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Assunta Signorelli: il gusto del vivere i cambiamenti sostanziali in direzione ostinata e contraria

di Angela Regio*

Io: “Ma che fai: prima ti lavi i denti e poi ti bevi il caffè?” Assunta: “Si, voglio che rimanga in bocca il sapore della caffeina per poi fumarmi con gusto una bella sigaretta”.

Ho sempre avuto questa immagine di Assunta Signorelli: una donna che gustava la vita anche nei suoi piccoli momenti quotidiani. Era stata questa sua predisposizione al “gusto del vivere” che l’aveva portata a diventare psichiatra e le aveva fatto intraprendere tante appassionate battaglie contro un sistema che continuava a relegare e rinchiudere le persone che esprimevano il loro disagio mentale verso le autorità costituite e l’organizzazione sociale. Tutto questo a dispetto della legge di Franco Basaglia del quale era stata entusiasta collaboratrice.

Da quando nell’agosto del 2006 era diventata Direttrice sanitaria dell’istituto Papa Giovanni XXXIII di Serra d’Aiello, aveva sollecitato alcuni di noi a diventare amministratori di sostegno per prenderci carico delle persone che lì erano rinchiuse da decenni e che, in un sol colpo, a causa dell’indagine giudiziaria balzata alle cronache non solo regionali ma anche nazionali, avevano perso il loro amministratore unico che deteneva i loro averi in un solo libretto indistinto: così come “indistinti” erano diventate tutte quelle persone quando avevano varcato la soglia di quel “manicomio”.

Il 13 maggio 2008, nel trentennale della Legge Basaglia – la 180/78, avevamo fatto nascere insieme una associazione di amministratori di sostegno con lo scopo di tutelare chi fino a quel momento non lo era stato e il nome, suggerito da Assunta, era già un programma: In direzione ostinata e contraria, ripreso dal titolo di un album di Fabrizio De Andrè.

In quella sua esperienza da “commissaria”, durata poco meno di tre anni, Assunta si sentiva, come piaceva a lei, di nuovo protagonista perché davanti le si presentava una sfida per un cambiamento sostanziale: portare un istituto di reclusione sociale ad una realtà aperta sul territorio e con la possibilità di sperimentare micro abitazioni autogestite dove le persone potessero riappropriarsi della dignità umana del sentirsi a casa propria.

Ricordo che delle quattro persone, affidate a me dal giudice tutelare come amministratrice di sostegno, insistentemente le chiedevo di leggere le poche carte disponibili, mi animava la volontà di conoscere più approfonditamente le loro storie e la incalzavo con continue domande alle quali, a volte, rispondeva nel suo modo tanto diretto da sembrare perfino scorbutico … e io, peggio di lei, insistevo!

Della signora Gina, in particolare, mi raccontò che, da quello che aveva ricostruito, era stata chiusa in quell’istituto nei primi anni sessanta verso i 45 anni e, verosimilmente, non perché presentasse gravi problemi mentali, ma semplicemente perché era “zitella”, quindi sola, abbandonata dai familiari. Abitava in uno dei più poveri paesini dell’entroterra calabrese racchiuso nelle serre vibonesi e faceva la sarta. Aveva portato con sé, nell’istituto, il corredo al quale aveva lavorato tutta la vita: lenzuola di lino ricamate, asciugamani di seta, copri letti di ciniglia. Così come una bella pensione da artigiana conseguita grazie ai tanti contributi costantemente versati. Una volta in istituto tutto era finito in chissà quali mani e la sua pensione nel conto indistinto!

Esprimevo ad Assunta la mia forte indignazione per tutte le ingiustizie che avevano dovuto subire tutte quelle persone e lei mi rispondeva con la durezza di chi ne aveva viste tante e ancora peggiori: «Sono i senza. Senza diritti, lavoro, casa, affetti, documenti e questo conviene ad un potere politico che si regge sull’ineguaglianza e sul sopruso».

