buone prassi che come linee guida nazionali per costruire una Child Safeguarding Policy specifica per tutti i soggetti partner.

Soggetto responsabile: IRENE ’95 Cooperativa Sociale

Partenariato:

  • CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia)
  • Save The Children
  • Terre des Hommes
  • Consorzio CO.RE. – Campania
  • Az. Ospedaliera Giovanni XXIII di Bari (progetto-equipe GIADA) – Puglia
  • APS Progetto Sirio – Puglia
  • CENTRO FAMIGLIE Catania – Sicilia
  • Associazione THAMAIA Catania – Sicilia
  • CIPM Sardegna – Sardegna
  • Coop. sociale KOINOS – Sardegna
  • Associazione CESTRIM – Basilicata
  • APS SINAPSI – Calabria

Clicca qui per saperne di più del Progetto RE.S.P.I.R.O. 

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Le dannate della terra

“Le dannate della terra” a cura di Alessandra Corrado, Lorena Leone, Rosanna Liotti, con la prefazione di Marina Galati e l’introduzione di Alessandra Corrado,Rubbettino Editore è un volume collettivo che raccoglie i risultati di una ricerca pilota sulle lavoratrici migranti in agricoltura realizzata nella Piana di Lamezia Terme nell’ambito del progetto “Resto in Campo – Percorsi di diritti per migranti”, coordinato da Associazione Comunità Progetto Sud.

Scarica gratuitamente il libro cliccando qui

Dalla quarta di copertina:

Questo volume collettivo raccoglie i risultati di una ricerca pilota sulle lavoratrici migranti in agricoltura realizzata nella Piana
di Lamezia Terme nell’ambito del progetto “Resto in Campo – Percorsi di diritti per migranti”, coordinato dall’Associazione
Comunità Progetto Sud (programma P.I.U.Su.Pr.Eme. – Percorsi Individualizzati di Uscita dallo sfruttamento). L’analisi, condotta
in una situata e intersezionale, legge il posizionamento delle donne all’interno dei rapporti di potere (genere, etnicità, classe,
status giuridico, migrazione) e in relazione alle caratteristiche e alle trasformazioni del contesto specifico. Pur evidenziando elementi
di vulnerabilità queste lavoratrici esprimono anche forme di resistenza e agency. La comprensione della loro condizione risulta
interessante per mettere a fuoco le dinamiche del sistema agroalimentare, ma anche per la comprensione della condizione
sociale e dei bisogni delle donne, in generale, nei contesti rurali.

Alessandra Corrado è professoressa associata in Sociologia dell’Ambiente e del Territorio presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università della Calabria.
Lorena Leone è operatrice presso l’Associazione Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme e consulente anti-tratta del progetto “In.C.I.P.I.T. – Iniziativa calabra per l’identificazione, protezione ed inclusione sociale delle vittime di tratta”.
Rosanna Liotti è responsabile dell’area Tratta e sfruttamento lavorativo presso l’Associazione Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme. È referente dell’area sfruttamento lavorativo del progetto “In.C.I.P.I.T. – Iniziativa calabra per l’identificazione, protezione
ed inclusione sociale delle vittime di tratta”. Ha coordinato il progetto “Resto in Campo – Percorsi di diritti per migranti”.

marina uganda gruppo

Uganda, la mia Africa: la ricerca, le donne, la terra.

di Marina Galati*

In questi giorni di marzo ho attraversato tutta l’Uganda fino al confine con il Sud Sudan dove arrivano i tanti rifugiati.

Nella sola diocesi di Arua vi sono un milione di rifugiati. Ho visitato il campo nel distretto di Adjuman: 206.000 rifugiati. Arrivati al centro di registrazione le persone vengono distribuite nei diversi campi.

Le politiche del posto prevedono di dare subito il permesso di residenza e dei piccoli appezzamenti di terra da coltivare. Il prete che ho incontrato è un componente della commissione dei rifugiati della Diocesi «Gli aiuti che arrivano da ONG internazionali debbono essere distribuiti, in base agli accordi governativi, – mi ha detto – non solo ai rifugiati ma in parte anche alla popolazione del luogo per evitare conflitti».

LA RICERCA

D’altra parte gli alloggi di chi è residente non sono diversi da quelli che mettono a disposizione per i rifugiati. E la povertà la vedi ovunque. Le Organizzazioni Non Governative si occupano del cibo e dei servizi sanitari. Ma gli aiuti stanno drasticamente diminuendo!