Già, la politica. Anche su questa abbiamo avuto più di una volta degli accesi confronti. Da fervente e ostinata sessantottina giudicava la sinistra allora al governo, come asservita alle logiche delle grandi lobby e distante dai bisogni reali della classe lavoratrice. Sull’analisi sociale spesso concordavamo, ma sui metodi delle azioni da intraprendere per provare a cambiare una società ormai profondamente mutata dalla globalizzazione, ci scontravamo senza mezzi termini. Era sulla necessità di praticare la differenza che eravamo pienamente d’accordo: l’accettazione dell’altra e dell’altro da me non passa solo a livello del pensiero razionale ma va vissuta, appunto praticata, perché solo facendo esperienza gli uni con gli altri si impara a coglierne realmente l’essenza umana e lasciare da parte tutti gli inutili stereotipi.

In tutto Assunta manifestava il suo “gusto del vivere”: mi piace pensare che alla fine dei suoi giorni abbia potuto dirsi di aver vissuto in modo intenso e appassionato la propria vita. Una vita vera. Una vita gustosa.

 

*Angela Regio è sociologa, co-fondatrice della Comunità Progetto Sud e membro del CTG. È la responsabile dell’area disabilità e referente del Centro Autismo della Comunità Progetto Sud.

incipit sala ferrante incontro la tratta di esseri umani percorso di condivisione di prassi operative

La tratta di esseri umani: percorso di condivisione di prassi operative. Il lavoro multi agenzia del progetto In.C.I.P.I.T.

Multiagenzia vuol dire mettere insieme risorse umane professionali, obiettivi e programmazione partendo dalle necessità, in questo caso, sociali e socio-sanitarie, con azioni finalizzate al contrasto del fenomeno della tratta degli esseri umani.

È questo un nuovo tassello che si inserisce all’;interno del percorso già intrapreso dal 2018 dalle associazioni Comunità Progetto Sud e Mago Merlino e dalla Fondazione Città Solidale di Catanzaro, enti gestori del progetto In.C.I.P.I.T. della Regione Calabria, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, in collaborazione con il Dipartimento Materno Infantile – Organismo Aziendale Immigrazione dell’ASP di CZ, all’interno del protocollo d’intesa in essere con l’Asp di Catanzaro.

Se n’è discusso durante l’incontro “La tratta di esseri umani: percorso di condivisione di prassi operative. Il lavoro multi-agenzia del progetto In.C.I.P.I.T.”, tenutosi qualche giorno fa nella sala Ferrante dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme.

Sono stati messi sul tavolo obiettivi comuni e l’opportunità di valorizzare la contaminazione dei saperi che ogni “agenzia” mette in gioco nel contrasto alla tratta degli esseri umani, dando seguito al mandato del progetto che vede impegnati i diversi enti gestori nella protezione delle vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo, di accattonaggio ed economie illegali e che mira alla successiva inclusione sociale delle stesse, mediante la costruzione di percorsi individualizzati di protezione e reinserimento socio-lavorativo.

«Il percorso di condivisione di buone pratiche ha come obiettivo principale – ha sottolineato Lorena Leone, referente dell’Associazione Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme per questa azione progettuale – quello di favorire uno scambio e una contaminazione di saperi tra gli enti anti-tratta e il personale sanitario del presidio ospedaliero di Lamezia Terme, al fine di favorire una sempre più tempestiva identificazione delle vittime e una conseguente possibile tutela dei diritti delle donne vittime di tratta e di sfruttamento sessuale sul nostro territorio».

Alla tavola rotonda hanno presenziato anche Mimma Caloiero, Direttrice del Dipartimento Materno Infantile dell’ASP di Catanzaro, che ha portato i saluti del Direttore Sanitario Antonio Gallucci e Maria Teresa Napoli, Responsabile Organismo Aziendale Immigrazione dell’ASP di Catanzaro.

«L’intento dell’ASP di Catanzaro – ha dichiarato la Napoli – è quello di proseguire nel percorso di miglioramento delle politiche socio-sanitarie dedicate all’Immigrazione forzata e all’aumento delle competenze del personale sanitario sugli aspetti antropologici-psico-sociali e sanitari delle popolazioni migranti. Questo – ha continuato la responsabile dell’organismo immigrazione dell’ASP – ci permette di migliorare la qualità della relazione e dell’offerta di cura. In questo settore il Dipartimento Materno Infantile assume ruolo strategico perché opera con le donne, i bambini, i giovani e le famiglie, raggiungendo quindi i soggetti maggiormente vulnerabili e divenendo così ponte fra i servizi aziendali e fra questi e la rete territoriale».

Già in occasione della Giornata europea contro la tratta di esseri umani, lo scorso ottobre, durante una prima tavola rotonda tra gli enti coinvolti, era stata messa in luce l’esigenza di un lavoro a più voci, fissata peraltro in un protocollo d’intesa, e questa nuova occasione di dialogo ha portato alla programmazione di un ciclo di incontri che si terranno tra il mese di aprile e maggio del 2024 e che porteranno alla stesura di un glossario comune che metterà nero su bianco le procedure operative standard tra enti anti-tratta e presidio ospedaliero.

 

In.C.I.P.I.T

Il progetto In.C.I.P.I.T è finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità – in attuazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 Maggio 2016 “Definizione del Programma unico di emersione, assistenza ed integrazione sociale a favore degli stranieri edei cittadini di cui al comma 6 bis dell’art. 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, vittime dei reati previsti dagli articoli 600 e 601 del codice penale, o che versano nelle ipotesi di cui al comma 1 dello stesso articolo 18”.

Maria Pia Tucci | ufficio stampa Comunità Progetto Sud

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Che impresa la scuola! Un progetto a valere sui fondi PNRR che ha l’obiettivo di costruire una comunità educante nel cuore del Reventino grazie all’ unione di forze e visioni

L’Aula magna dell’IIS “Luigi Costanzo” di Decollatura” è stato, martedì 5 marzo, il palcoscenico del seminario “Comunità educanti e giovani: un ponte tra generazioni” durante il quale è stato presentato il progetto: Che impresa la scuola! Un percorso di comunità finanziato con i fondi dell’ Unione Europea destinato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

L’obiettivo è quello di costruire, nel cuore del Reventino una comunità educante consapevole e propositiva che ha i suoi punti di forza nelle visioni di futuro e nell’unità di intenti.

Ad aprire i lavori la Dirigente del Liceo Costanzo, Maria Francesca Amendola: « Essere comunità educante – precisa subito – è un articolo che, come corpo docente, ritroviamo anche nei nostri contratti di lavoro, oltre che nel concetto maieutico di “educere”che è proprio nel ruolo dell’ insegnante. Tirar fuori i talenti e costruire insieme alle giovani generazioni il futuro di tutti – conclude – ha un valore di costruzione irrinunciabile per il quale è necessario imparare a potenziare la rete culturale e sociale »

amendola leone cavallaro marcello panizza.

A seguire, i saluti di Raffaella Perri, sindaco Decollatura e Michele Chiodo, sindaco Soveria Mannelli. Entrambi hanno dato seguito e condiviso il concetto di fare rete come strategia fondamentale per il progresso delle comunità. L’appello agli studenti presenti è stato quello di non lasciarsi sfuggire l’occasione di prendere parte alle attività di “Che impresa la scuola!” perché, hanno sottolineato : «Da parte nostra non abbiamo avuto alcun dubbio a sposare la proposta della Comunità Progetto Sud perché siamo convinti che stare dentro questo progetto è senz’altro una possibilità di crescita per tutti».

A tenere le fila degli interventi Giorgio Marcello, docente e ricercatore dell’ Università della Calabria: che nel passare la parola a Don Giacomo Panizza, Presidente della Comunità Progetto Sud, ha precisato il punto di vista delle scienze sociali rispetto al concetto di costruzione di una Comunità educante. «Una distinzione necessaria – dice Giorgio  Marcello – è quella che intercorre tra relazione bancaria, che è quando i bambini sono considerati contenitore vuoto che gli adulti devono riempire – che è un metodo educativo perdente, precisa- e relazione liberante quando questa è, invece, circolare, cioè: nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, ma ci si educa insieme imparando a stare al mondo».

Questo l’assist del docente a Giacomo Panizza, che con una quasi lectio magistralis sviluppa il concetto che: «Qualsiasi comunità non è ma si fa. Ed è fatta – continua il prete bresciano – dal desiderio e dall’ambizione di essere individui originali e dalla fatica da fare per esserlo». Il messaggio chiaro ai giovani presenti è:«Essere ognuno autori della propria vita, con responsabilità. La scuola ci aiuta a dare dei binari e a collocarci in uno spazio di questa età globale nella quale stiamo vivendo». «E – chiude Panizza – l’essere si applica nel sociale allargato e all’ essere persone nella e nelle comunità. È questo il senso della vita dei piccoli e dei grandi».