Uno dei luoghi che frequentiamo da tempo con Walking Together è la libreria della scuola primaria. È situata a Lima Farm. Tenuta con cura ed utilizzata dalla comunità scolastica. È Frutto anche degli insegnamenti di Pino La Gamba, presidente di Walking Together, pediatra, appartenente all’associazione nazionale culturale di pediatria nonché docente di Medicina Sociale per diversi anni all’Università della Calabria. Lui ha costantemente sostenuto l’importanza della lettura tra le mamme, tra insegnanti, tra gruppi di ragazzi. Anche le nostre volontarie del servizio civile internazionale avevano creato a Golomolo, villaggio della regione centrale dell’ Uganda, una piccola biblioteca dove ogni giorno un gruppo dedicava del tempo alla lettura.

In questi anni di viaggi ho appreso un altro grande insegnamento: l’ importanza di raccogliere i dati, per poi incrociarli, rifletterci su, confrontarli con altri studi. Il piccolo villaggio diviene una grande fonte di informazioni utili per capire quali interventi sociali e sanitari concordare insieme agli abitanti del luogo.

Oggi al tempo dell’ Intelligenza Artificiale l’importanza della cultura del dato è messo ancor più in evidenza, ma, per noi operatori sociali lavorare sui dati, studiarci su, attivare l’inchiesta sociale e la ricerca partecipata sono strumenti essenziali se vogliamo capire e comprendere di più e meglio per attivare il cambiamento.

libreria uganda marina galati

LE DONNE

Poi c’è il lavoro con le donne. Con l’Associazione delle Donne di Santa Monica a Lwero, che stiamo sostenendo grazie a con Walking Together, abbiamo supportato circa 47 donne. Per loro abbiamo acquistato appezzamenti di terreni e loro li coltivano in forma comunitaria. Ciò che guadagnano lo mettono in unica cassa comune a cui individualmente accedono per pagare le tasse scolastiche per i figli, per spese sanitarie ed altre necessità quotidiane.

Molte famiglie qui vivono grazie al lavoro delle donne, in questo contesto povero socialmente ed economicamente molti sono gli uomini violenti che maltrattano e non partecipano alle necessità famigliari. Mettiamo anche sulla bilancia che possedere una terra per le donne, qui in Uganda non è affatto semplice: le donne non hanno possibilità di accedere ad eredità (Terreni, case, ecct), nonostante le moderne leggi lo permetterebbero, per ritrosia culturale alle donne non è permesso ereditare beni. La sola opportunità deriva dal loro lavoro e dalla possibilità che con questo possano avere accesso al credito fare un investimento e sviluppare un’azienda.

E grazie alla terra al catering, con il contributo degli amici Mario e Concetta, questo sta diventando possibile! Questo gruppo di donne sta sviluppando benessere per loro stesse, i loro figli e per la comunità. Sono loro che stanno diventando un riferimento anche per altre donne delle comunità territoriali.

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LA TERRA

Due questioni determinano gravi problemi:

L’accaparramento delle terre- Land grabbing. Le terre vengono prese o acquistate da soggetti privati o da aziende senza il consenso delle comunità locali. Terre che solitamente erano coltivate dai residenti delle comunità per la produzione primaria. Questo avviene perché spesso i titoli di proprietà sono informali ed incerti e quindi facilmente accaparrabili, particolarmente quando vi è il consenso di alcuni governanti corrotti.

La corruzione è il secondo fenomeno che trasforma la terra da bene posseduto a bene sottratto. Alcune micro finanze qui operano con finalità precise: indebitare le persone per poi sottrarre loro ciò che possiedono. L’erogazione di prestiti, infatti, è attivata su attività non sostenibili e inevitabilmente ci si indebita e la terra viene sottratta al proprietario per essere rivenduta a caro prezzo.

*Marina Galati è psicologa, co-fondatrice e Direttrice della Comunità Progetto Sud e membro del CTG.

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Assunta Signorelli: il gusto del vivere i cambiamenti sostanziali in direzione ostinata e contraria

di Angela Regio*

Io: “Ma che fai: prima ti lavi i denti e poi ti bevi il caffè?” Assunta: “Si, voglio che rimanga in bocca il sapore della caffeina per poi fumarmi con gusto una bella sigaretta”.

Ho sempre avuto questa immagine di Assunta Signorelli: una donna che gustava la vita anche nei suoi piccoli momenti quotidiani. Era stata questa sua predisposizione al “gusto del vivere” che l’aveva portata a diventare psichiatra e le aveva fatto intraprendere tante appassionate battaglie contro un sistema che continuava a relegare e rinchiudere le persone che esprimevano il loro disagio mentale verso le autorità costituite e l’organizzazione sociale. Tutto questo a dispetto della legge di Franco Basaglia del quale era stata entusiasta collaboratrice.