A Lorena Leone, referente per la Comunità Progetto Sud, di Che impresa la scuola! Il compito di esporre le azioni di progetto e le fasi attuative che saranno condivise con le associazioni Lyra, di Decollatura e DEDÀ di Soveria Mannelli.

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«L’obiettivo  – dice la Leone – è puntare allo sviluppo di aspirazioni e favorire il potenziamento delle competenze dei partecipanti. Parole chiave di questo progetto sono: conoscenza, lavoro, territorio e tutte – conclude la referente – sono accompagnante dalla parola futuro».

«Amare di più la scuola e anche il nostro territorio» è il messaggio lanciato da Antonio Cavallaro, responsabile della comunicazione del gruppo Rubbettino. «Lo spopolamento dei nostri paesi è un dato oggettivo ma – dice – impariamo anche a puntare l’attenzione sulle opportunità e sullo sviluppo che questo territorio ha conosciuto e conosce».

A un gruppo di studenti poi la parola che in poche battute hanno manifestato i loro sogni per il futuro e la loro voglia di impegnarsi per essere donne e uomini realizzati nelle loro aspirazioni.

 

IL PROGETTO

Che impresa la scuola! È un progetto finanziato dal PNRR Missione 5, che vede capofila la Comunità Progetto Sud e che coinvolge esperti e giovani in incontri settimanali, passeggiate storiche e rassegne cinematografiche aperte a tutta la cittadinanza.

Il partenariato fa rete con l’Istituto di Istruzione Superiore “L. Costanzo” di Decollatura, la Cooperativa Sociale “Le Agricole” di Lamezia Terme e i Comuni di Decollatura e di Soveria Mannelli e vede la collaborazione delle  l’Associazioni Lyra, di Decollatura e DEDÀ di Soveria Mannelli.

servizio civile comunità progetto sud

Servizio Civile Universale: Calendario Colloqui

PROGETTO “PHP: People Have the Power – 2023” | CODICE PROGETTO PTCSU0024823011746NMTX |

PRESSO Associazione Comunità Progetto Sud.

Il 22 febbraio 2024 si è chiuso il bando per la partecipazione al servizio Civile Universale 2023.

Quanti hanno presentato domanda possono consultare e scaricare il calendario di seguito pubblicato e verificare data, ora e luogo del colloquio.

Questa pubblicazione del calendario sul sito HA VALORE DI NOTIFICA DELLA CONVOCAZIONE ed i candidati che, pur avendo presentato la domanda, non si presentano al colloquio nei giorni stabiliti senza giustificato motivo, sono ESCLUSI DALLA SELEZIONE per non aver completato la relativa procedura.

Scarica il CALENDARIO SELEZIONI PHP People Have the Power – 2023

cps 2024 febbraio copertina newsletter

Ponti

di Maria Pia Tucci

Il febbraio di Petali, la newsletter della Comunità Progetto Sud, arriva nelle nostre mail con  due parole che iniziano per “P”: una è un’immagine e scrive a colori su un lenzuolo PACE in tutte le lingue del mondo, l’altra è un segno grafico e scrive “PONTI“.

Due necessità in costruzione per le quali sono necessarie infrastrutture umane fatte di azioni e progettualità di comunità capaci di scavallare luoghi, dove i confini sono convenzioni geografiche, dove il diritto al movimento è incluso nel vivere di ogni persona.

La prima P, PACE, è l’immagine in copertina, uno scatto di Roberto Gatto, nostro responsabile dell’area dipendenze, fotografia dell’ l’iniziativa coordinata  da Pax Christi Lamezia Terme e che si è svolta lo scorso 24 febbraio. Data di piazze piene in ogni dove per ribadire a gran voce la richiesta di pace a due anni dall’inizio del conflitto Russia – Ucraina e che non dimentica di implorare la fine del massacro che sta avvenendo nella striscia di Gaza.

PONTI sono le storie e i percorsi di cui raccontiamo di questo febbraio trascorso: un nuovo progetto, l’esperienza Erasmus in Francia e il Servizio Civile Universale Internazionale in Grecia. Ponte è la collaborazione e l’amicizia di Marina Frigerio, etnopsicologa di origini italiane che vive e lavora in Svizzera ma che non può fare a meno di abitare la Comunità più volte l’anno e che firma l’articolo che apre la nostra newsletter.