Da quando nell’agosto del 2006 era diventata Direttrice sanitaria dell’istituto Papa Giovanni XXXIII di Serra d’Aiello, aveva sollecitato alcuni di noi a diventare amministratori di sostegno per prenderci carico delle persone che lì erano rinchiuse da decenni e che, in un sol colpo, a causa dell’indagine giudiziaria balzata alle cronache non solo regionali ma anche nazionali, avevano perso il loro amministratore unico che deteneva i loro averi in un solo libretto indistinto: così come “indistinti” erano diventate tutte quelle persone quando avevano varcato la soglia di quel “manicomio”.

Il 13 maggio 2008, nel trentennale della Legge Basaglia – la 180/78, avevamo fatto nascere insieme una associazione di amministratori di sostegno con lo scopo di tutelare chi fino a quel momento non lo era stato e il nome, suggerito da Assunta, era già un programma: In direzione ostinata e contraria, ripreso dal titolo di un album di Fabrizio De Andrè.

In quella sua esperienza da “commissaria”, durata poco meno di tre anni, Assunta si sentiva, come piaceva a lei, di nuovo protagonista perché davanti le si presentava una sfida per un cambiamento sostanziale: portare un istituto di reclusione sociale ad una realtà aperta sul territorio e con la possibilità di sperimentare micro abitazioni autogestite dove le persone potessero riappropriarsi della dignità umana del sentirsi a casa propria.

Ricordo che delle quattro persone, affidate a me dal giudice tutelare come amministratrice di sostegno, insistentemente le chiedevo di leggere le poche carte disponibili, mi animava la volontà di conoscere più approfonditamente le loro storie e la incalzavo con continue domande alle quali, a volte, rispondeva nel suo modo tanto diretto da sembrare perfino scorbutico … e io, peggio di lei, insistevo!

Della signora Gina, in particolare, mi raccontò che, da quello che aveva ricostruito, era stata chiusa in quell’istituto nei primi anni sessanta verso i 45 anni e, verosimilmente, non perché presentasse gravi problemi mentali, ma semplicemente perché era “zitella”, quindi sola, abbandonata dai familiari. Abitava in uno dei più poveri paesini dell’entroterra calabrese racchiuso nelle serre vibonesi e faceva la sarta. Aveva portato con sé, nell’istituto, il corredo al quale aveva lavorato tutta la vita: lenzuola di lino ricamate, asciugamani di seta, copri letti di ciniglia. Così come una bella pensione da artigiana conseguita grazie ai tanti contributi costantemente versati. Una volta in istituto tutto era finito in chissà quali mani e la sua pensione nel conto indistinto!

Esprimevo ad Assunta la mia forte indignazione per tutte le ingiustizie che avevano dovuto subire tutte quelle persone e lei mi rispondeva con la durezza di chi ne aveva viste tante e ancora peggiori: «Sono i senza. Senza diritti, lavoro, casa, affetti, documenti e questo conviene ad un potere politico che si regge sull’ineguaglianza e sul sopruso».

Già, la politica. Anche su questa abbiamo avuto più di una volta degli accesi confronti. Da fervente e ostinata sessantottina giudicava la sinistra allora al governo, come asservita alle logiche delle grandi lobby e distante dai bisogni reali della classe lavoratrice. Sull’analisi sociale spesso concordavamo, ma sui metodi delle azioni da intraprendere per provare a cambiare una società ormai profondamente mutata dalla globalizzazione, ci scontravamo senza mezzi termini. Era sulla necessità di praticare la differenza che eravamo pienamente d’accordo: l’accettazione dell’altra e dell’altro da me non passa solo a livello del pensiero razionale ma va vissuta, appunto praticata, perché solo facendo esperienza gli uni con gli altri si impara a coglierne realmente l’essenza umana e lasciare da parte tutti gli inutili stereotipi.

In tutto Assunta manifestava il suo “gusto del vivere”: mi piace pensare che alla fine dei suoi giorni abbia potuto dirsi di aver vissuto in modo intenso e appassionato la propria vita. Una vita vera. Una vita gustosa.

 

*Angela Regio è sociologa, co-fondatrice della Comunità Progetto Sud e membro del CTG. È la responsabile dell’area disabilità e referente del Centro Autismo della Comunità Progetto Sud.