Ci sono poi le nuove opportunità d’impiego, anch’esse ponte, questa volta per il mondo del lavoro e incentivo alla “restanza” per i professionisti del sociale e non solo.

Buona lettura!

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Scelta di vita. L’Esperienza Erasmus+: “Choix2vie”, un viaggio verso l’autodeterminazione

di Maria Pia Tucci

Il progetto Choix2vie è nato grazie alla piattaforma europea EPALE: la parola chiave è stata collaborazione. Collaborazione tra diverse organizzazioni europee che lavorano nel sociale, tutte motivate dall’ obiettivo di approfondire la riflessione sull’autodeterminazione delle persone con disabilità.

Il focus è stato l’autonomia abitativa e il partenariato, guidato Collectif T’Cap e Villa Pilifs, ha visto la partecipazione de l’Association Marie Moreau, e Sapha, Enti e Associazioni di rilievo in Francia e Belgio e partner per l’Italia la Comunità Progetto Sud.

Michela Vottari, progettista e operatrice della Scuola del Sociale della Comunità Progetto Sud, racconta: «Le due associazioni – avevano postato un annuncio per ricercare un partner proveniente da un ulteriore Paese europeo per arricchire la loro riflessione, iniziata nel 2017, sull’ autodeterminazione delle persone con disabilità, con particolare attenzione all’ autonomia abitativa».

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Come e perché si è deciso di attivare un Erasmus+?

«Dopo un primo incontro conoscitivo è stato subito evidente che tutte le organizzazioni coinvolte avevano una lunga esperienza da condividere e che una contaminazione e una riflessione comune sul tema dell’autodeterminazione avrebbe permesso al partenariato di accrescere le competenze dei tre Paesi europei coinvolti. Per partire si è scelto, insieme, di optare per un progetto Erasmus di piccola scala della durata di un anno, tempo nel quale lo scambio di buone pratiche e la conoscenza dei differenti contesti, politiche sociali e sanitarie, welfare e culture di Italia, Francia e Belgio potessero darci risultati comparabili e trasferibili anche agli altri Paesi membri dell’ Unione».

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Nello specifico. l’esperienza Erasmus+ a Nantes e Saint-Nazaire, si è rivelata significativa perché?

«L’esperienza a Nantes Saint-Nazaire si è rivelata significativa innanzitutto perché è stata la prima occasione in cui tutti i partecipanti al progetto si sono incontrati e hanno potuto lavorare insieme, conoscersi, scambiare opinioni e fare delle riflessioni sul tema dell’autodeterminazione. Inoltre, questa esperienza in mobilità, ci ha permesso di conoscere alcune buone pratiche di autonomia abitativa delle persone con disabilità in Francia e confrontarle con il nostro contesto locale e nazionale.

L’esperienza è stata significativa anche perché il gruppo di noi partecipanti italiani, tutti dell’Associazione Comunità Progetto Sud, era molto eterogeneo: Elvira Benincasa, coordinatrice del Dopo di Noi, Aurelia Adamo, coordinatrice dell’Altra casa, Domenico Esposito, terapista della riabilitazione psichiatrica presso il Centro di Riabilitazione, Claudia Donato, educatrice nel progetto “Mi ritorni in Mente” dedicato alla salute mentale, io, che faccio parte della Scuola del Sociale, e due dei nostri beneficiari: Gabriela e Mario. Un viaggio fatto di apprendimenti importanti che ci ha permesso di vivere esperienze significative anche al nostro interno, che si sono rivelate particolarmente ricche sia professionalmente che umanamente».

Quali nuove competenze sono nate da questo studio e confronto internazionale?

«Prima di tutto abbiamo toccato con mano la differenza tra autodeterminazione e indipendenza. Gli strumenti e le strategie messe in pratica dai partner francesi e da altre organizzazioni locali per incoraggiare l’autonomia abitativa delle persone con disabilità. Un esempio importante di come gli spazi e i luoghi all’ interno dei centri abitati siano facilitatori della vita indipendente: punto di forza del welfare francese che incoraggia anche così l’autonomia delle persone con disabilità, così come le esperienze di “condominio sociale” che, sempre in Francia sono una realtà consolidata.

Il dialogo allargato inoltre, ha favorito il confronto su argomenti, diciamo “periferici” rispetto al progetto ma fondamentali per le dinamiche di vita delle persone con disabilità: l’inserimento a scuola, l’inclusione lavorativa, la vita affettiva, relazionale e sessuale.

La formazione è stata intervallata da momenti teorici e momenti pratici, durante i quali abbiamo avuto l’opportunità di visitare e conoscere esperienze di vita indipendente, ponendo domande direttamente alle persone con disabilità e agli operatori, per comprendere il funzionamento, l’organizzazione e anche la gestione economica delle attività presentate».

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Da queste esperienze che mettono in mobilità gli adulti e le esperienze del welfare, secondo lei e secondo il gruppo (se ne avete avuto modo di confrontarvi), si percepisce un’Europa che lavora con un obiettivo comune?

«L’esperienza sul campo ci ha dimostrato che, anche se con strumenti, strategie, metodologie e welfare diversi, le organizzazioni partner lavorano tutte per raggiungere gli stessi obiettivi. Inoltre, la curiosità e l’interesse di discutere insieme e di comprendere i punti in comune e le differenze tra i tre Paesi ha dimostrato come in Europa esista una forte voglia di collaborare, che si basa sull’ idea che lasciarsi contaminare e interrogare dalle dinamiche che accomunano o differenziano i Paesi può fornire un supporto anche ai contesti Europei non direttamente coinvolti nei progetto, in un’ottica di reale Unione tra gli Stati membri».

Se dovesse fare un parallelo con le nostre realtà, verrebbe da dire che…

 «Abbiamo riflettuto assieme su questo e ci siamo detti che grazie a Choix2vie e agli apprendimenti acquisiti abbiamo rafforzato l’idea, che è anche alla base della Comunità Progetto Sud, di continuare a lottare con forza per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. Siamo rimasti molto colpiti nel comprendere come il welfare francese, ad esempio, supporti le persone con disabilità e, in generale, l’interna popolazione attraverso aiuti e sussidi economici che permettano di sviluppare concretamente un’autonomia economica che incoraggia l’autodeterminazione. Questo garantisce alle persone con disabilità la possibilità di costruire la loro vita indipendente perché non sono obbligate a dipendere economicamente dalle famiglie o dalle strutture.

Anche i genitori incontrati si sono rivelati molto sereni nel vivere la disabilità dei propri figli e competenti nei diritti perché gli strumenti a disposizione  hanno garantito esperienze di vita indipendente ben riuscite. Abbiamo visto genitori non in ansia per il “dopo di loro”.

Ma certamente anche noi, abbiamo potuto raccontare, con consapevolezza, che in Italia c’è una competenza che, con determinazione e nonostante grandi difficoltà, lavora per l’autonomia delle persone con disabilità».

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Le idee della Comunità Progetto Sud varcano i confini

Che ci faccio io a Lamezia Terme?

Dott.ssa Marina Frigerio, psicoterapeuta, Berna, Svizzera

Io vivo in Svizzera e da una decina di anni frequento la Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme. Cosa mi lega a questa realtà geograficamente lontana dal mio quotidiano?

Inizialmente si trattava di uno scambio nell’ambito del discorso sull’etnopsicologia.

Mi sono sentita subito accolta da questa Comunità che non ha dimenticato la storia di emigrazione delle genti calabresi e, con questa sensibilità, si è attivata per accogliere i migranti.,

Nel corso degli anni il raggio di azione della Comunità Progetto Sud si è esteso dalla disabilità, con conseguente creazione ed estensione dei relativi servizi al territorio, agli altri temi che si presentano via via: migrazioni, legalità, violenza di genere, lotta alle dipendenze, adesione a reti e progetti esterni su altre criticità, impegno per la pace e la giustizia sociale anche a livello internazionale, difesa dell’ambiente a partire dalle buone pratiche quotidiane.

Nella Comunità ho incontrato persone con valori e speranze che mi appartengono, un terreno fertile di confronto e azione.

Amiamo dire che la Comunità Progetto Sud è una rete di reti. Io la immagino come un grande cantiere in continuo sviluppo dove i ruoli sono intercambiabili. In questo cantiere non si è muratori o architetti. Ognuno può ideare e proporre progetti, che spesso nascono in corso d’opera, trovando sostegno e appoggio nel gruppo.

La Comunità Progetto Sud è nata nel 1976. I fondatori e molti membri dell’organizzazione sono anziani. Si pone dunque il tema della transizione.

Anagraficamente e culturalmente appartengo alla generazione dei fondatori. Siamo quelli che si sono formati con Paulo Freire, Don Lorenzo Milani, con i movimenti che hanno lavorato per il riscatto delle classi subalterne. Mi piace la sfida di dare continuità alla storia e ai valori etici e umani di un’esperienza così bella e utile, adattandola alle esigenze che via via si pongono e accogliendo le esperienze e le sensibilità delle generazioni più giovani.

Coinvolgere tutti e tutte in questo processo di transizione significa raccogliere la sfida consapevolmente.

La Comunità-Progetto-Sud è una realtà che si riempie continuamente di contenuti nuovi mantenendo i valori che da decenni stanno alla base di buone pratiche e coinvolgimento dei territori nei processi di cambiamento.

L’azione collettiva si arricchisce dei contributi di ogni singolo partecipante. Il pensiero e la creatività di ognuno non vengono “omogeneizzati” in un tutto, ma messi in relazione. È anche questo continuo e fruttuoso scambio tra singolo e gruppo a fare di questa organizzazione una comunità che non ha perso i suoi sogni e continua ad immaginare e progettare.

Che ci faccio io a Lamezia Terme? Qui mi sento a casa.

 

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Progetto di Servizio Civile Universale Internazionale “Coltivare il domani”: attività di inclusione nel territorio della Messenia

di Nicola Emanuele

L’esperienza di Servizio Civile all’estero con il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) rappresenta un’opportunità unica per i giovani di crescere sia come persone che come cittadini. Da diversi anni, il CNCA promuove progetti in Ecuador, Uganda e Grecia, offrendo ai volontari la possibilità di vivere un’esperienza di scambio interculturale e di mettersi al servizio di realtà diverse con l’intento di sostenere le iniziative di sviluppo umano, sociale portato avanti da gruppi presenti nella Messenia, attraverso l’affiancamento di volontari nelle diverse aree di intervento: educazione e promozione culturale, agricoltura, tutela ambientale e diritti umani.

La missione del progetto è di allargare e favorire la creazione di legami tra le organizzazioni del CNCA e le organizzazioni greche che operano nei medesimi ambiti, al fine di costruire una rete di cooperazione e di scambio. Il nostro obiettivo è di permettere ai volontari e alle organizzazioni coinvolte di condividere esperienze, competenze, buone pratiche, progetti e visioni tra realtà che si occupano di tematiche e questioni simili. In questo modo, vogliamo contribuire a rafforzare il tessuto sociale e civile della regione, a valorizzare le sue potenzialità e a contrastare le sue criticità.

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La Comunità Progetto Sud, federata nel CNCA, fin da subito ha creduto in questa opportunità, convinta che il Servizio Civile all’estero non sia solo un modo per arricchire il proprio curriculum vitae, ma anche un’occasione per ampliare la propria visione del mondo.

Vivere in un contesto diverso permette di conoscere nuove culture, modi di vivere e di pensare, sfidando le proprie convinzioni e aprendo la mente a nuove prospettive.

Vivere lontano da casa e dalla propria famiglia richiede di assumersi responsabilità e di gestire autonomamente la propria quotidianità.

Giunto alla sua seconda annualità, il progetto “Coltivare il Domani” si svolge nel Peloponneso, in Grecia, e più precisamente nella provincia della Messinia, tra le cittadine di Calamata e Messinia, rinomate per la produzione agricola ma anche per il turismo.

La Cooperativa Palmi, una delle sedi di progetto è situata a Messinia e si occupa di attività agricole e di inclusione sociale, favorendo l’inserimento lavorativo di persone con disabilità e svantaggio.

La Fondazione culturale “Le strade dell’ulivo”, con sede a Calamata, promuove la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale e storico legato all’ulivo, simbolo di unione tra i popoli del Mediterraneo.

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E proprio l’ulivo è divenuto il filo conduttore ed elemento centrale del progetto, assume un valore simbolico di grande rilevanza. Diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, rappresenta non solo una fonte di nutrimento e di reddito per molte comunità, ma anche un ponte ideale per unire culture diverse e promuovere la coesione sociale. L’ulivo come simbolo di pace e di unione dei popoli.

Così i giovani volontari impegnati in questa esperienza si trovano ad incrociare il lavoro sulla terra fianco a fianco con persone provenienti da vari tipi di svantaggio ma anche a sostenere i gruppi nella diffusione di temi valoriali nelle diverse occasioni di scambio interculturale promosse.

L’esperienza di scambio ci sta permettendo di re interpretare la visione di sviluppo e di crescita dei territori centralizzando il nostro orizzonte sul Mediterraneo e sui popoli che lo vivono ed animano.

Il Mediterraneo come centro di incontro tra culture attraverso il quale costruire opportunità di futuro possibile. Un Mediterraneo che si riprende l’identità di collante fra i popoli e non  portatore di morte per le migliaia di migranti che disperatamente lo attraversano.

La nostra esperienza di servizio Civile in Grecia è diventata non solo una opportunità di crescita per i giovani volontari ma anche per le organizzazioni che si impegnano quotidianamente nella gestione e promozione come i gruppi che compongono la federazione del CNCA, la Comunità Progetto Sud, la Cooperativa Palmi e la Fondazione Le strade dell’Ulivo.

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“Che Impresa La Scuola!”: una visione innovativa che coinvolge i giovani nella comunità

di Maria Pia Tucci

Un nuovo percorso di comunità territoriale allargata ha preso il via nelle scorse settimane.

“Che impresa la scuola!”, (progetto a valere sulle risorse del PNRR – Missione 5) ha già coinvolto nella formazione i primi esperti e i giovani, ed è stata lanciata una campagna di offerta lavoro per esperti che guideranno alcune delle attività.
Un progetto della durata di diciotto mesi che riflette l’impegno a lungo termine per il successo e lo sviluppo sostenibile delle comunità e che vuole essere una risposta innovativa alle sfide educative e sociali, offrendo un approccio inclusivo e partecipativo.

L’obiettivo ambizioso è quello di promuovere il senso di appartenenza e la riscoperta del territorio tra gli adolescenti dei comuni di Decollatura e Soveria Mannelli.

Attraverso attività di animazione sociale e culturale, integrate con l’uso delle nuove tecnologie, si mira a coinvolgere attivamente i giovani, specialmente coloro a rischio di povertà educativa e dispersione scolastica.

Incontri settimanali, passeggiate storiche e rassegne cinematografiche aperte a tutta la cittadinanza, caratterizzano le attività progettuali, che verranno presentate nel seminario “Comunità educanti e giovani: un ponte tra generazioni”, del prossimo martedì 5 marzo, dalle ore 10:30 che si terrà nella sala dell’ IIS “L. Costanzo” di Decollatura.

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Nell’ occasione porteranno i saluti: Maria Francesca Amendola, dirigente IIS “L. Costanzo” Decollatura; Raffaella Perri, sindaco Decollatura e Michele Chiodo, sindaco Soveria Mannelli

Seguiranno gli interventi di Giacomo Panizza, Presidente Associazione Comunità Progetto Sud Onlus di Lamezia Terme e di Lorena Leone, referente per l’Associazione Comunità Progetto Sud Onlus di Lamezia Terme del Progetto “Che Impresa la Scuola!, Antonio Cavallaro, responsabile comunicazione esterna Rubbettino Editore e due studenti dell’ISS “L. Costanzo” di Decollatura. I lavori saranno moderati da Giorgio Marcello, Docente Università della Calabria, a lui sono affidate anche le conclusioni del seminario.

IL PROGETTO

Sono tre gli asset di sviluppo di Che impresa la scuola! e hanno come desinenza il futuro e come matrice: la conoscenza, il lavoro, il territorio, con l’obiettivo chiave di contrastare l’abbandono e la dispersione scolastica e promuovere il senso di appartenenza al proprio territorio, partendo da talenti e aspirazioni dei giovani.

Il partenariato, guidato dall’ Associazione Comunità Progetto Sud fa rete con l’Istituto di Istruzione Superiore “L. Costanzo” di Decollatura, la Cooperativa Sociale “Le Agricole” di Lamezia Terme e i Comuni di Decollatura e di Soveria Mannelli e vede la collaborazione delle  l’Associazioni Lyra, di Decollatura e DEDÀ di Soveria Mannelli. Le due cittadine del Reventino sono coinvolte a trecentosessanta gradi con il loro tessuto imprenditoriale, sociale e culturale.